Con lo spettacolo "Viva la Drag" il suo alter ego Cookie MonStar lotta contro l'omofobia e sale sui palchi europei. Ma da 5 anni intrattiene anche i militari del Regno Unito e racconta di quella volta in cui "un gruppo di soldati si è vestito da donna"
Un tour europeo per promuovere la cultura drag e lottare contro l’omofobia. È questo l’obiettivo di “Viva la drag”, lo show che vedrà tre performer inglesi salire sui palchi di Regno Unito, Francia, Germania e Svizzera. A guidare la squadra, una tra le più note drag queen, Richard Rhodes alias Cookie MonStar, che da 5 anni è anche al servizio dell’esercito inglese. “Sono passati i tempi in cui l’esercito era soddisfatto delle visite di David Beckham. Oggi, il British army pretende un intrattenimento più al passo coi tempi, come una drag queen che arriva direttamente dai club di Londra. E se sono riuscita a conquistare l’esercito, perché non dovrei farcela con il pubblico europeo?”, racconta Rhodes mentre si trucca per trasformarsi nel suo alter ego e salire sul palco del Molly Moggs di Soho.
Richard parla di “una vita abbastanza noiosa”, almeno finché non si è guadagnato il titolo di “Forces Sweetheart” (“Dolce cuore dell’esercito”) a seguito delle frequenti performance di Cookie MonStar per i militari inglesi. Tutto è iniziato cinque anni fa: “Ho ricevuto una telefonata da un agente che mi chiedeva se avessi voglia di fare uno spettacolo per le truppe inglesi in Germania. All’inizio ero titubante. Temevo che mi avrebbero afferrato la parrucca e spintonata via dal palco. Poi mi sono detta ‘perché no’. Sono andata e quegli uomini in divisa hanno amato il mio show”, ricorda Richard. Da allora riceve regolarmente chiamate dall’esercito, “principalmente sotto Natale e d’estate. Anche ora sto aspettando di capire quando farò il prossimo show estivo”. A coloro che sono convinti che l’esercito sia un ambiente bigotto e maschilista, Richard racconta di quella volta in cui alcuni militari sono andati a un suo spettacolo vestiti da drag queen: “Quando sono salito sul palco, ho visto in prima fila un gruppo di soldati truccati e in gonna. Non erano molto eleganti come drag, a dirla tutta”. Poi ci scherza su: “Diciamo solo che alcune parti del loro corpo erano troppo in evidenza per poter essere presi sul serio vestiti da donna”.
Gli show di Richard hanno contribuito a diffondere la cultura drag; come racconta Alf Short, proprietaria del Molly Moggs: “Basta vedere come lo spettacolo ‘Priscilla Queen of the Desert‘ sta spopolando a Londra e in tutta Europa. Anche l’intrattenimento per famiglie ama un po’ di travestimento“. Notte dopo notte, Cookie MonStar intrattiene i club nel cuore del West End di Londra. Una parrucca castano chiaro, rossetto rosso e ciglia finta a incorniciare gli occhi blu. “Ma prima di tutto, devo radermi completamente. Non ricordo neppure com’è fatto un petto non glabro”. Il Molly Moggs spesso è talmente affollato che le drag queen sono obbligate a cantare in mezzo alla strada, spingendo i clienti a osservare i loro balli attraverso le vetrine del locale. Cookie MonStar canta divinamente i brani di Gloria Gaynor. Ma non lo ha imparato a Londra, bensì quando lavorava come cameriere nella Grande mela. “Negli anni Novanta ero tra quelli che andavano a New York per diventare una star del cinema. Ovviamente non ce l’ho fatta, così ho iniziato a lavorare in bar e ristoranti”. Ma un pomeriggio, mentre tornava a casa dal lavoro, è stato attratto da un club di drag queen: “Il giorno dopo sono andato a comprare un vestito da Patricia Field e gli ho chiesto un lavoro”.
Quando poi Richard ha deciso di lasciare New York per tornare a Londra, la sua insolita collaborazione con l’esercito l’ha fatto diventare una star: un album pubblicato, ospitate televisive su Channel 4 e anche un breve documentario trasmesso dalla Bbc. Quando mancano pochi minuti all’inizio dello show, Cookie parla del suo futuro pieno di progetti: “Ho creato un nuovo personaggio, Sheila Simmonds, e farò diversi show a Londra da giugno in poi. Credo che uno show di drag queen possa aiutare ad aprire e ad educare la mente. Mi piacerebbe farne qualcuno anche in Italia: credo che ne avreste grande bisogno. Sto solo aspettando un invito”.