Nel brano del cantautore brasiliano (già un tormentone su Youtube) si dà voce alla parte critica del Paese, che si oppone alla Coppa del mondo e invita a boicottarla
“Scusami Neymar, ma a questi Mondiali non tiferò per voi”. Parole e musica di Edu Krieger, cantautore brasiliano che ha composto il contro-inno dei Mondiali ‘Desculpe, Neymar’ dando voce alla parte critica del Brasile, che si oppone alla Coppa del mondo e invita a boicottarla. “Sono stanco di vedere nei programmi tv che la nostra gente vive di stenti, mentre la Fifa si preoccupa dei suoi standard”, canta Krieger, 40 anni e una carriera che si è spesso incrociata con artisti celebri nel panorama brasiliano come Maria Gadù e Maria Rita Camargo. Un atto di accusa senza giri di parole da oltre un milione di visualizzazioni su Youtube per mettere nel mirino il più importante appuntamento calcistico al mondo.
L’evento si preannuncia come la vetrina di tutti i malumori che serpeggiano in larghe fette della popolazione brasiliana a pochi mesi dalle elezioni presidenziali: “Siamo governati da ladri – mette in musica Krieger – che giocano sporco per vincere”. ‘Scusami, Neymar’ non è una presa di posizione a priori nei confronti del calcio, amato (e giocato) in Brasile come in pochi altri posti al mondo. Ma una critica feroce alle aspettative tradite sulle quali il cantante invita a riflettere, oltre all’attaccante del Barcellona, anche l’ex ct della Seleção Carlos Alberto Parreira e quello attuale Luiz Felipe Scolari, rispettivamente sul tetto del mondo nel 1994 e 2002: “Non saremo veri campioni spendendo più di 10 miliardi per fare la Coppa nel nostro Paese. Abbiamo stadi belli e monumentali, mentre scuole e ospedali sono sull’orlo del collasso”, va giù duro nelle strofe.
La cruda fotografia di quello che il Mondiale poteva essere e non è stato (“La primavera promessa non è arrivata, la vita vale più di un goal. E dove sono i miglioramenti? La nostra patria non è fiorita”) va in parallelo con l’appello a Parreira e Scolari affinché ricordino quanto la gente fosse davvero felice per le loro vittorie. Come quando Cafu – capitano della Seleção campione nel 2002 – alzò la Coppa con la maglia verdeoro marchiata dalla scritta ‘100% Jardim Irene’, il povero quartiere alle porte di San Paolo dove l’ex terzino di Roma e Milan è nato e oggi opera con la sua fondazione in favore dei più poveri. Gli stessi tra i quali pulsa la passione più pura per il futbol ma allo stesso tempo gli esclusi dalla festa dopo la grande illusione di rinnovamento sbandierata dal Governo quando la Fifa scelse il Paese sudamericano come sede dell’evento.
Perché, canta Krieger, “ho visto un vero abisso tra i vari Brasile”. Quello della speculazione fiorita attorno al Mondiale e l’altro, spesso oscurato dagli stessi media sudamericani, che va in piazza per protestare contro le spese miliardarie legate all’evento a fronte di servizi essenziali e standard di vita ancora al di sotto della sufficienza. La pacificazione delle favelas è diventata un affare militare e i soldi piovuti sul Brasile grazie alla Coppa hanno finito per allargare il divario tra le fasce sociali. E anche seguire dal vivo le 64 partite del Mondiale sarà uno spettacolo per élite a causa dei prezzi dei biglietti che – già per i match dei gironi – difficilmente scendono sotto dei 200 euro, l’equivalente di mezzo stipendio di un insegnante. Ma il calcio in Brasile è religione, non a caso Krieger chiude amaramente il suo atto d’accusa rivolgendosi ai tifosi: “Lo so che la mia opinione semplice e sincera non ti impedirà anche se guadagni e vivi male di arrivare fino alla finale insieme alla nostra nazionale. Anche senza soldi per pagare il biglietto troppo caro, non potrai mai smettere di amare il tuo beniamino ovunque vada. Lo so, tifoso: sei tu che hai ragione”.