“Avendo trattato Tangentopoli 20 anni fa posso dire che gran parte della corruzione scoperta oggi è simile e molti dei protagonisti sono gli stessi. Ma questo è un sistema molto più sofisticato”. È la riflessione del procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio, nel corso della conferenza stampa sui 35 arresti eseguiti questa mattina dalla Guardia di Finanza. “Il sistema di false fatture o meglio di sovrafatturazioni serviva in gran parte a finanziare forze politiche a livello comunale, regionale e nazionale e a corrompere pubblici ufficiali di elevato ruolo istituzionale” spiega il il procuratore capo Delpino.
L’aggiunto Nordio: “Finanziamento illecito a entrambi gli schieramenti politici”. Ai domiciliari per finanziamento illecito è finito il sindaco Pd Giorgio Orsoni, arrestato anche l’assessore regionale alle Infrastrutture di Forza Italia Renato Chisso. In manette imprenditori, rappresentanti delle forze dell’ordine e anche due ex Magistrati delle acque. Richiesta d’arresto per l’ex ministro Giancarlo Galan e la europarlamentare Amalia Sartori. I fondi neri del Mose “sono stati utilizzati per campagne elettorali e, in parte, anche per uso personale da parte di alcuni esponenti politici. Hanno ricevuto elargizioni illegali persone di entrambi gli schieramenti” chiarisce Nordio. “Ho letto l’intervento del Capo dello Stato e del vice presidente del Csm che hanno invitato i magistrati a essere attenti in merito alle indagini più delicate. Voglio assicurare che la Procura di Venezia non ha nessuna intenzione di interferire su un’opera come il Mose, altamente tecnologica e che onora l’Italia” prosegui Nordio. “Ci addolora il fatto che è stato accertato che attorno ai lavori di realizzazione di quest’opera, continuino a interferire perniciose operazioni illecite”.
Il procuratore Delpino: “Le indagini vanno avanti, gli sviluppi possono essere tantissimi”. “Le indagini vanno avanti, non sono concluse con questa operazione. Gli sviluppi possono essere tantissimi e non riguardano solo l’ulteriore fase di accertamenti di reati fiscali”, dovuti alla sovrafatturazione e false fatturazioni per creare fondi neri per pagare esponenti politici, osserva il procuratore di Venezia, Luigi Delpino. “È stato un eccezionale lavoro della Guardia di Finanza che con una lunga e difficile indagine ha portato alla luce un sistema illecito ben radicato. La Procura della Repubblica sente il dovere di dare atto agli appartenenti della Gdf per l’alto livello di professionalità e di riserbo che ha consentito di far emergere perniciosi settori di illegalità e di recuperare ingenti risorse finanziarie frutto di attività illecite”. Delpino ha ringraziato anche le autorità della Svizzera e di San Marino che hanno collaborato per risalire ai fondi neri creati all’estero. “Il sistema di false fatture o meglio di sovrafatturazioni serviva in gran parte a finanziare forze politiche a livello comunale, regionale e nazionale e a corrompere pubblici ufficiali di elevato ruolo istituzionale”. La Gdf ha resistito a “tentativi di interferenze” dall’esterno nell’ambito dell’indagine.
“Spartizione equivalente tra le varie forze politiche di destra e di sinistra”. “Gli elementi in comune di questa vicenda con il passato sono una spartizione equivalente di risorse tra le varie forze politiche di destra e di sinistra e la constatazione che la madre della corruzione, 20 anni fa come oggi, non è solo l’avidità umana, ma appunto la complessità delle leggi. Se devi bussare a cento porte invocando cento leggi diverse per ottenere un provvedimento è quasi inevitabile che qualcuna resti chiusa e qualcuno ti venga a dire che devi imparare a oliarla” ragiona Nordio. “Al di là dell’inchiesta di oggi – sottolinea il magistrato – voglio ricordare quanto scrissi già 15 anni fa: una delle cause della corruzione deriva dalla farraginosità delle leggi, dal numero delle leggi e dalla loro incomprensibilità, e da una diffusione di competenze che rende difficile individuare le varie responsabilità”. “Se è consentito al magistrato dare un messaggio forte, per ridurre, se non eliminare, la corruzione la strada è la riduzione delle leggi e l’individuazione delle competenze. Alzare le pene, come si continua a fare, e contemplare nuovi reati non serve assolutamente a niente, come dimostra questa inchiesta dove si può dire che le forze politiche non hanno imparato nulla dal passato. Unica differenza – riflette – è che oggi il sistema è molto più sofisticato”.
Il generale della Finanza Buratti: “Venticinque milioni di fondi neri”. Dall’indagine sul Mose è emerso un “sistema che ha prodotto 25 milioni di euro di fondi neri” dei quali ora si è “accertata la destinazione” afferma il comandante della Gdf del Veneto, Bruno Buratti. “Si tratta di un’indagine che parte da lontano e che trae origine da verifiche fiscali iniziate nel 2008. Questa terza fase dello sviluppo investigativo aveva il fine di accertare la destinazione dei fondi neri realizzati dalle aziende impegnate nei lavori del Mose”, dice il generale Buratti, nel corso della conferenza stampa in Procura a Venezia. “Abbiamo accertato che il sistema ha prodotto, attraverso triangolazioni con società estere con sedi in Svizzera e San Marino, 25 milioni di euro di fondi neri. Si trattava con questo filone d’indagine di accertare la destinazione di questi fondi e le responsabilità soggettive”.
Il generale rivela che, tra le ipotesi di reato, vi sono “corruzione, finanziamento illecito ai partiti, violazione del segreto istruttorio, millantato credito, favoreggiamento personale”. Buratti sottolinea che “è stato realizzato un sistema nel quale venivano emesse fatture per operazioni inesistenti non per evadere il fisco ma appunto per creare fondi neri. Non si tratta solo di dazioni di denaro connesse a fatti specifici, ma di un fatto sistematico e continuativo. Esisteva un fenomeno continuativo in cui i soggetti con funzioni pubbliche avevano il compito di agevolare le attività”. Fatturazioni aumentate per operazioni inesistenti che facevano dunque ricadere i finanziamenti illeciti in opere pagate dalla collettività.