Nella "guerra" tra vecchia e nuova gestione della compagnia anche il caso dell'intercettato al telefono con Giulia Ligresti messo alla porta "per inadempienze"
Prima ti spio e poi ti licenzio. Capita anche questo nella saga della battaglia Unipol-Ligresti in casa Fondiaria Sai. A lanciare l’accusa alla compagnia delle coop un ex dipendente, Michele Gulino, la cui familiarità con gli esponenti della famiglia siciliana è diventata nota ai più dopo la pubblicazione, lo scorso autunno, delle intercettazioni telefoniche raccolte dalla Procura di Torino nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione di FonSai da parte dei Ligresti. E che, pochi mesi dopo, il 24 febbraio, è stato messo alla porta con una contestazione disciplinare che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare e nella quale compare l’elenco di “giornate di seguito specificate durante il suo orario di lavoro” in cui il dipendente, “non ha reso alcuna prestazione lavorativa nell’interesse della nostra società”.
In pratica l’ufficio del personale di UnipolSai ha contestato a Gulino di essersi recato, per cinque giorni consecutivi a partire dal 12 dicembre, “in un’abitazione privata sita in via dell’Ippodromo a Milano”, la stessa via dove risiede la famiglia Ligresti, pur dichiarando di essere in trasferta per l’azienda fra Perugia e Siracusa. Poi il 18 dicembre Gulino parte per Catania presso la sede di lavoro. Ma, contesta l’ufficio del personale al dipendente, “dopo aver regolarmente timbrato in entrata a mezzo dell’apposito badge aziendale con timbratura registrata alle ore 12,32, ella si sia allontanato dalla sede di lavoro senza farvi più ritorno e non svolgendo, pertanto, alcuna attività lavorativa”. L’inizio delle vacanze natalizie sospende poi la fase di raccolta dati che riprende il 2 gennaio 2014 registrando allontanamenti dalla sede di lavoro in giustificati come quello di martedì 7 in cui il dipendente si allontana alle dieci “intrattenendosi, per due ore, in prossimità del Centro Vulcania (centro commerciale, ndr)” abbandonando “lo stabile per le ore 12”.
Da qui la contro contestazione del dipendente che si difende punto su punto comunicando la mancata registrazione di giorni di ferie del sistema interno e diverse trasferte per la realizzazione di un meeting in Sicilia. E denuncia “controlli occulti per il tramite di un’agenzia investigativa” sottolineando che le verifiche di UnipolSai sono evidentemente state effettuate con “modalità invasive e irrispettose della sua sfera personale (…) – come si legge nella lettera del suo avvocato che contesta il licenziamento per giusta causa intimato il 24 aprile 2014 – rilevandone la “non pertinenza e l’eccedenza rispetto alle finalità del procedimento disciplinare” ai sensi della legge sulla privacy. Ma anche dello Statuto dei lavoratori che vieta il controllo occulto delle attività dei dipendenti.
La questione del metodo non è peregrina, come spiega a ilfattoquotidiano.it il giuslavorista Roberto Pessi, Preside della Facoltà di Giurisprudenza della Luiss Guido Carli sottolineando come toccherà a un giudice verificare “se il controllo sul dipendente è stato effettuato in violazione dei poteri imprenditoriali senza autorizzazione da parte del ministero del Lavoro o di un magistrato e, quindi, illegittimamente”, dicendosi certo che la magistratura “saprà verificare correttamente se c’è stato un abuso del potere di controllo o meno”.
Quel che è certo è che la Direzione generale risorse umane di UnipolSai è intorno al 24 febbraio è “venuta a conoscenza” degli spostamenti di Gulino risalenti a un mese e mezzo dopo una lapidaria dichiarazione dello stesso amministratore delegato di UnipolSai, Carlo Cimbri, dalla scorsa settimana nel registro degli indagati della Procura di Milano per presunte irregolarità proprio nella fusione con Fondiaria Sai. Il successore di Giovanni Consorte lo scorso 25 ottobre, ai soci riuniti in assemblea per approvare la fusione tra Unipol e Fondiaria sottolineava come i documenti del procedimento aperto a Torino contro la famiglia Ligresti per falso in bilancio e aggiotaggio daranno “uno spaccato interessante del mondo che circolava attorno alla famiglia Ligresti, agli amministratori, chi parlava con chi, con quali interessi in gioco, tante cose che faranno luce sugli interessi oscuri, opachi o anche imprevedibili della vicenda”.
Documenti nei quali compare anche il nome di Gulino per le sue telefonate con Giulia Ligresti. E’ a lui che, il 12 gennaio 2013, la figlia di don Salvatore confidva la sua idea secondo la quale attorno alla fusione Unipol-FonSai si è creato un fronte unito (“Hanno la stampa tutta con loro… – dice Giulia nelle intercettazioni -. Hanno le authority tutte con loro, cioè sono al loro servizio, anzi gli dicono come devono fare le cose. Hanno le associazioni consumatori, Fondiaria, tutto questo mondo finanziario tutto con loro… gli advisor…”). A sua volta l’interlocutore faceva notare alla Ligresti come un’ultima chance fosse costituita proprio dalla Procura della Repubblica.
Ma Gulino non è il solo ex dipendente di FonSai a comparire nelle carte dei magistrati torinesi. C’erano anche Massimo Dalfelli e Massimo Aliverti, rispettivamente ex dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili di Fondiaria-Sai ed ex responsabile delle partecipazioni e delle fusioni e acquisizioni che nel corso delle telefonate registrate avevano messo alla luce i metodi alquanto discutibili con cui erano state fatte le valutazioni di Fondiaria ai fini del calcolo dei concambi, i valori alla base del prezzo di fusione con Unipol. Con tanto di citazione per il concetto di “mutualità dei bilanci” attribuito a Cimbri. E che a inizio 2014, come raccontato dalla Stampa nel gennaio scorso, sono stati messi alla porta insieme ad altri tre colleghi. Un licenziamento ufficialmente motivato per la sovrapposizioni delle cariche, ma che è sembrato “dettato più da logiche di spoil system”.
Operazione che in ogni caso con Gulino sarebbe stata più complessa in quanto l’ex dipendente non ricopriva un ruolo dirigenziale. Difficile, in ogni caso saperne di più dai diretti interessati, con il gruppo delle coop che, interpellato in merito si limita a confermare il caso dell’ex dipendente licenziato “per inadempimento contrattuale”, senza aggiungere precisazioni circa le investigazioni “per rispetto della privacy del dipendente”.