Amin Gemayel non ha “mai scritto alcuna lettera di protezione a beneficio di nessuno”. Così l’ex presidente libanese, attraverso il suo consigliere per la stampa, ha smentito oggi all’Ansa di avere comunicato all’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola la sua intenzione di attivarsi perché fosse ospitato in Libano Amedeo Matacena. Ancora una volta – ha detto il consigliere di Gemayel, Georges Yazbek – assicuriamo che questa vicenda non ci riguarda né da vicino né da lontano. Non abbiamo scritto alcuna lettera di protezione a beneficio di nessuno”.
“Questa vicenda – ha insistito Yazbek – non ci riguarda, mentre riconosciamo le nostre relazioni con gli alti responsabili italiani. Soprattutto poichè il presidente (Gemayel) è in contatto permanente con i responsabili di tutto il mondo, in quanto vice presidente dell’Internazionale dei partiti democratici di centro”. Secondo quanto emerso dal verbale dell’interrogatorio di Scajola il 18 maggio a Regina Coeli, depositato nei giorni scorsi presso il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, l’ex ministro avrebbe ammesso di avere ricevuto via fax una lettera attribuita a Gemayel in cui l’ex presidente lo assicurava che si sarebbe interessato per fare riparare in Libano Matacena, l’ex deputato di Forza Italia condannato a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, ora a Dubai.
A preannunciare l’arrivo della lettera, secondo la segretaria di Scajola, Roberta Sacco, sarebbe stato Vincenzo Speziali, un imprenditore catanzarese che dal 2005 vive a Beirut ed è sposato con una libanese. Contattato oggi dall’Ansa, Speziali, che è indagato nella stessa inchiesta, ha detto di essere “a disposizione dei magistrati” e di essere “pronto a rispondere sulla base degli atti ufficiali, non di indiscrezioni giornalistiche”.