A individuare il pianeta è uno strumento italiano nel Telescopio Nazionale Galileo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) a Las Palmas, nelle Canarie. Pubblicata sulla rivista Arxiv, la scoperta si deve al consorzio di ricerca internazionale coordinato da Xavier Dumusque, del Centro di Astrofisica Harvard-Smithsonian
Gli astronomi la chiamano “Megaterra” ed è come se fosse la ”nonna” del nostro pianeta. Il corpo celeste in questione è roccioso, grande 2,3 volte le dimensioni della Terra ma 17 volte più denso, che orbita intorno a una stella simile al Sole, ma notevolmente più anziana visto che ha ben 11 miliardi di anni. A individuare il pianeta è uno strumento italiano nel Telescopio Nazionale Galileo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) a Las Palmas, nelle Canarie.
Pubblicata sulla rivista Arxiv, la scoperta si deve al consorzio di ricerca internazionale coordinato da Xavier Dumusque, del Centro di Astrofisica Harvard-Smithsonian. È un risultato notevole: da un lato aumenta la possibilità di trovare pianeti simili alla Terra e potenzialmente in grado di ospitare la vita; dall’altro rivoluziona l’immagine dell’universo primitivo. Se, infatti, un pianeta roccioso si è formato quando l’universo aveva appena 3 miliardi di anni significa che una certa quantità di elementi pesanti era già presente fin dalla prima generazione di stelle.
A rivelare la vera natura della “nonna” della Terra è stato lo spettrografo Harps-N (High Accuracy Radial velocity Planet Searcher for the Northern emisphere), un vero e proprio cacciatore di pianeti nato dalla collaborazione fra Italia, Svizzera, Stati Uniti e Gran Bretagna.