E’ ancora una possibilità sulla carta, ma ha già fatto vittime sulla strada. Beppe Grillo non esclude tra le possibilità quella di formare un gruppo in Europa insieme a al partito indipendentista inglese Ukip. “E’ una scelta strategica, non programmatica”, ha scritto sul blog per giustificare il passo politico. Ma non tutti riescono ad ingoiare il boccone amaro, anche perché continuano a pensare che l’opzione esiste e si chiama partito dei Verdi. “Deciderà la rete”, assicura Claudio Messora uscendo dalla riunione degli europarlamentari M5S a Milano. Ma nel frattempo tra deputati e senatori a Roma il malumore continua a crescere. Tanto che i più fedeli cercano di difendere la linea del leader a 5 stelle prendendo tempo e chiedendo riflessione: “Farage?”, commenta il capogruppo Maurizio Buccarella, “so solo che ci sono stati contatti e che l’Ukip non sarà l’unico gruppo da vagliare. E so che senza un gruppo autonomo la nostra azione a Bruxelles non potrà avere forza”. Dopo il post di Beppe Grillo tenta la mediazione: “Ci sono un sacco di punti che non sono compatibili con il nostro programma ma so anche che non sarà possibile trovare forze che condividono completamente il nostro programma ma solo una manciata di punti in comune. Come le politiche sull’euro, contro il fiscal compact, per gli eurobond. Sulle altre tematiche ciascun gruppo potrà votare come meglio ritiene. Dobbiamo essere propositivi e possiamo trovare un accordo su una manciata di punti”.
Nelle scorse ore alcuni eletti hanno espresso perplessità, da Giulia Sarti a Eleonora Bechis fino a Giuseppe Brescia. E tanti altri a microfoni spenti confessano la loro contrarietà: “I nostri dovranno prendere gli ordini da quelle persone là?”. Qualcuno azzarda: “Se andiamo con gli xenofobi qui scoppia la crisi”. Sono voci sussurrate nei corridoi di Roma. Quegli stessi che nel primo pomeriggio si sono svuotati per il rientro dei parlamentari sul territorio. Qualcuno osa commentare su Facebook. Altri telefonano a Milano, dove gli appena eletti per Bruxelles hanno visto Casaleggio e ascoltato Grillo in collegamento via Skype. “Hanno detto che niente è deciso“, si confortano a vicenda. Ma sanno che per fare un accordo con qualcun altro, i Verdi per esempio, ci vuole la volontà anche dell’altra sponda. E l’ala Green del parlamento europeo non è molto ben disposta: ha molte remore sulla figura di Grillo e sulle sue posizioni, e soprattutto aver visto il leader a pranzo con Farage gli ha fatto fare un salto sulla sedia. Il fondatore M5S è a Marina di Bibbona nella sua casa al mare: è partito per staccare e si è pure fatto fotografare con una corona di spine in testa mentre tornava dalla spiaggia. Sembra un segno, ma è la sua protesta silenziosa contro una stampa “che lo demonizza”.
Sposa la linea di Beppe Grillo, “la stampa italiana mente”, il deputato Alessandro Di Battista. “Persone che fino a ieri il nome di Farage non l’avevano mai sentito oggi lo descrivono come Pol Pot” così come i “media inglesi stanno allarmando i cittadini sulla possibilità che Farage faccia un gruppo parlamentare a Bruxelles assieme ad un pericoloso nazista-comunista-eversivo come Beppe Grillo”. E sul problema dell’immigrazione, tema caldo per l’Ukip, ribatte: “Sull’immigrazione clandestina succede la stessa cosa. Se vuoi regolare i flussi in base alle esigenze e alle possibilità che offre un territorio e alla reale capacità economica e strutturale di accoglienza ti danno dello xenofobo, magari proprio a te che combatti da mesi in Commissione Affari Esteri (contro la cosiddetta ‘sinistra’ tra l’altro) per alzare i fondi da destinare alla cooperazione internazionale”.
Vito Crimi invece prende tempo. “Non so ancora come voterò sull’intesa con l’Ukip, mi devo formare ancora un’opinione. Cosa che ritengo molto difficile poter fare dai giornali, a giudicare dal tipo di informazioni che si pubblicano su di noi in queste ore. Mi formerò un giudizio nelle prossime ore e poi, se si andrà al voto in rete, lo esprimerò in quella sede”. “Grillo si sta concentrando sulla prossima battaglia che si combatterà in Europa contro il predominio delle banche e il fiscal compact”. A Milano in contemporanea c’è stata la riunione degli europarlamentari. I diciassette eletti per Bruxelles si sono incontrati alla Casaleggio associati per conoscersi e organizzare il lavoro delle prossime settimane. Si è parlato di Europa, ma nessuno è voluto entrare nel dettaglio. Messora ha ribadito che si deciderà in rete e che Grillo non si dimetterà. “Hanno detto che ci avrebbero relegato nei cessi, nei cessi metteremo loro”. Tutto rimandato alla settimana prossima, quando da Bruxelles potrebbero arrivare altre telefonate. Intanto il pensiero va ai comuni con i ballottaggi, là dove il Movimento 5 stelle potrebbe riscattare il risultato elettorale delle Europee. Sarà un weekend di campagna elettorale in molte città: anche se la paura ora è quella che la storia di una possibile alleanza con Farage possa disperdere altri voti.