Le elezioni europee ci consegnano in Italia un quadro politico profondamente mutato: la fase delle larghe intese, determinate dalla mancanza di una maggioranza politica parlamentare, è radicalmente ribaltata, perché le elezioni consacrano un unico vincitore, il PD di Renzi con il 40,8%, anche se non mutano i rapporti di forza formali nelle due Camere. Il Movimento Cinque Stelle arretra dal 25% al 21% perdendo tre milioni di voti, Forza Italia è ridimensionata fino al 16% come terza forza e, soprattutto, gli alleati di governo, Scelta civica, oramai azzerata e il Nuovo Centro Destra con un misero 4%, fanno da comparse.
Si può dire che Renzi ha assestato in un solo colpo la più forte mazzata al sistema politico dalle prime elezioni repubblicane, per il PD quasi un plebiscito come per la DC nel ’48.
Non bisogna tralasciare che hanno votato quattro milioni di cittadini in meno delle precedenti elezioni ma questo conteggio al momento non è stato molto considerato, rispetto alle proporzioni del risultato, ed è un errore.
L’immagine di Renzi, proiettata nell’empireo nazionale ed europeo, inizia ad assumere, anche grazie all’amplificazione compulsiva dei media, caratteri mitologici, si potrebbe ricondurre a una figura come il giovane Alessandro Magno, re dei Macedoni, che conquistò un impero di dimensioni inusitate, in un tempo brevissimo. Le doti di Alessandro come quelle di Renzi, erano: una straordinaria intelligenza strategico-militare e l’altra, non meno spiccata, di comunicatore e motivatore delle sue truppe; le sue conquiste furono altresì favorite dalla profonda crisi delle civiltà greche e persiane che fornirono il contesto più favorevole alle leggendarie imprese.
Mutatis mutandis, penso che anche la vittoria del prode Matteo e del suo stesso partito che è passato in meno di un anno, da uno stentato “pareggio” con gli altri concorrenti, a un aumento di oltre il 40% dei suoi voti sia il prodotto della crisi “terminale” del nostro sistema politico.
E’ compito degli analisti e politologi studiare il carattere di questo enorme flusso di voti, la sua provenienza e, soprattutto, le motivazioni reali che l’hanno determinato, impresa difficile perché l’opera del “nostro” è troppo breve per definire con esattezza quali sono stati gli argomenti persuasivi e vincenti. Basta ricordare che fino a poco prima della vigilia del voto, all’interno dello stesso elettorato democratico, si agitava una fronda, nemmeno tanto coperta, che faceva pensare a un distacco di voti invece che a una clamorosa avanzata.
Penso che questa situazione sia tutta da verificare, auspicando ovviamente che Renzi e il suo partito sappiano usare al meglio il forte consenso ottenuto, per realizzare le riforme tanto attese, soprattutto quegli interventi di politica economica, fiscale e finanziaria in grado di portare l’Italia oltre il guado della crisi, glielo auguriamo sinceramente, continuando a nutrire dubbi sul suo essere “ uomo del destino”.
Nel frattempo, a sinistra, dopo anni di deludenti e dolorose sconfitte, si è riusciti, anche se per poco, a saltare l’asticella della rappresentanza del 4%, determinata dalla legge solo italiana, così “L’altra Europa” con Alexis Tsipras è sbarcata a Bruxelles insieme a una nutrita rappresentanza di altre forze di sinistra, un confortante risultato.
Chi ha lavorato appassionatamente in questi mesi per raggiungere l’agognato traguardo, sa quanto è costato, soprattutto per le difficoltà soggettive e oggettive di un rassemblemant costituito da tante e diverse forze (o debolezze che dir si voglia) che si sono riconosciute nella proposta avanzata da Barbara Spinelli e dal gruppo di “saggi”. Gli elettori l’hanno capito, e ciò ha motivato un crescente numero di persone, di diverse età, provenienze ed estrazione sociale, da Rodotà, Gallino ed infine anche Carlo Petrini, personalità che rappresentano un orientamento ben preciso nel mondo della cultura, a sostenere questa proposta , non è stato poco!
Ora si apre la prospettiva di proseguire l’esperienza della lista, trasformandola in un progetto duraturo; non è facile perché la costruzione di una forza politica nuova che non voglia restare minoritaria, ha bisogno di fondarsi su presupposti solidi di analisi della realtà, di confronto culturale, di metodo partecipativo e democratico, di regole condivise e rispettate. Non è facile perché coesistono esperienze diverse, anche distanti sul piano politico, ma non inconciliabili, occorre affrontare la discussione con un approccio intelligente, aperto e flessibile da parte di tutti. Non credo che sia vantaggioso per nessuno, nemmeno per chi oggi può contare su una relativa autonomia politica e organizzativa, gettare a mare questa possibilità, così come non è utile banalizzare il problema come se si tratti solo di esercitare un atto di volontà, e oplà les jeux son fait!
E’ cominciata una discussione in tutti comitati che hanno partecipato alle elezioni, è auspicabile che ci sia un coordinamento di questo dibattito e una modalità per allargare al massimo la partecipazione, articolandola nei territori e nelle diverse realtà associative e di movimento che hanno sostenuto la lista.
Non è escluso che la discussione possa condurre a prefigurare una struttura a rete, alla quale poter aderire, mantenendo l’autonomia delle diverse organizzazioni, non una federazione di gruppi chiusi già fallita in passato, ma la costruzione di una contemporaneità tra iniziativa politica su temi importanti e l’elaborazione di un’architettura comune.
Una sinistra organizzata in rete, orizzontale e partecipata, diversamente dal Movimento Cinque Stelle, non costruita sull’egemonia del web che precipita in una debole democrazia solo virtuale: una comunità partecipativa e aperta, flessibile, inclusiva e strutturata, dotata di un centro organizzativo elettivo, leggero e pensante, rappresentativo di tutte le maggiori idee ed esperienze che si ponga l’obiettivo di coordinare efficacemente tutte le articolazioni, per far proseguire e crescere le esperienze comuni realizzate fin qui. Non userei il termine “costituente”, perché lascia intendere qualcosa di statuale e cogente, un “percorso guidato” che si presti a saper gestire anche le innumerevoli variabili che una situazione ancora molto fragile,sono necessariamente richieste.
Poi occorre che il lavoro, il welfare, i diritti e la democrazia siano la stella polare di questo movimento, dentro e fuori le istituzioni, perché solo sui principi e valori fondanti della sinistra si può costruire un progetto per un futuro e questi sono i parametri per giudicare il Governo.
Sia che Renzi ci stupisca con capacità riformatrici e innovatrici, nel rispetto della Costituzione, sia che invece il tratto di questo governo mantenga l’attuale ambiguo profilo populista, liberista e confindustriale, c’è bisogno come e più che in Europa di una sinistra forte e con la schiena dritta.