Cosa determinò la caduta di Berlusconi nel 2011? Fu un complotto dell’Europa? Le rivelazioni di Geithner – la richiesta agli americani di altissimi funzionari europei, non meglio identificati, di destabilizzare il Cavaliere – paradossalmente oscurano le vere responsabilità e la destabilizzazione che ci fu, al di là dei noti gravi limiti di Berlusconi.
Berlusconi cadde largamente a causa dell’impennata degli spread italiani. All’epoca la Bce offrì una particolare narrazione di quella crisi finanziaria. La crisi era causata dall’eccesso di debiti pubblici e dall’insufficienza dell’austerità varata in Italia e Spagna. Non dipendeva dalla BCE; non poteva essere fermata da lei; non era affar suo; e comunque i Trattati Europei non le consentivano di intervenire. Quella narrazione ancora oggi terrorizza chiunque voglia evadere dall’ortodossia Europea: gl’italiani infatti, di quella crisi, ancora pagano le conseguenze. Ma gli eventi successivi hanno smentito quella narrazione.
E allora, come andò davvero, nel 2011?
La lista delle ‘forzature’ della Bce è lunga. Nel 2009 costrinse i contribuenti irlandesi a salvare le banche private (e i creditori esteri), minacciando altrimenti di destabilizzare il paese! Nel 2010 impose alla Grecia – con minacce simili – una strategia che ha portato al default. Nel 2012 la Francia, per evitare la procedura per deficit eccessivo, ha varato la sua austerità aumentando le tasse: la Bce e la Commissione Europea si sono opposti, chiedendo una manovra di pari importo però dal lato della spesa (in flagrante contraddizione con il teorema di Haavelmo); non avevano il diritto di chiedere alla Francia una particolare composizione del suo bilancio. Nel 2013 hanno fatto pressioni sulle istituzioni del Portogallo affinché ignorassero una decisione della Corte Suprema del paese. Ecc.
Il problema non è Berlusconi: pochi lo rimpiangono. Ma ora sappiamo che le crisi finanziarie dipendono molto più dalla Bce che dai Governi. Che molte delle pretese della Bce nel 2011 erano dannose per le finanze pubbliche: perciò il suo ricatto era ingiustificato sotto il profilo democratico ma anche sul piano tecnico. Comunque la BCE non fece ‘in cambio’ quel che doveva neppure con la super-austerità di Monti, ma solo quando si trattò di salvare l’Euro. Perciò il golpe contro Berlusconi c’è stato; e non furono gli AmeriKani.
Il problema è che il potere delle banche centrali di stabilizzare o destabilizzare finanziariamente una nazione, nel mondo moderno, è esorbitante; se non viene regolato, la democrazia è sopraffatta. La Bce è l’unica Banca Centrale di paesi democratici che non incontra limiti in un Parlamento. Perciò non c’è nulla che possa obbligarla a rispettare i Trattati, o a interpretarli in modo corretto: lo fa, se le piace. Nessuno valuta la performance dei nostri banchieri centrali, e se inadeguata li sostituisce. Non a caso, i grandi giornali si rivolgono alla Bce come a un monarca: ringraziandola festosamente, o giustificandola, secondo le occasioni. Per chi crede che la tecnocrazia sia la migliore forma di governo, va bene così. Io – sarò superato – la penso ancora come Churchill.