Giancarlo Galan non aveva potuto trattenere l’orgoglio e l’autoesaltazione all’inaugurazione delle prime cerniere del Mose “dopo anni di efferate balle” costruite “artatamente” per denigrare l’opera di ingegneria idraulica “più avanzata della storia dell’uomo”.

Qualsiasi critica o dubbio sul Mose, e soprattutto sulle modalità degli appalti senza gara e senza concorrenza come sull’esecuzione dei lavori senza controlli, analogamente a quanto avvenuto più recentemente per l’Expo, era sufficiente per essere accusati di essere oscurantisti, rompiscatole, sabotatori del nuovo e dell’eccellenza italiana.

Adesso dagli atti della magistratura che con suprema discrezione e rispetto delle scadenze elettorali, anche se c’è sempre un Toti a lamentarsi per  “il turbamento” della campagna elettorale per i ballottaggi, emerge senza scampo che un’altra “eccellenza italiana” è stata il volano e la mangiatoia per gli appetiti bipartisan, quelli sì grandiosi, della cordata politico-affaristica che con continuità seriale imperversa da almeno un ventennio.  

Ormai è difficile trovare le parole per descrivere la ripetitività delle dinamiche, dei comportamenti delinquenziali, delle reazioni “politiche” degli interessati e dei compagni di partito, come quella di Fassino che ha fatto un vero e proprio attestato di “rettitudine e di onestà” per il collega veneziano. Gli atti a fondamento delle richieste di arresto o dei domiciliari rispettivamente  per l’ex ministro ed ex governatore del Veneto Galan e per il sindaco di Venezia il Pd Orsoni, insieme ad una folta compagnia che include anche una parlamentare europea di Forza Italia a fine legislatura, hanno indotto il procuratore a parlare senza perifrasi o distinguo di nuova Tangentopoli, anche perché il flusso di milioni sarebbe arrivato ai partiti e sarebbe servito come nel ’92 a finanziare ricche campagne elettorali.  

Tra l’altro questa volta, dato che la definizione di Tangentopoli senza fine, “peggiore e più raffinata” è di Carlo Nordio che si era occupato negli anni ’90 di quella veneta,  noto per una polemica aspra e ingenerosa con i colleghi della procura di Milano rei di “essere stati strabici” e di aver allora favorito il Pds, è più arduo che mai per la politica prendersela con l’interventismo e il protagonismo delle toghe.  

Che a “minare la credibilità della politica” siano ancora una volta i magistrati può crederlo solo il povero Toti portavoce di un partito allo sbaraglio, come in parallelo lascia molto dubbiosi “la totale mancanza di perplessità”  di Alessandra Moretti sul sindaco Orsoni, “e sull’amministrazione di Venezia”.

Esattamente come ai tempi di Mani Pulite il finanziamento illecito ai partiti, le spese per le campagne elettorali (per quella di Orsoni circa 500mila euro), gli stipendi come quello ipotizzato per Galan di circa 1 milione di euro all’anno finalizzati a far marciare il mega consorzio del Mose senza intralci hanno fatto lievitare i costi dai 2,3 miliardi iniziali ai 5,5 attuali. Oggi come allora si tratta di “tangenti pagate dai cittadini” e molti protagonisti sono gli stessi di allora.

E incredibilmente anche a commentare l’ennesima ” Tangentopoli del giorno” ci sono ancora brillanti reduci della prima repubblica: Bianca Berlinguer a Linea  Notte ha invitato un politico di corso scaduto come l’inossidabile Cicchitto e un faccendiere ever green come Luigi Bisignani per farsi raccontare che la società civile non è migliore della società politica e che la causa di tutto sono le lungaggini. Anzi Luigi Bisignani che ha veleggiato da Tangentopoli fino alle P3 e P4 ha aggiunto anche che il problema non è la mancanza di controlli, anzi che ce ne sono anche troppi.

La dilatazione dei tempi probabilmente non aiuterà la trasparenza e la correttezza ma forse non deve aver aiutato nemmeno l’abolizione del falso in bilancio, premessa per i fondi neri da destinare alle tangenti; e nemmeno la lacuna mai colmata della mancata previsione del reato di autoriciclaggio, lo sdoppiamento della concussione con abbassamento di pena per la fattispecie della concussione per induzione, la prescrizione ritagliata per l’impunità di Berlusconi.

Renzi si è impegnato, a parole, sul fronte anticorruzione, anche se il ddl in commissione al Senato è slittato di un mese su input del governo;  e se tra gli undici milioni di italiani che lo ha premiato c’è qualcuno che non si accontenta del “surrogato” degli 80 euro sarebbe il caso che facesse sentire la propria voce per combattere sul serio la corruzione. 

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