Non solo tablet, raccolte di fumetti, necrologi, pranzi e regali di nozze. Coi fondi pubblici, i gruppi parlamentari in Sicilia pagarono anche salumi, bistecche, mazzi di mimose e persino bollette dell’Enel e canone Rai che avrebbero dovuto pagare di tasca propria gli onorevoli. Dalla montagna di scontrini allegati alle 1.279 pagine del rapporto che la Guardia di finanza ha consegnato alla Procura, indagando sulle spese fatte dai gruppi dell’Assemblea siciliana nella scorsa legislatura, emerge di tutto.

Proprio partendo dal dossier della Finanza, che sequestrò l’anno scorso migliaia di documenti nelle stanze del Parlamento più antico d’Europa, la Procura di Palermo nei mesi scorsi ha iscritto nel registro degli indagati 97 persone, tra cui 83 politici, una trentina rieletti e attualmente in carica, più 14 consulenti dei gruppi. A palazzo di giustizia sfilarono uno dietro l’altro gli ex capigruppo chiamati a dare conto delle “spese pazze“, interrogatori al vaglio dei magistrati che non hanno ancora chiuso l’inchiesta.

Dall’ingente materiale sequestrato e in parte consegnato dai tesorieri dei gruppi però viene fuori uno spaccato singolare di come in passato venivano gestiti i fondi pubblici assegnati dall’Assemblea ai gruppi per le spese di funzionamento. Gestioni, secondo gli investigatori, allegre, frutto anche dell’assenza di regole certe, introdotte solo all’inizio di quest’anno. Leggendo le carte si evince come le casse dei gruppi spesso siano state utilizzate come bancomat per le spese più disparate.

L’ex deputato Franco Mineo mise sul conto del gruppo Forza Sud 520 euro usati per l’acquisto di 14 cassate siciliane per oltre 43 chili, mentre l’ex capogruppo del Pd, Innocenzo Leontini, s’è fatto rimborsare 272,95 euro per l’acquisto di libri alla ‘Feltrinelli’ di Palermo e una collana di jazzisti cubani. Tra le spese ci sono anche le mance, come quella da 100 euro del Pd ai camerieri dopo un pranzo elettorale e del Mpa che ha regalato 300 euro al personale della buvette di Palazzo dei Normanni: tutto pagato coi fondi dei gruppi. 

L’ex capogruppo del Pd, Antonello Cracolici, si sarebbe fatto anticipare dal gruppo soldi usati per le proprie bollette dell’Enel, della Tarsu, per pagare il canone Rai, per la gita d’istruzione (200 euro) della figlia, 15 euro per l’acquisto di mimose. Il politico poi ha restituito 88 mila euro, ma secondo i finanzieri, 22 mila euro non sarebbero spese istituzionali e dunque non potevano essere anticipate con i fondi del gruppo. Sempre dalle spese del Pd, emergono ‘prestiti’ all’ex senatore Vladimiro Crisafulli: 109 euro nel 2009 per pagare l’Ici e 1.075 euro per due polizze assicurative; 268 euro anche per Gianni Parisi come anticipazione per l’Ici di casa sua, nel 2009. Per la Finanza “non risultano restituzioni”.

Giovanni Greco, attuale deputato regionale, secondo la Finanza pagava coi fondi del gruppo due dipendenti che in realtà lavoravano nel Caf gestito dal figlio. Tra il 2007 e il 2012, il gruppo del Pdl avrebbe fornito una utenza cellulare all’ex sindaco di Palermo Diego Cammarata e a Gianfranco MiccichèMa Cracolici non ci sta. “Evidentemente in questo periodo le campagne contro i politici vanno di moda, a prescindere da eventuali reati commessi”, afferma. Il parlamentare spiega che “alcune spese attribuite al sottoscritto sono personali, effettuate attraverso l’indennità che allora percepivo nella veste di capogruppo; insomma, non ho usato i fondi del gruppo, ma la mia indennità personale, dunque i miei soldi”.

In sostanza, Cracolici si sarebbe fatto anticipare dal gruppo l’indennità da capogruppo, canalizzata dall’Assemblea sempre nel conto del Pd. “È inaccettabile che, con tanta leggerezza, si tenti di infangare la mia storia personale, fatta di onorabilità e rigore”, accusa il politico.

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