Contro il taglio di 150 milioni il Cda di viale Mazzini aveva presentato un ricorso e oggi arriva l'annuncio di uno sciopero con annessa manifestazione a Roma l'11 giugno. "Indicare in Raiway e nelle sedi regionali i luoghi verso cui operare vendite o riduzioni significa infatti far morire la Rai" scrivono i sindacati in una nota. Il governo: Taglio resta. Disponibili sull'articolo 20"
La scure della spending review sulla Rai era stata annunciata a marzo dal commissario Carlo Cottarelli lo scorso marzo. Due mesi dopo era stato lo stesso premier Matteo Renzi, durante il programma Ballarò, a ribadirli. Contro il taglio di 150 milioni il Cda di viale Mazzini aveva presentato un ricorso e oggi arriva l’annuncio di uno sciopero con annessa manifestazione a Roma l’11 giugno.
Sono le segreterie di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind Conf Sal e Usigrai a indire la giornata di astensione dal lavoro: il taglio “drastico mostra evidenti profili di incostituzionalità” e “non colpisce gli sprechi ma i posti di lavoro creando le condizioni per lo smantellamento delle sedi regionali e ancor peggio per la svendita di RaiWay alla vigilia del 2016 (data in cui dovrà essere rinnovata la concessione per il servizio pubblico), lasciando intravedere inquietanti ritorni a un passato fatto di conflitti di interessi e invasione di campo dei partiti e dei Governi”.
“Indicare in Raiway e nelle sedi regionali – si legge ancora – i luoghi verso cui operare vendite o riduzioni significa infatti far morire la Rai e compromettere seriamente il rinnovo della concessione per il servizio pubblico. Il dibattito sul fatto che in tempi di crisi anche la Rai “deve contribuire al risanamento del paese” risulta infatti affascinante quanto fuorviante, perché nasconde, dietro un’affermazione condivisibile, un’operazione poco trasparente, che rischia di mettere in ginocchio il servizio pubblico e la tenuta occupazionale nella più grande azienda culturale del paese”. “Altro tema, lo abbiamo già detto – conclude la nota -, è quello della discussione su come ridurre gli sprechi e riformare la più grande azienda culturale del paese, rispetto al quale i sindacati sono come sempre disponibili al confronto. Un confronto che non può avvenire se il campo non verrà sgombrato dall’idea che la rete possa essere usata per fare cassa”.
Dal governo arriva immediata la conferma del taglio di 150 milioni previsto dall’articolo 21 del Dl Irpef: “Resta. Il governo – ribadisce il viceministro all’Economia Enrico Morando – è invece disponibile a valutare l’esclusione della televisione pubblica dall’articolo 20 che taglia sulle partecipate“.
Il presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, preferisce non commentare. “Su questo tema non commento – ha detto a margine di un incontro al Festival dell’Economia – per cortesia istituzionale, abbiamo un’audizione il 4 giugno” alla Commissione di Vigilanza.