Marco Spoletini, uno dei più affermati montatori del cinema italiano, lavora fin dagli anni ’90 al fianco di grandi registi, come Matteo Garrone. Premiato per Gomorra e L’Imbalsamatore, il sodalizio con il regista è proseguito con Reality, e il nuovo progetto in lavorazione, The Tale of Tales. Candidato ai Nastri d’Argento 2014 per il montaggio de Le Meraviglie di Alice Rohrwacher, Grand Prix a Cannes, e Più Buio di Mezzanotte, Spoletini ci ha raccontato il processo creativo del suo lavoro: la collaborazione con il regista, le scelte per donare il giusto ritmo ad un film e altri interessanti dettagli.
Come sei diventato montatore?
Dapprima con l’istituto di Stato per la Cinematografia Roberto Rossellini. Mi sono iscritto al corso di operatore di ripresa, poi, in seguito ad una bocciatura, ho scelto il corso di montaggio. Dopo sono entrato al Centro Sperimentale, dove il maestro Roberto Perpignani mi ha dato la consapevolezza che il mio mestiere è uno dei ruoli più importanti all’interno del processo creativo di un film.
Quanto conta la presenza del regista in fase di montaggio?
Per me c’è più libertà a montare col regista al tuo fianco, che da solo. Un regista, quando si trova davanti la scena assemblata non può fare a meno di pensare che ci siano tante altre possibilità di montaggio. Mentre se la stessa scena la monto con il regista a fianco, questa viene accettata. L’importante è che il risultato finale sia omogeneo.
Dagli anni ’90 ad oggi come è cambiato il montaggio?
Il computer ti offre la possibilità di provare diverse sfumature e diverse versioni di una stessa scena. Ma le infinite possibilità rendono più difficile decidere. Quando ho iniziato, si montava tagliando e incollando materialmente, per cui il processo di costruzione del racconto avveniva prima nella mente. Una volta tagliata, la pellicola non poteva essere rimaneggiata molto. Tuttavia, ancora oggi io la scena cerco prima di immaginarla e solo dopo, la monto.
Sei già stato a Cannes con i film Gomorra e Reality di Matteo Garrone. Come è stato tornare sulla Croisette per Le Meraviglie?
Garrone non ha paura di condividere le scelte con determinati collaboratori e renderli in qualche modo coautori. Ma, essere stato a Cannes con Alice, mi rende doppiamente felice perché è un attestato di autonomia creativa. Come dire: vedete, anche senza Matteo ho raggiunto lo stesso risultato!
Come ti sei trovato a lavorare di nuovo con Alice, dopo Corpo Celeste? Cosa ne pensi della sua vittoria a Cannes?
Ci siamo subito trovati in sintonia. Alice e Matteo hanno in comune la stessa libertà “grammaticale” che rende il loro sguardo sulle cose unico. La vittoria di Cannes è stata sorprendente ma non casuale. Nel film ci sono una sincerità, un affetto per la storia e una bellezza espositiva, che non mi hanno mai fatto dubitare.
Cosa apprezzi del cinema di Garrone?
La libertà espressiva. Ha uno sguardo unico e riconoscibile. La sua curiosità è uno stimolo continuo per lui e per tutti quelli che si trovano a lavorare con lui. Condividiamo un gusto molto simile, privo di retorica e di intellettualismi.
Dall’Oscar a Sorrentino alla Grand Prix alla Rohrwacher, sembra un buon momento per il cinema italiano. Cosa ne pensi?
In Italia continuiamo a fare film nonostante tutto. In questi anni c’è stata una sottovalutazione della cultura in generale. Il fatto di essere apprezzati all’estero dovrebbe spingere chi ci governa a tutelarci e ad investire sulla salvaguardia del nostro patrimonio artistico.
Puoi dirci qualcosa del nuovo progetto di Garrone The Tale of Tales (Il Racconto dei Racconti), al quale stai lavorando?
Matteo ha riscoperto un autore misconosciuto da noi, Giambattista Basile, che molti non sanno essere il nostro Andersen, il nostro Grimm. Ha scritto la prima versione di fiabe come Cenerentola e La Bella addormentata nel Bosco. Il film prende spunto da tre racconti fiabeschi e sarà recitato in inglese. Nel cast ci saranno attori del calibro di Salma Hayek, Vincent Cassel, John C. Reilly, Toby Jones e Stacy Martin. Sarà un film molto impegnativo e una nuova sfida.