E se per capire l’economia (o addirittura i tecnicismi di una certa finanza) bastasse leggere qualche pagina di buona letteratura o guardarsi un film? È la strada percorsa da Leonardo Martinelli, collaboratore de ilfattoquotidiano.it, nel libro “Quasi un romanzo: l’economia raccontata a chi non la capisce“, edito da Longanesi, dove concetti come lo spread, il credit crunch o i derivati vengono decifrati facendo ricorso alla letteratura e al cinema: dai classici di fine Ottocento, come «Il denaro» di Èmile Zola, fino a lungometraggi degli ultimi anni, compreso «L’industriale» di Giuliano Montaldo. Passando per opere più insolite, vedi un romanzo di Mishima o addirittura «Le avventure di Pinocchio».
In certi casi l’espediente serve a «indorare la pillola», a spiegare meccanismi complessi, aiutandosi con un film o un romanzo che all’apparenza non hanno un legame diretto con l’argomento trattato. Nel libro di Collodi, ad esempio, l’episodio degli zecchini d’oro sotterrati nel campo dei miracoli, miraggio illusorio di un mondo dove i soldi si moltiplicano miracolosamente e senza fatica, serve a spiegare cosa siano i derivati, gli strumenti finanziari all’origine della crisi del 2008 e di tanti problemi attuali, anche per le banche italiane. Altrove, invece, la letteratura spiega direttamente (forse meglio di certi economisti…) alcuni fenomeni, anche in modo visionario. È il caso del romanzo di Zola, «Il denaro», pubblicato nel lontano 1891: illustrava i traffici di un banchiere parigino d’assalto, Aristide Saccard, che utilizzava metodi simili a quelli che proporrà poi un impostore come Bernard Madoff, espressione della finanza creativa in tempi recentissimi.
«Il maestro di Vigevano», il film di Elio Petri del 1963, basato sullo splendido romanzo di Lucio Mastronardi, traccia il ritratto dei piccoli imprenditori del miracolo economico italiano (i produttori di scarpe della città lombarda), con i loro vizi e le loro virtù, che in parte sono ancora quelli attuali : passione e intraprendenza, ma anche grettezza culturale e la tendenza a non pagare le tasse… Quanto a «Uova d’oro», film del 1963 di Bigas Luna (che, oltre alla passione per un certo porno soft, nutriva pure quella per l’economia), racconta un caso esemplare di speculazione immobiliare nella Spagna del boom, individuando già i limiti di quel modello, che molti anni più tardi porterà il Paese al tracollo.
Talvolta il percorso diventa inverso: non è l’arte a spiegare l’economia, ma l’economia a sostenere lo scrittore o il regista nel loro tentativo di decifrare i sentimenti umani. Come l’amore illustrato ricorrendo ai meccanismi della Borsa. È quello che osò il giapponese Yukio Mishima, in «Dopo il banchetto» del 1960, dove l’andamento delle azioni diventò il metro per valutare la condizione sentimentale di un’ex geisha, l’appassionata Kazu.
Il libro di Martinelli, giornalista con una lunga esperienza in campo economico, è basato sull’idea di un programma, di cui è autore e conduttore su Radio 3. E che nell’estate 2014 arriverà alla sua terza edizione.