In molti dei libri che leggiamo è possibile trovare qualcosa che ci somiglia: a noi, a dei tratti della nostra storia, a delle sensazioni vissute. A volte poi capita di imbattersi per caso in una storia che ha il sapore esatto di qualcosa di conosciuto; così si possono legare i personaggi incontrati sulla carta a un mondo reale o al racconto di esso.
Ofra Amit vi fa venir voglia di mettere le mani tra i capelli della protagonista, di spettinarla, scioglierli e passarci dentro le dita. Alla mano esperta del parrucchiere basta alzarne la massa per valutarli e offrire venti dollari. La stessa mano esperta con cui Ettore ha svolto per anni il suo lavoro in giro per il Nord Italia e la stessa con cui, anziano, valutava ancora le chiome con un tocco leggero, anche se non si trattava di compravendita ma solo di fare un complimento che per lui valeva oro. Ettore è uno degli ultimi caviè di Elva, paese in alta Valle Maira (Cuneo), per anni capitale della lavorazione dei capelli umani che venivano comprati porta a porta in Pianura Padana, riportati in valle, lavorati con riconosciuta perizia e venduti a Parigi, a Londra, negli Stati Uniti. Il mestiere dei pelassiers, come si dice in occitano, ma anche i loro viaggi, i loro incontri sono stati raccontati in un documentario di Fredo Valla e in un museo che raccoglie le testimonianze di un mondo che sui capelli ha vissuto per decenni, in un luogo difficilmente irraggiungibile in inverno almeno fino agli anni Sessanta e ancor oggi di grande fascino.
Le testimonianze raccontano sovente anche degli occhi delle donne costrette a vendere i capelli per guadagnare un minimo e la vergogna delle ragazze costrette a coprirsi per mesi la testa con cuffie e foulard, prese in giro dai fratelli e dalle amiche. Proprio come Della che nel racconto vende “per generosità aggiunta all’amore” i propri capelli, uno dei più grandi tesori della casa.
di Caterina Ramonda