“Casal di Principe: qui la camorra ha perso”. Vent’anni dopo la sua prima vittoria alle amministrative del piccolo comune casertano, Renato Franco Natale festeggia facendosi fotografare accanto a un cartellone a dir poco eloquente. Poco dopo la chiusura dei seggi, nel Comune sciolto per infiltrazioni camorristiche, era già chiaro che al secondo turno i cittadini avevano scelto con larga maggioranza di nuovo lui, il medico prestato alla politica, da tempo impegnato nel sociale, componente di Libera e del Comitato don Peppe Diana. Per la precisione il 68% dei votanti, quasi il doppio del suo avversario, Enrico Maria Natale. E così, nei giorni in cui il superboss della camorra casalese Antonio Iovine, detto ‘O Ninno, sta cominciando a vuotare il sacco nella sua seconda vita da pentito di mafia, anche dalle urne in terra di Gomorra arrivano segnali incoraggianti per il territorio.
Renato Natale era già stato eletto sindaco nel 1993, poco prima che a Casal di Principe fosse ucciso don Peppe Diana, colpito da cinque colpi di pistola nella sua chiesa per il suo impegno contro la camorra. Lo stesso che portò Natale, nel suo primo mandato, a scontrarsi duramente con i clan locali: prima le dimissioni dopo che alcuni esponenti della sua maggioranza gli voltarono le spalle su ordine del boss, poi – come emerso successivamente nel corso dei processi contro i clan dei casalesi – un piano dei boss per ucciderlo simulando un incidente automobilistico. Nel 2011, infine, quando era commissario cittadino del Pd, gli fu recapitata una lettera con minacce di morte. Ieri, finalmente, la rivincita, con tanto di fuochi d’artificio esplosi a pochi metri dal comitato elettorale. “Cosa si sente di dire alla parte non sana di questa città?”, gli chiedono i cronisti appena indossata la fascia tricolore. “A loro dico vaffanculo“, urla lui insieme ai tanti che si sono ritrovati nel comitato. “In questa tornata elettorale in ballo c’era molto più delle elezioni amministrative – dice, tra un abbraccio e un altro – C’era la città di Casale tutta, il popolo, questa è una tappa importante di un lungo percorso di rinascita e ricostruzione di questa città. Da domani cambia tutto, anzi, è già cambiato tutto”.
Pochi chilometri più in là, a Castelvolturno, cambiano le facce, ma non la gioia per avercela fatta e la speranza che qualcosa di nuovo si sia davvero innescato. Anche qui si viene fuori da una storia di commissariamenti e infiltrazioni camorristiche in Comune e anche qui i risultati hanno stupito chi non era ancora sicuro che nel casertano, forse, il vento sta davvero cambiando. Dimitri Russo, giovane candidato della coalizione di centrosinistra, ribalta completamente i pronostici e con il 57% delle preferenze batte Cesare Diana, candidato di centrodestra che al primo turno non era riuscito a vincere per una manciata di voti (si era fermato al 49%). Una campagna elettorale, quella di Castelvolturno, segnata dalle polemiche soprattutto per le parentele scomode di alcuni candidati della coalizione che appoggiava proprio Diana e in particolare quelle di Alfonso Iovine cugino di Antonio Iovine e recordman di preferenze al primo turno (quasi cinquecento voti) e di Rosa Gravante, nipote di Alessandro, detto Sandro ‘O Giudice, esattore dei Casalesi, fazione Setola, e attualmente detenuto. Fu proprio lei che ilfattoquotidiano.it incontrò qualche giorno fa per le strade di Castelvolturno, mentre il padre era alla guida di un’auto con tanto di manifesti elettorali a sostegno di Diana. “Se vince il centrodestra – disse in quella occasione Dimitri Russo ai microfoni de ilfattoquotidiano.it – quella compagine rischia lo scioglimento in pochi mesi se non per le infiltrazioni dei clan, di certo per incapacità”. Un rischio sventato. Almeno per ora.