Grillo, Farage, Di Maio e la libertà di voto
Il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, cinque stelle duro e puro, sostiene la posizione del suo capo-guru Beppe Grillo sulla possibile alleanza europea con il politico xenofobo dell’ultradestra inglese Farage: “E’ un leader lungimirante, ci garantisce libertà di voto”.
Molta confusione: da questa frase si capisce una volta di più la
concezione della democrazia del Movimento Cinque Stelle. E’ accettabile che qualcuno in Italia, capo del gruppo parlamentare, attivista, cliccatore della rete o chicchessia, possa limitare la libertà di voto e di dissenso di un eletto. Non sarebbe accettabile, invece, discutere e condividere o meno (si chiama politica) in Europa le indicazioni del gruppo dei
Verdi europei, al quale Grillo pare abbia già chiuso la porta, il cui eurogruppo ha regole sì più stringenti di quell’accozzaglia di destre europee che si chiama “Europa della libertà e della democrazia” (dentro il quale fino a ieri c’era anche la Lega Nord, che ora ne farà un altro ancora più allegro con il Front national di Marine Le Pen), ma che in linea di massima dovrebbe avere qualche punto in comune in più con i grillini o almeno con quello che sono stati in origine.
D’altra parte proprio Grillo e Casaleggio hanno più volte messo in discussione un pilastro della democrazia rappresentativa: l’assenza di vincolo di mandato, parte della Costituzione repubblicana. Fondamentale, ma per i capi del M5S sacrificabile. Eppure un conto sono le compravendite di parlamentari e i ribaltoni sospetti, come purtroppo ne abbiamo visti troppi in questi anni (con inchieste della magistratura in corso), un altro la possibilità di dissentire che deve essere tutelata come bene irrinunciabile.
Inoltre il Parlamento europeo, ovviamente, non prevede un vincolo di mandato nazionale. Quindi, che fare? Qual è la libertà? Qual è la democrazia? Non sarà certo un clic a chiarire le idee.