Scuola

Otto per mille all’edilizia scolastica: la legge c’è, ma mancano moduli e regolamenti

L'introduzione di una quinta categoria di destinazione della quota statale rischia di diventare un boomerang: in assenza di aggiornamenti della modulistica comuni e enti non interessati potrebbero non essere in grado di richiedere i finanziamenti

Più soldi per le fatiscenti scuole italiane. E non soltanto quelli che ha promesso il premier Matteo Renzi (e su cui i conti non tornano del tutto). Anche quelli dell’otto per mille: da dicembre scorso, infatti, è possibile destinare all’edilizia scolastica una quota delle imposte versate dai contribuenti. Ma a distanza di mesi dall’entrata in vigore della legge ancora mancano i regolamenti e i moduli necessari ad inoltrare e assegnare le richieste di fondi. Col rischio che, almeno per il 2014, venga persa l’occasione di realizzare importanti interventi in tutto il Paese. 

Della proposta di creare una nuova categoria di riparto per l’otto per mille si era parlato per mesi nel 2013: in Parlamento erano stati depositati anche due diversi ddl, uno a firma M5s e uno del Partito Democratico. A risolvere la situazione, però, era stato un emendamento all’ultima Legge di stabilità, firmato da Francesco Cariello, deputato 5 stelle, che all’art. 1 comma 206 della manovra aveva introdotto l’utilizzo della quota Irpef per l’edilizia scolastica, raccogliendo consenso trasversale alle forze politiche. Al momento della prossima dichiarazione dei redditi, dunque, i cittadini che spunteranno la sezione “Stato”, con il loro otto per mille finanzieranno anche opere di ristrutturazione nelle scuole. L’emendamento del M5s, infatti, introduce una quinta finalità (edilizia scolastica pubblica), che si va ad aggiungere alle quattro già esistenti (Fame nel mondo, Calamità naturali, Assistenza ai rifugiati e Conservazione dei beni culturali). 

Un provvedimento che potrebbe valere per le scuole italiane qualche decina di milioni di euro, considerato che nel 2013 l’otto per mille ha sfiorato quota 1,5 miliardi (ma di questi soldi meno del 20% viene destinato allo Stato, il resto va quasi tutto alla Chiesa cattolica). Risorse importanti che rischiano però di rimanere inaccessibili a causa dei ritardi della politica. Che ha approvato la nuova destinazione ma non ha ancora aggiornato i regolamenti procedurali e i moduli: di fatto, ad oggi gli enti locali non hanno la possibilità concreta di far richiesta dei fondi. Anche sul sito ufficiale del governo si legge che “è in corso di modifica il regolamento contenuto nel d.P.R.10 marzo 1998, n.76 in relazione all’introduzione della categoria edilizia scolastica avvenuta con la legge di stabilità 2014”. Ma intanto il tempo passa.

Il termine ultimo per presentare la domanda di finanziamento è fissato al 30 settembre. “Ma ovviamente Comuni e Province hanno bisogno di un po’ di tempo per individuare gli interventi e inoltrare le domande. E bisogna informare gli enti locali di questa nuova possibilità”, spiega Cariello, il firmatario dell’emendamento. “Se il governo non si sbriga, a settembre le domande saranno inferiori ai fondi disponibili e le risorse verranno dirottate altrove”. Per questo in settimana alla Camera c’è stato un question time in cui il Movimento 5 Stelle ha chiesto di concludere l’aggiornamento delle pratiche entro il 30 giugno. Il ministro Padoan ha promesso di risolvere la questione “in breve tempo”, ma non si è sbilanciato sulla data. “Una risposta che non ci soddisfa del tutto”, conclude Cariello. “Renzi ha sempre detto che l’edilizia scolastica sarebbe stata al centro del programma. Ora il suo governo lo dimostri con i fatti”.

Twitter: @lVendemiale