E se fosse Marcel Duchamp a suggerire una ricetta per la tartare perfetta? Non c’è da aspettarsi una “variazione di tartare” dall’estetica dadaista o surrealista, bella da vedere come lo sono certi piatti di cucina molecolare e forse non commestibile: Duchamp ha le idee molto chiare quanto al modo migliore per mettere in tavola una semplice e gustosa tartara di carne e ce le illustra, non senza ironia.

“Lasciami spiegare, mia cara, che la tartara alla quale mi riferisco non ha niente a che vedere con la salsa ed è stata inventata dai cosacchi in Siberia: pensa che può essere preparata a cavallo, al galoppo addirittura, se le circostanze lo rendono necessario. Ecco le indicazioni: tagliate al coltello mezza libbra (per persona) della miglior carne che riuscite a trovare e mettetela in un piatto di porcellana, bianco – così che nessuna decorazione possa disturbare la disposizone degli ingredienti – dandole una forma a nido di uccello. Sistemate poi, al centro del nido, due tuorli d’uovo e infine disponete a lato del piatto, in graziosi bouquet, i seguenti ingredienti: cipolla bianca finemente sminuzzata, capperi, acciughe, prezzemolo fresco, olive nere accompagnate con foglie di sedano, sale, pepe. Ogni commensale mescolerà gli ingredienti alla carne. Al centro del tavolo: pane, burro e una bottiglia di vino rosè”.

Questa è una delle tante ricette che si trovano nel The Artists’ and Writers’ Cookbook, un tomo di 350 pagine, pubblicato per la prima volta nel 1961, che contiene contributi di grandi artisti come Man Ray, John Keats, Irving Stone, George Simenon e lo stesso Duchamp. Il legame tra arte e cucina ha radici lontane ed è ben approfondito da Maria Popova sul sito Brainpickings.org: in The Modern Art Cookbook la professoressa di storia e letteratura Mary Ann Caws raccoglie un insieme di passaggi letterari, ricette e fotografie che raccontano proprio di questa affascinante relazione, con ricette e suggerimenti culinari di Frida Kahlo, Pablo Picasso, Vincent Van Gogh, Ernest Hemingway, Andy Warhol, Emily Dickinson.

“Quattro patate, due cipolle, sei cucchiai di olio d’oliva, dieci uova, sale e pepe a piacere”, sono gli ingredienti che Picasso suggerisce di usare per una perfetta “omelette alla spagnola“. E che cosa avrà cucinato Frida Kahlo per l’amato Diego Rivera, quando non impegnata a dipingere o a gettare le basi per il movimento femminista? Probabilmente un “Dentice secondo lo stile di Veracruz”: una ricetta semplice, nella quale Frida mostra un’attitiudine culinaria improntata alla tradizione. “Lavare e pulire bene il dentice, adagiarlo in un grande piatto da forno. Guarnirlo con fette di pomodoro, olive, capperi, timo, foglie di alloro, peperoncino, aglio, cipolla e olio d’oliva. Infornare a 180° per quaranta minuti e non dimenticarsi di bagnarlo col suo sugo per tre volte durante la cottura”.

E’ uscito lo scorso aprile il volume “Fictitious dishes: an album of literature’s most memorable meals” della scrittrice e artista Dinah Fried. In questo libro non compaiono ricette fornite direttamente da grandi autori del passato: la Fried ha scelto di raccontare il legame tra letteratura e cucina attraverso la fotografia, ricostruendo in still life alcuni piatti citati in famosi romanzi. “Ho dovuto scattare velocemente” – a dichiarato Dinah a Npr.org a proposito dello scatto che ripropone la torta di mele con gelato citata da Kerouac in “Sulla strada”- altrimenti il gelato si sarebbe sciolto. Volevo che questo scatto fosse molto americano” . “Le foto che mi hanno resa più orgogliosa – continua la Fried – sono quelle tratte da libri che ho letto da bambina, come Il giadino segreto o Alice nel paese delle meraviglie: realizzarle e poi guardarle ha soddisfatto la curiosità della lettrice che ero e della lettrice che sono oggi”.

A sei anni volevo fare il cuoco” e Salvador Dalì ha dato realmente sfogo a questa sua inclinazione, qualche tempo più tardi: di anni ne aveva quasi sessanta quando pubblicò il suo Les Diners de Gala, un libro illustrato che è una raccolta di piatti, disegni e spunti di riflessione. “Amo mangiare solo quello che ha una forma chiara e riconoscibile. Odio quei detestabili vegetali chiamati spinaci perché sono informi, come la Libertà”, questo uno dei pensieri contenuti nel libro del grande artista spagnolo. E Dalì suggerisce anche una ricetta per preparare il suo “Casanova cocktail”: succo di un’arancia, un cucchiaio di bitter Campari, un cucchiaio di ginger, quattro cucchiai di brandy, due cucchiai di brandy invecchiato (Vielle Cure), una spolverata di pepe”. Questo cocktail, aggiunge Dalì, è particolarmente adatto per combattere “la stanchezza, il troppo lavoro o semplicemente l’eccessiva sobrietà”.

 

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