La probabile scelta del M5S di fare un gruppo al Parlamento europeo insieme al partito Ukip dell’inglese Farage mi richiama alla mente quanto vissi da vicino nel 1999.
La Lista Bonino aveva preso l’8,5% alle elezioni europee e, nonostante la propria irriducibilità ai vari PPE e PSE, si trovava costretta a scegliere di entrare in gruppo con qualcuno per non buttare al mare i voti presi. Nel Parlamento europeo non esiste, come invece in quello italiano, il Gruppo misto, contenitore attraverso cui i parlamentari non iscritti esercitano i loro diritti alla pari degli altri. In Europa invece se non sei in un gruppo sei un deputato di serie B: meno tempo per intervenire, nessuna possibilità di essere relatore e via dicendo.
Per questo, i Radicali diedero vita ad un Gruppo Tecnico, aperto a tutti coloro che volessero farne parte con la esplicita dichiarazione di non avere nulla in comune se non la volontà di superare la discriminazione che altrimenti avrebbero subito i deputati e i cittadini europei che rappresentavano e per calendarizzare una riforma che da vent’anni le burocrazie dei gruppi supposti politicamente affini rifiutano, quella del Gruppo Misto. In pratica un gruppo misto pur in assenza di una norma che lo prevedesse. A quel gruppo aderirono, oltre ai 7 deputati della Lista Bonino, gli eurodeputati del Front National di Le Pen, del Vlaams Blok belga e della Lega Nord.
Lo scandalo fu internazionale, anche perché era stata fino ad allora prassi escludere qualsiasi agibilità politica per i fascisti di Le Pen.
Emma Bonino intervenne su Le Monde, El Pais e un po’ ovunque per spiegare le ragioni di quello “scandalo”, che costò anche lacerazioni interne al Partito Radicale, con la uscita del Presidente Bruno Zevi.
La questione finì alla Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo, presieduta da Giorgio Napolitano, dove il gruppo tecnico venne denunciato perché privo delle “affinità politiche” tra i partiti che lo componevano, requisito richiesto dal Regolamento. A stragrande maggioranza il Parlamento votò contro il Gruppo tecnico che così venne sciolto. Un precedente molto grave quello per cui dei gruppi politici avversari possono decidere se il tuo gruppo è unito da affinità politiche oppure no; domani ad esempio la maggioranza del Parlamento europeo potrebbe votare per lo scioglimento del PPE perché Berlusconi, la Merkel e Orban non hanno affinità politiche.
Dunque, il Regolamento del Parlamento europeo è discriminatorio perché impone coattivamente di unirsi anche con chi è differente da te per non essere penalizzati.
Da qui nasce il caso M5S-Farage, che però ha il grande limite di non affrontare la questione di fondo.
Di fronte ad un regola ingiusta, infatti, o la si contesta integralmente rimanendo fuori, o la si contesta sfidandone la contraddizione e accettando però di fare gruppo parlamentare con chiunque. Con l’obiettivo di cambiare la regola mostrandone l’oggettiva discriminatorietà e ottenere un nuovo diritto per tutti, ad esempio con la modifica dei regolamenti che introducano il Gruppo misto.
Altrimenti quello con Farage diventa un accordo politico e non tecnico.