Il tribunale del Riesame di Reggio Calabria ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nei confronti di Raffaella De Carolis, madre di Amedeo Matacena, revocandole così gli arresti domiciliari, mentre ha deciso la concessione dei domiciliari per Martino Politi, indicato come il factotum dell’imprenditore.

Secondo i legali della donna, gli avvocati Pino Verdirame e Corrado Politi, il tribunale, accogliendo il loro ricorso, ha escluso i gravi indizi sia per il reato di interposizione fittizia dei beni, sia per procurata inosservanza di pena di Matacena, condannato in via definitiva a 5 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. “Abbiamo sostenuto – spiega l’avvocato Verdirame-  che il patrimonio dei Matacena è di provenienza lecita e sul punto abbiamo documento ciò”. Per quanto riguarda invece la posizione di Martino Politi, il suo difensore, Corrado Politi, ha sostenuto che il Riesame ha annullato l’ordinanza nella parte relativa all’interposizione fittizia non ravvisando i gravi indizi, mentre l’ha mantenuta per quanto riguarda la procurata inosservanza di pena ritenendo tuttavia che la detenzione in carcere dovesse essere sostituita con quella ai domiciliari. 

La scarcerazione o una misura di minor rigore rispetto agli arresti in carcere è stata invece chiesta al gip di Reggio Calabria dai legali di Chiara Rizzo, avvocati Bonaventura Candido e Carlo Biondi, allo scopo di “non fare subire alla nostra assistita ulteriore carcerazione in forza di una ordinanza già ampiamente ridimensionata dal tribunale del Riesame”. Nell’istanza, i legali della moglie di Matacena sottolineano la decisione del Tribunale del riesame che “ha annullato l’ordinanza custodiale de qua emessa nei confronti dei coindagati (per i medesimi reati) Sacco, De Carolis e Chillemi e sostituito con gli arresti domiciliari, limitatamente al capo b, quella di massimo rigore applicata a Politi”. Candido e Biondi ricordano quindi che “abbiamo anche noi presentato ricorso al tribunale del Riesame (è da presumersi che sarà adottato nei confronti della nostra assistita il medesimo criterio di valutazione che ha dato luogo all’annullamento nei confronti degli altri indagati) e non sarebbe equo far pagare alla signora Rizzo i ritardi dovuti alla procedura di estradizione occorsi per cause alla stessa per nulla imputabili”.

Nel loro ricorso, i legali ricordano l’istanza già presentata ai pm Francesco Curcio e Giuseppe Lombardo, il rientro spontaneo in Italia dopo avere appreso dell’ordinanza emessa a suo carico e l’interrogatorio con gli stessi pm nel corso del quale “ha risposto a tutte le domande degli inquirenti chiarendo ogni aspetto”. 

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