Qualsiasi domanda sia stata rivolta recentemente a un esponente di governo, a qualsiasi materia fosse riferita, ha avuto una risposta che in un modo o nell’altro finiva sempre sui famosi 80 € in busta paga che sono stati elargiti ad alcune categorie di cittadini alla fine del mese di maggio; anche i sassi ormai ne sono al corrente per le tante volte che i vari Del Rio, Serracchiani, Boschi e soprattutto Renzi ne hanno parlato stando in tema e anche a sproposito quando occorreva.
Si dirà che per un governante seguire soprattutto nell’ultima parte la massima americana: Early to bed, early to rise, work like the hell and advertise è prassi generalizzata e quindi non c’è da stupirsi se la propaganda deborda un po’, tuttavia quando l’insistenza su una delle poche cose fatte si abbina a un silenzio tombale su qualche nefandezza che si vuol far passare inosservata, tocca chiedere conto al governante della sua condotta.
Accade che il 31 maggio non fosse solamente la data alla quale alcune categorie meglio considerate avrebbero ricevuto i famosi 80 € in busta paga, ma che fosse anche la data di scadenza per la presentazione della dichiarazione di redditi 730. Bene, tutti coloro che hanno avuto un eccesso di imposte versate nell’anno 2013 per importo superiore a 4.000 € avranno avuto l’amara sorpresa di sentirsi dire dai CAF o da altri intermediari a cui si siano rivolti per la presentazione, che sotto sotto, senza pubblicità né tantomeno sbandieramento, il nobile governo ha inserito nella legge di stabilità una norma (simile a quelle scritte in piccolo nei contratti in modo che siano poco visibili) che elimina alle radice uno degli scopi per il quale il 730 era stato istituito e cioè il rimborso immediato, attraverso il sostituto di imposta, del credito fiscale maturato.
In parole povere: fino all’avvento del governo degli sbandieratori, nel mese di luglio i pensionati e i lavoratori dipendenti si vedevano accreditare l’importo dovuto; dopo il blitz (notturno?) del governo Renzi, l’Agenzia delle entrate si prenderà 6 mesi di tempo per valutare le detrazioni e poi neppure allora l’importo andrà diretto in busta paga, ma sarà l’Agenzia delle entrate a riservarsi di eseguire un bonifico. Va da sé che occorrerà comunicare (come non si sa ancora) il conto corrente sul quale il bonifico dovrà essere effettuato , il che complicherà ancora la vita di pensionati e dipendenti; alla grazia della semplificazione anch’essa sbandierata dai “nostri” ma per nulla attuata, anzi.
Una tacita e occulta controriforma rispetto alla introduzione del 730 che avvenne nel 1993 proprio allo scopo di accelerare i rimborsi.
La logica di ragionamento di un governante dovrebbe portarlo a capire come proprio coloro che hanno avuto grossi eccessi di imposte versate hanno la necessità e la aspettativa di vedersele rimborsate quanto prima, ma evidentemente il ragionamento di Renzi & Co. va in una direzione diversa. Il risultato è una complicazione, un ritardo che puzza fortemente di furbizia e costringe i contribuenti in credito ad aspettare minimo sei mesi ma forse ben di più; sempre che le procedure dei bonifici funzionino e non sia poi necessario fare ricorsi su ricorsi per ricevere indietro il dovuto; nel frattempo, ovviamente, bisogna provvedere a versare IMU, TASI e tutti gli altri vecchi e nuovi balzelli; nei tempi dovuti, pena sanzioni.
Insomma, hai un credito mettiamo di 5.000 € e neppure puoi compensarlo con altre tasse; il commento che viene in mente è quello dell’autista che è stato per questo condannato per vilipendio dello Stato ma meglio astenersi.
Per un governo che a ogni piè sospinto sbandiera la necessità del pagamento immediato (?) dei debiti della pubblica amministrazione non c’è male; probabilmente secondo Renzi e i suoi ministri l’imposta in eccesso incassata dallo Stato non è un debito; e mentre gli 80 € sono considerati necessari (probabilmente lo sono), pensionati e dipendenti con forti crediti aspettino pure.
Questa vicenda anche un po’ squallida conferma quanto rilevato da alcuni e cioè che il tentativo di risanare i conti pubblici è quasi totalmente sul versante fiscale e quasi niente su quello delle spese dello Stato, utilizzando anche mezzucci come in questo caso; e poi ci si stupisce se Standard & Poors non dà credito alla cura Renzi, ha ben chiaro che con la pressione fiscale e la mancanza di tagli seri alle spese (per seri intendo alle rendite parassitarie e agli sprechi e non alle funzioni vitali come educazione, sanità, sicurezza, previdenza, cultura) l’outlook non può essere che negativo.