Dall'interrogatorio di Roberta Sacco davanti ai magistrati di Reggio Calabria emergono rapporti con Paolo Pippione, “funzionario della filiale di Imperia Oneglia della Banca Carige" e Domenico Gandolfo coinvolto nell'inchiesta sul porto di Imperia di cui è stato presidente. Elementi che potrebbero interessare anche la procura di Genova
È un puzzle che i magistrati di Reggio Calabria stanno cercando di ricostruire. Un puzzle del quale la segretaria di Claudio Scajola, Roberta Sacco, ha fornito diversi tasselli alla Direzione investigativa antimafia che sta conducendo l’inchiesta “Breakfast” sull’ex ministro dell’Interno e dello Sviluppo economico, arrestato l’8 maggio per aver favorito la latitanza dell’ex parlamentare Amedeo Matacena.
Al di là del rapporto morboso tra l’ex ministro e Chiara Rizzo (moglie di Matacena), rispondendo ai pm Giuseppe Lombardo e Francesco Curcio, la segretaria che per conto del politico gestiva l’ufficio di Imperia, ha fornito dettagli preziosi agli investigatori per ricostruire quella che può essere definita la “rete Scajola”. Una serie di nomi e contatti che la Sacco mette in fila e offre sul piatto d’argento ai magistrati che stanno indagando sull’ex braccio destro di Berlusconi.
Il verbale depositato al Tribunale del Riesame offre spunti di riflessione e consente di capire, almeno in parte, su cosa si sta concentrando la Procura di Reggio. E se il rapporto tra Scajola e il presunto faccendiere Vincenzo Speziali è prioritario per capire il ruolo dell’ex ministro dell’Interno nell‘affaire Matacena, anche il resto dell’interrogatorio apre uno squarcio sul contesto in cui si muoveva il politico ligure.
Oltre a Forza Italia, infatti, ci sono riferimenti a società che ospitano gli uffici di Scajola, a fondazioni e a soggetti con cui l’ex ministro era solito incontrarsi e che si muovono con disinvoltura negli ambienti finanziari. “Sono a conoscenza – dice la Sacco ai pm – che l’ufficio dello Scajola in Roma, a Piazza di Spagna 35, era di natura provvisoria e si trova presso la sede della Ldm (Linea Data Media, ndr)”. “Non sono in grado di dire dove si trovi la sede della Fondazione Colombo – aggiunge la Sacco –. Posso solo confermare che Vincenza Maccarrone era la segretaria di Scajola in Roma e lavorava per la GSE o per Acquirente Unico di quella città”.
La segretaria non sa nulla ma, evidentemente, per i magistrati è importante domandare alla Sacco notizie circa la fondazione presieduta proprio Claudio Scajola e fondata alcuni anni fa da altri 56 parlamentari. Nel consiglio direttivo della fondazione (che a sede a Roma in via Largo Chigi, 9) compare il nome anche di Ignazio Abrignani, lo stesso tesoriere di Forza Italia con cui avrebbe collaborato Chiara Rizzo grazie all’intermediazione dell’ex ministro arrestato.
La segretaria è un fiume in piena. È stata coinvolta in un’inchiesta di cui sa tutto ma solo per essere stata, per 20 anni, al fianco di Scajola. Una segretaria vecchio stampo che, però, non ci sta a pagare solo per aver svolto il suo lavoro senza mai replicare agli ordini dell’ex ministro. Comincia a fare i nomi degli “amici” di Scajola e di chi frequentava la segreteria di Imperia: “Lo Scajola ha recentemente chiesto di avere installato Skype tanto sullo smartphone che sul suo computer portatile che utilizzava in ufficio: l’installazione è stata effettuata da Giovanni Rodi di Imperia, se non sbaglio tra febbraio e marzo 2014”. Giovanni Rodi è un amico di Forza Italia e ieri del Pdl. Era tra gli insegnanti, infatti, nella scuola provinciale di formazione politica del Popolo delle Libertà di Imperia. “Ho preso contatti con Carlo D’Onofrio, – continua il racconto della Sacco – funzionario del Banco di Napoli di Montecitorio, qualche mese fa per l’assistenza sanitaria integrativa della Rizzo, quale coniuge di ex parlamentare.
La segretaria comincia a fare i nomi di Paolo Pippione, “funzionario della filiale di Imperia Oneglia della Banca Carige”, e Giorgio Muratorio, “che potrebbe trattarsi della persona che lo Scajola quale mese fa, tra febbraio e marzo 2014, ha incontrato a Montecarlo per sbrigare alcune incombenze bancarie”.
È qui che i verbali della Sacco potrebbero interessare anche la procura di Genova che sta indagando su Banca Carige: “Ricordo che il Pippione – dice la segretaria – è il funzionario che si è occupato del conto corrente dello Scajola. Il rapporto del Pippione con lo Scajola nasce però in ambito politico oltre 20 anni fa”. Paolo Pippione, infatti, è un ex consigliere comunale di Sanremo e consigliere provinciale di Imperia. Ma, in quota Carige, è anche nel cda di Area 24, la società che gestisce la pista ciclabile del ponente ligure.
Muratorio, invece, è stato condirettore della Compagnia Monegasque de Banque, e quando si è visto con l’ex ministro a Montecarlo, – aggiunge la Sacco – “sono certa che quel giorno avesse anche un appuntamento con la Rizzo”. “Conosco, inoltre, Domenico Gandolfo – si legge sempre nel verbale – per averlo visto alle riunioni di partito unitamente allo Scajola”. È lo stesso Gandolfo, noto commercialista ligure coinvolto nell’inchiesta sul porto di Imperia di cui è stato presidente.
Un’indagine in cui erano già emersi i rapporti con l’ex ministro che, in un’intercettazione, ha invitato proprio Gandolfo a parlare “nella stanza schermata”. Gli amici di Scajola ruotano tutti attorno al porto ligure. “Ho conosciuto anche Carlo Conti, già presidente della Riviera Trasporti e dirigente del Porto di Imperia” rivela infatti la segretaria Sacco. Conti era stato arrestato nel 2012 perché indagato per truffa aggravata ai danni dello Stato assieme a Francesco Caltagirone Belavista.
Scajola aveva l’ossessione di quest’ultimo. Soffriva la sua amicizia con Chiara Rizzo sospettando che tra i due ci fosse una relazione sentimentale. Ed è sempre la Sacco a confermare il dossieraggio dell’ex ministro nei loro confronti: “Scajola chiese alla sua segretaria romana, Vincenza Maccarrone, di pedinare la Rizzo per verificare se la stessa avesse un appuntamento con Bellavista Caltagirone”. Nonostante i tanti tasselli, però, il puzzle rimane ancora incompleto.