Nel capoluogo della Puglia il Partito democratico resiste e lascia il testimone all'ex assessore della giunta passata. Un risultato che fa riflettere anche in vista delle Regionali del 2015. La terra del recordman di preferenze di Forza Italia, Raffaele Fitto, rischia ora di essere diventata stabilmente di sinistra
Il giorno dopo il ballottaggio, Bari è già proiettata sul programma di governo dei prossimi cinque anni: il nuovo sindaco Antonio Decaro ha promesso reddito minimo di cittadinanza e una giunta giovane e rosa. Mentre il centrodestra si lecca le ferite per una sconfitta sanguinosa, l’ennesima. Dalle urne non sono arrivate sorprese: nessun ribaltone, come a Livorno o Potenza. Nel capoluogo pugliese continua a governare il Pd, in continuità con gli ultimi due mandati di Michele Emiliano. Il candidato del centrodestra, Mimmo Di Paola, si è fermato sotto il 35%, meno di quanto fatto registrare al primo turno.
La vittoria era data quasi per scontata dopo il 49,4% di due domeniche fa, ma è giunta al termine di una giornata elettorale abbastanza surreale: urne deserte, baresi in esodo prima verso il mare, poi allo stadio per la semifinale playoff di Serie B contro il Latina. L’affluenza ha superato la quota del 30% solo a tarda sera. E l’astensionismo aveva fatto temere da una parte, sperare dall’altra. Ma già alle 23.30, mezzora dopo la chiusura dei seggi, i primi dati hanno chiarito l’esito del voto. Decaro è arrivato al suo comitato elettorale intorno a mezzanotte. Tanta gente ad attenderlo, quanta poca nel quartier generale di Di Paola, esattamente l’uno di fronte all’altro in via Calefati, nel cuore del centro cittadino. Altro segno di quanto poco, in fondo, credessero alla rimonta nel centrodestra.
La notizia, allora, è soprattutto la consistenza della vittoria: un 65% abbondante di consensi, condito da un cappotto (5 a 0) nei municipi, che assegna al nuovo primo cittadino una responsabilità di governo importante. “Sarò il sindaco di tutti – ha assicurato –, anche di chi non ha votato per me o non ha votato affatto”. Ma al di là delle dichiarazioni di rito ci sono già i primi impegni di governo da rispettare. I nomi che comporranno la giunta sono molto attesi in città per capire anche quale sarà la libertà di manovra del sindaco rispetto ai partiti e agli accordi elettorali: lui, per il momento, garantisce “una squadra di giovani e donne”, sul modello Renzi. E poi i punti del programma. Come ad esempio il reddito minimo di cittadinanza, da realizzare entro i primi cento giorni: 400 euro al mese per 400 famiglie disagiate, “che in cambio forniranno alla comunità piccole opere e servizi come la pulizia dei giardini e delle spiagge, la vigilanza fuori dalle scuole, l’assistenza agli anziani”. Promessa impegnativa, come quelle su mobilità, acqua pubblica, tagli alle spese delle municipalizzate.
Dall’altra parte della barricata, invece, è notte fonda. il centrodestra incassa la terza sconfitta consecutiva in una città che per storia e tradizione è sempre stata di destra. Di Paola non si è fatto vedere, ha parlato la mattina dopo stemperando i toni aspri delle ultime settimane. “Farò opposizione costruttiva in Consiglio, lavorerò per la mia città”. Anche la querela nei confronti di Decaro sarà ritirata nei prossimi giorni. Ma l’ex amministratore di Aeroporti di Puglia si è smarcato dalle domande sui problemi della coalizione: “Non sono un politico, non è un’analisi che mi compete”.
C’è chi ieri ha parlato apertamente di “candidato sbagliato”, evocando un repulisti generale fra i dirigenti. “Qualcuno non si è impegnato come avrebbe dovuto”, ha aggiunto oggi il senatore e coordinatore cittadino, Luigi D’Ambrosio Lettieri. Dopo dieci anni di amministrazione Emiliano, un cambio a Palazzo di città sarebbe stato in qualche modo quasi fisiologico. Invece il centrodestra ha perso ancora e perso male. Raffaele Fitto, recordman di preferenze alle ultime europee e leader indiscusso di Forza Italia sul territorio, sogna di prendersi il partito a livello nazionale . Ma prima di guardare a Roma, dovrà pensare a cosa fare in casa sua. La corsa alle Regionali 2015 è già cominciata: un’ulteriore sconfitta significherebbe aver trasformato la Puglia, un tempo roccaforte del partito, in una delle regioni più di sinistra d’Italia.