La società produce alcuni canali del digitale (tra questi anche Leonardo e Nuvolari). I dipendenti, in cassa integrazione da due anni, hanno già annunciato lo sciopero
L’80% dei lavoratori verso il licenziamento: 74 persone su 94 dipendenti. Si tratta di registi, cameraman, montatori, fonici, redattori web dell’azienda Sitcom (Società italiana comunicazione), impresa romana attiva nell’ambito della produzione televisiva che fa capo al contenitore Lt Holdings. Una situazione critica dal punto di vista occupazionale – i lavoratori hanno già annunciato uno sciopero – che dipinge un futuro quanto meno incerto per 4 reti del digitale terrestre.
Sitcom, infatti, si occupa della produzione di Alice, canale dedicato alla cucina, Marcopolo, incentrato sui viaggi, Leonardo, focalizzato su casa e arredamento, e infine Nuvolari, piattaforma pensata per gli appassionati di sport e, in particolare, di motori. Fino al 31 dicembre 2013, queste reti televisive – a parte Nuvolari – erano visibili sul satellite Sky. Ma il gigante mediatico guidato da Rupert Murdoch ha deciso di non rinnovare la commessa da 12 milioni di euro annuali con il gruppo Lt Multimedia. Il divorzio tra le due realtà televisive non è stato privo di polemiche e di strascichi giudiziari. L’azienda italiana ha chiesto un provvedimento d’urgenza per ottenere il reintegro dei canali nella piattaforma Sky, ma il giudice ha respinto questa richiesta. Così alla società, rimasta orfana della commessa milionaria, non è restato che fare causa alla multinazionale per conseguire un risarcimento danni.
E se la fine del rapporto con Sky è stato un duro colpo per l’azienda, le difficoltà dei lavoratori Sitcom cominciano ancora prima, dal momento che si trovano in cassa integrazione in deroga, a rotazione, da più di due anni. L’abbandono della piattaforma di Murdoch, poi, ha rappresentato la tegola finale per il personale addetto alla produzione. Il 14 aprile, la società Sitcom ha dichiarato 74 esuberi su 94 lavoratori. “L’azienda ha spiegato che i dipendenti licenziati saranno riutilizzati attraverso contratti a progetto, legati alle singole produzioni, secondo un principio di maggiore flessibilità”, spiega Stefano Cardinali, segretario di Slc Cgil Roma est. “Ma non ha specificato né quante persone né in che termini torneranno al lavoro”. Insomma, una soluzione inaccettabile per i sindacati. “Oltre tutto, il lavoro non manca, anzi – fanno sapere dalla Rsu aziendale – Negli ultimi mesi, ci siamo dovuti dare da fare molto più che in passato”.
Il muro contro muro ha portato alla firma, il 28 maggio, del verbale di mancato accordo. Le parti avranno così trenta giorni di tempo per intavolare una trattativa obbligatoria in Regione Lazio. Scaduti questi termini, in mancanza di un accordo, l’azienda potrà inviare le lettere di licenziamento. “I lavoratori – aggiunge Cardinali – non hanno nemmeno la possibilità di usufruire della mobilità, perché la società non rientra nel contratto dell’industria. Per loro si profila l’indennità di disoccupazione“. Come se non bastasse, denunciano i sindacati, l’azienda è in ritardo con i pagamenti degli stipendi. “Siamo indietro di un mese e mezzo con le retribuzioni – spiegano dalla Rsu della società – A questo bisogna aggiungere i ritardi dell’erogazione della cassa integrazione in deroga, che aspettiamo da cinque mesi”.
Così i sindacati sono passati al contrattacco. Poche ore dopo la firma del mancato accordo, i lavoratori Sitcom si sono riuniti in assemblea. A larghissima maggioranza, a quanto riferiscono i presenti, i dipendenti hanno deciso di andare verso lo sciopero, che si terrà nella prima metà di giugno. Non solo. Il personale ha stabilito di organizzare anche una serie di manifestazioni: il primo sit-in si svolgerà, con tutta probabilità, davanti alla sede romana di Sitcom, in via Tiburtina. L’azienda, contattata da ilfattoquotidiano.it, non ha voluto rilasciare commenti.