Sei anziani di Anqing, nell’Anhui (est della Cina), si sono tolti la vita “per evitare le nuove norme sui funerali”, riporta Beijing News, ripreso da numerosi media cinesi e non. Il quotidiano cita i familiari dei suicidi come fonti. La tradizione millenaria cinese di culto degli antenati di solito impone alle famiglie di seppellire i cari estinti con dignità e di costruire una tomba. Ma negli ultimi anni i governi locali di tutto il Paese stanno demolendo le tombe come parte di una campagna per incoraggiare la cremazione, nel tentativo di risparmiare le limitate risorse territoriali (caso mai servissero per qualche progetto immobiliare). I funzionari di Anqing avevano recentemente ordinato che tutti gli abitanti della zona passati a miglior vita fossero cremati a partire dal primo giugno. Così qualche vecchietto ha pensato bene di anticipare i tempi.
Era già successo nel 2012 nella regione centrale dello Henan. Due milioni di tombe erano state rimosse a seguito della nuova politica del governo locale che vuole aumentare gli acri di terra disponibili per l’agricoltura. Un provvedimento seguito da polemiche e da un’indignazione generale dell’opinione pubblica. Ma nessuno era arrivato a sacrificarsi la vita “per evitare le nuove norme sui funerali”. Il punto è che la tradizione contadina cinese del culto degli antenati impone di solito alle famiglie di tumulare i cari estinti in una bara di legno, accuratamente deposta in una tomba.
Ad Anqing, il rituale sembra particolarmente sentito. Zhou Tian, un reporter della rivista economica Caixin originario proprio di quella zona, racconta che suo nonno, quando morì negli anni Novanta, fu deposto nella bara che a sua volta fu infilata in una casetta di legno, dove vi restò tre anni. Trascorso il periodo, il manufatto fu finalmente interrato. Una buona bara – aggiunge il giornalista – spesso richiede l’abbattimento di 10 alberi e il lavoro di due settimane per mano di un abile falegname. Quando è finita, il proprietario festeggia invitando amici e parenti.
La “regolamentazione per i funerali” è spiegata come se fosse il naturale proseguimento della politica che incoraggia la cremazione instaurata quasi in contemporanea con la fondazione della Repubblica popolare nel lontano 1949. Fu lo stesso Zhou Zuoren, eminente studioso vissuto tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento nonché fratello minore del padre della letteratura moderna cinese Lu Xun, a spiegarne l’importanza. In un articolo del 1951 sottolineò infatti che “il problema della terra è fondamentale per la produzione. Dobbiamo restituire la terra a chi vive in modo che i morti non penalizzino i vivi senza neanche ricavarne benefici per loro stessi”.
Ma i tempi sono cambiati. Dati recenti rivelano che, nell’Anhui, ormai 8 corpi su 10 vengono cremati. Ma ad Anqing no: lì la percentuale è solo di uno su dieci. I funzionari locali, che rischiano di non mantenere le “quote” a loro assegnate, hanno pertanto recentemente ordinato quanto segue: tutti i gli abitanti della zona che decidono di passare a miglior vita dopo il primo giugno saranno cremati. Il governo della municipalità sembra davvero determinato: entro la fine dell’anno, la percentuale di persone cremate deve arrivare al 50 per cento e per il 2016 bisogna raggiungere il 70 per cento, dicono. Così qualche vecchietto ha pensato bene di anticipare i tempi.
di Cecilia Attanasio Ghezzi