I lavoratori si sono dati appuntamento alla Certosa tra le tombe di Carducci e Lucio Dalla: "Sull'esternalizzazione dei servizi degli istituti comunali c'è chi si rivolta nella tomba". Tra loro anche il consigliere Pd Dondarini: "Siamo partiti male come maggioranza, mi impegno a ritrovare il dialogo"
“Sulla privatizzazione occulta dei musei comunali c’è chi si rivolta nella tomba”. Parola dei dipendenti comunali dei sette musei civici di Bologna che di domenica mattina hanno dato appuntamento ai cittadini davanti al Cimitero della Certosa per un tour gratuito sulle tombe di quei benefattori, defunti, che con il loro impegno e lungimiranza hanno dato vita negli ultimi secoli ai Musei Civici della città. Almeno un centinaio i partecipanti a quello che è stato definito il “funerale dei musei e della cultura pubblica”. Iniziativa voluta dai 119 dipendenti comunali sia per tornare a parlare del contestato bando di gara appena scaduto che vede l’assegnazione in blocco a ditte e cooperative esterne dei servizi di didattica, allestimento, conservazione e gestione del patrimonio museale della città; sia per far conoscere alla cittadinanza un pezzo consistente di storia e di memoria di Bologna, invisibile ai più, nell’immensa area monumentale della Certosa che conserva anche le spoglie di Giosué Carducci e Lucio Dalla. “Ancora una volta ribadiamo che non siamo qui per la difesa di un interesse corporativo”, spiega al fattoquotidiano.it Enrico, uno dei dipendenti del Museo della Musica, dopo aver illustrato agli ascoltatori la biografia del castrato Farinelli, nel 1727 a Bologna per imparare il mestiere di interprete d’opera e le cui lettere sono depositate nel museo di Strada Maggiore, “Vogliamo invece provare a confrontarci e a dialogare con un amministrazione comunale sorda alle nostre richieste su un bando che di fatto demansionerà negli anni a venire il nostro ruolo. Diamo pure vita ad una riorganizzazione del nostro settore ma facciamolo insieme, riordinando le già alte professionalità dei dipendenti comunali, e mantenendo questo servizio pubblico”.
Dopo un incontro andato a vuoto tra sindacati, lavoratori e amministrazione comunale 4 giorni prima della chiusura del bando, e dopo la protesta degli stessi lavoratori davanti agli uffici comunali mentre venivano aperte le buste con i nomi di quelle aziende che gestiranno i servizi dei Musei Civici di Bologna, sono arrivate le rassicurazioni del direttore dell’Istituzione Bologna Musei, Gianfranco Maraniello (“fino al 2017 non ci sarà nessuna esternalizzazione o privatizzazione occulta”) e quelle dell’assessore comunale alla cultura Alberto Ronchi: “Ho modificato molte cose in questi anni e ogni volta c’è stata una risposta di tipo conservatrice”, ha spiegato alla testata web La Stefani riferendosi ai dipendenti museali in stato d’agitazione: “Mettono in mezzo le ideologie, non so di cosa abbiano paura. Forse hanno altre priorità come il socialismo”. “Socialismo è una parola bellissima, di grande valore storico, soprattutto a cento anni da quando un sindaco socialista come Zanardi istituì il forno comunale del pane”, ha risposto a Ronchi il consigliere comunale di Sel, Mirco Pieralisi, presente all’iniziativa in Certosa, “Quando dei nostri gioielli, come i dipendenti dei musei civici, lamentano un problema, vuol dire che c’è qualcosa che non va e serve una profonda riflessione. I cambiamenti si devono fare, ma insieme, né senza né contro qualcuno”.
Sfilano così davanti ad un pubblico di ogni età, che ascolta come fosse a scuola, le storie di personaggi storici sepolti nel cimitero monumentale. C’è Luigi Frati, che alla fine dell’ottocento fuse in unico museo civico i due musei archeologici di Bologna; Raffaele Belluzzi, patriota, fondatore del Museo del Risorgimento e creatore di asili pubblici dove i bimbi poveri non pagavano e quelli figli di genitori abbienti sì; fino a tre storiche benefattrici per gli impianti museali e l’arte bolognese come Nerina de Piccoli Armandi Avogli, Maria Teresa Morandi e Sandra Natali: “Nessuna delle tre donne con le loro cospicue donazioni”, spiega una delle dipendenti dei musei civici che ne declama la vita davanti alle loro tombe, “voleva creare consumatori d’arte, ma migliorare attraverso lo sviluppo e la tutela di un bene pubblico la vita di tutti i cittadini soprattutto i meno abbienti”. “Alcune mancanze di attenzione nel creare questo bando possono giustificare l’atteggiamento dei dipendenti”, aggiunge il professore Rolando Dondarini, consigliere comunale del Pd, anche lui presente nel tour alla Certosa, “Siamo partiti male come maggioranza. Mi impegno fin da ora con altri consiglieri comunali nel ritrovare un dialogo necessario e il coinvolgimento di personale di qualità che sarebbe assurdo non far fruttare”.