A tre giorni dall'esplosione dello scandalo, il premier ammette le responsabilità "anche del mio partito". E aggiunge: "Non possiamo più fare distinzione tra vecchia e nuova classe dirigente del pd". Nello stesso momento il presidente del Senato chiede: "Via da subito e per sempre i vitalizi ai politici condannati". E il premier su Berlusconi dice: "Ha cambiato l'Italia più con Striscia e il Drive In che con le leggi". Squinzi: "Premier non ha più paraventi, riforme ora"
“L’importante è che passi l’idea che l’Italia i corrotti li va a scovare e li processa in tempi certi”. Matteo Renzi, ospite alla festa di Repubblica a Napoli, promette una riforma “strutturale” contro la corruzione, a pochi giorni dallo scandalo del Mose che ha travolto Venezia e la politica italiana. Un tema sul quale interviene anche il presidente del Senato Pietro Grasso, a Comiso per l’intitolazione dell’aeroporto a Pio La Torre, che propone l'”estensione della decadenza e dell’incandidabilità alla politica nazionale” per i condannati per mafia e corruzione, “così come già avviene negli enti locali”. Il premier annuncia l’arrivo di una riforma strutturale, ma per il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi Renzi, che ha un mandato forte, “non ha più paraventi dove nascondersi” e “deve fare le riforme” per “eliminare i nodi che hanno impedito lo sviluppo”.
“Responsabilità Pd” – Il presidente del Consiglio mette anche in luce le responsabilità del suo partito, a differenza della presa di distanze di una parte dei democratici, e precisa: “Se c’è nel Pd chi ruba va a casa a calci nel sedere esattamente come chi è negli altri partiti. Non c’è Pd e non Pd. Ci sono ladri e non ladri”. Anche in relazione alla presenza di Greganti nel partito, coinvolto nello scandalo degli appalti Expo, ribadisce: “Il giochino ‘noi e loro’ non può funzionare, soprattutto quando sei maggioranza nel Paese”. Greganti “è stato un errore – ha aggiunto – ma il Pd è quel partito che vota a favore dell’arresto di un proprio deputato (Francantonio Genovese, ndr) nonostante una calendarizzazione strumentale“. Per Renzi, “chi volesse negare la responsabilità della politica sarebbe fuori dal mondo. E anche per la mia parte politica”. “Nel caso della corruzione – aggiunge – quello che abbiamo da dire lo diremo senza preoccuparci delle ripercussioni sui nostri“. Ed è “sconvolgente” pensare di “poter farla franca in un momento in cui tutto è tracciato e verificabile“. Anche per Grasso, alla luce dei “recenti fatti ci hanno dimostrato che il malcostume è diffuso in tutto il paese, ad ogni livello”, “è necessario un impegno preventivo e repressivo mai messo in pratica finora”. Parla di “un ddl su corruzione, falso in bilancio, riciclaggio e autoriciclaggio” che “è ora in fase avanzata di discussione in commissione Giustizia al Senato” e ricorda che “l’Autorità Anticorruzione sta finalmente prendendo forma”.
“Corruzione: no a interventi spot, ma riforma strutturale” – Quanto al rallentamento delle norme anticorruzione, Renzi spiega che si tratta di “una scelta consapevole e convinta. Siamo abituati a intervenire con provvedimenti di emergenza spesso legati all’ansia di prestazione” ma servono non “interventi spot” che non consentono di “uscire dalla crisi”, ma al contrario serve una “risposta strutturale”. Tuttavia è convinto “che sia arrivato il momento per una riforma radicale e strutturale”, ma “se ci vorrà una settimana in più ce la prenderemo tutta. L’importante – ha aggiunto – è che passi l’idea che l’Italia i corrotti li va a scovare e li processa in tempi certi”. Renzi annuncia che ”il pacchetto giustizia che sarà approvato dal governo entro giugno conterrà anche norme in materia di lotta alla corruzione” e “tempi certi nei processi”, con misure come quella per cui se un politico ha “violato la legge”, ci deve essere “la certezza che in un ufficio pubblico non ci metti più piede se non per fare un certificato”. Inoltre venerdì prossimo un provvedimento ad hoc del governo recupererà “le raccomandazioni della Comunità europea su processo amministrativo, giustizia e corruzione”. Sempre venerdì “con calma, il blocco” di misure per “la semplificazione fiscale parte e dall’anno prossimo arriva la dichiarazione dei redditi precompilata“. Ed entro l’estate, visto che “ci sono le condizioni”, annuncia che può essere approvata “la legge elettorale” e si può incassare “la prima lettura della riforma costituzionale”.
Quanto all’Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, osserva, il “problema” è “come dare spazio di intervento” all’autorità e “toglierlo alle istituzioni che non hanno funzionato”. Poi annuncia che la settimana prossima arriverà il provvedimento con i poteri al commissario. “Bisogna dare a Cantone anche le funzioni di altre authority che non hanno funzionato”, dice, senza dimenticare che “non è un super pm o un uomo dotato di superpoteri che risolve tutto”, ma riconosce che “deve avere la possibilità reale di incidere sia sulla vigilanza che sulle procedura”. Non bisogna dimenticare, però, che “sono 20 anni” che in Italia “diamo i super poteri e sono 20 anni che la corruzione cresce. Noi siamo abituati a intervenire con decreti di emergenza, più dettati da ansia che da altro. Poi scopriamo che abbiamo fatto un sacco di regole in più, ma il problema non sono regole ma chi le rispetta”.
“Daspo per i corrotti” – Oltre alle norme per combattere in modo strutturale la corruzione, per il premier “oggi è arrivato il momento di una riforma radicale” anche per l’assegnazione degli appalti, e per questo bisogna cambiare “radicalmente il processo amministrativo, l’impostazione della procedura pubblica”. “Mi fai la cortesia, tu che hai corrotto o concusso qualcuno di non mettere più piede negli appalti pubblici”, dice, e rilancia ancora una volta l’idea del ‘Daspo’ per i politici, così come per i corruttori. Un’idea molto apprezzata anche dal presidente del Senato. “Non c’è più spazio – ha precisato Grasso – per dubbi o perplessità: è il momento di dare segnali forti, e in questo senso apprezzo molto l’idea del presidente Renzi del Daspo per le imprese ed i politici corrotti. Anzi, possiamo fare anche un passo ulteriore: la politica quando ha veramente voluto reprimere un fenomeno ha saputo trovare risorse tecnico-giuridiche, materiali e umane, come ha fatto per la criminalità organizzata”.
A rassicurare Renzi sulla possibilità del suo governo di portare a compimento “una rivoluzione culturale, una riforma radicale e strutturale” è “il risultato delle europee“, dove il Pd ha vinto con il 40,2 per cento dei voti. In testa all’emergenza educativa ci sono “la scuola, la Rai e altro”. E ”dalla crisi si esce solo con un gigantesco investimento educativo non con qualche piccolo aumento del Pil”. “Serve un investimento nelle scuole, sulla cultura, per non avere più delle sovrintendenze ottocentesche. Dalla crisi – ha concluso – si esce con una scommessa educativa e culturale, non col piccolo cabotaggio economico”. Anche per questo, anziché, annunciare gli scioperi, come accaduto nei giorni scorsi, il premier chiede se “possiamo chiedere alla Rai di tornare a fare servizio pubblico e di educare le future generazioni di italiani”. Importante anche il ruolo di traino dell’Italia per contribuire all’uscita dalla crisi in Europa. “Se sarà andata male sarà colpa mia, ma, se ci si fa, l’Italia torna a volare. L’Italia è in grado di portar fuori l’Europa dal pantano in cui sta”. Ma Renzi è fermo su Bruxelles: “Il prossimo presidente della della Commissione Europea dovrà cambiare politica per i prossimi cinque anni oppure non avrà il consenso dell’Italia”.
Nell’incontro di Repubblica il presidente del Consiglio dedica solo qualche parola agli avversari politici, a differenza di quanto fatto durante la campagna elettorale. Replica con ironia ai sospetti di brogli avanzati da Beppe Grillo (“per arrivare al 40 per cento abbiamo fatto tanti di quei brogli…”, dice) e trova “insopportabile” l’atteggiamento dei 5 Stelle, “che vanno a discutere con gli xenofobi a Londra” (il partito Ukip guidato da Nigel Farage, ndr) e non vogliono “parlare con noi in Italia. Sappiano lor signori – avverte – che il Pd, forte del risultato elettorale, non accetta giochi alla meno sulle riforme”. Su Berlusconi, invece, oltre a smentire l’esistenza di qualsiasi “patto segreto”, scherza: “Ha cambiato l’Italia più con Striscia e Drive In che con le leggi”.