Ci sembra ormai di conoscere ogni angolo dell’Ucraina, soprattutto quando si parla dell’Est del paese, di russofoni e di miniere occupate. Quello di cui non si parla è della sua terra. Una terra nera. Il suolo scuro e molto fertile ha fatto dell’Ucraina una frontiera agricola imprescindibile. Il paese è stato il granaio dell’Unione Sovietica per i suoi 32 milioni di ettari di terra coltivabile, pari a circa un terzo dei campi dell’intera Unione Europea. Secondo i dati Fao del 2012 la produzione di cereali, tra mais e grano, è arrivata a più di 36 milioni di tonnellate, un quinto della produzione dell’Unione. Tra il 2008 e il 2009 il paese è stato il terzo esportatore mondiale di cereali.
Chi poteva permettersi di acquisire le terre cedute dai piccoli proprietari? In un primo tempo gran parte degli appezzamenti sono andati a grandi oligarchi ucraini, che hanno creato dei veri e propri latifondi. Più recentemente sono arrivati gli interessi stranieri, prima i russi e poi anche svedesi, britannici, olandesi, cinesi e americani.
Secondo dati dell’ong Grain, che si occupa di monitorare il crescente fenomeno dell’accaparramento delle terre, giocano un ruolo importante tra gli investitori nelle terre ucraine i fondi pensione europei. A contendersi la terra poi, sono tre grandi potenze: gli Stati Uniti, la Russia e, in modo crescente, anche la Cina. Nella lista dei maggiori proprietari terrieri del paese tra i primi posti c’è l’Ukrainian Agrarian Investments, una compagnia russa che possiede 260 mila ettari per la produzione di cereali.
L’Ucraina, negli ultimi anni, si è trovata a perseguire una duplice strategia: da un lato favorire la Cina, intenta ad assicurarsi il cibo sufficiente per una popolazione in crescita e dall’altro le compagnie statunitensi, che non vogliono perdere la possibilità di sfamare la nuova potenza asiatica. Nel giugno 2013 l’organizzazione governativa cinese Xinjiang Production and Construction Corps e la KSG Agro, un’azienda agricola ucraina, hanno raggiunto un accordo che prevede la destinazione di 100 mila ettari per la coltivazione e l’allevamento di maiali. Tale investimento, situato nella regione orientale di Dnipropetrovsk, prevede lo sfruttamento della terra per cinquant’anni e il progressivo ampliamento della concessione fino a raggiungere i tre milioni di ettari, una superficie pari a quella del Belgio. In cambio la Cina ha annunciato di voler finanziare i lavori per le infrastrutture d’irrigazione nel paese.
Non mancano gli accordi con il competitore occidentale: gli Stati Uniti. Il miliardario ucraino Oleg Bakhmatyuk, fondatore dell’ UkrLand Farming, l’ottavo maggior coltivatore al mondo e il secondo per la produzione di uova, ha firmato un’intesa con la compagnia statunitense Cargill. Cargill, nel 2013, ha acquistato il 5% della compagnia ucraina. L’azienda statunitense, da 20 anni nel paese, vuole assicurarsi sementi e cereali da esportare in tutto il mondo.