Che succede se uno dei due coniugi decide di cambiare sesso e vuole comunque restare unito nel matrimonio, in comune accordo con l’altro coniuge? Secondo la legge, non può: l’unione deve finire, anche contro il volere della coppia. Questo è il caso che sarà discusso martedì 10 giugno dalla Corte Costituzionale, che andrà a verificare se sia legittima la cessazione degli effetti civili del matrimonio, prevista dal nostro ordinamento, nel caso in cui uno dei due coniugi cambi sesso.

I due ex sposi in questione sono arrivati in Cassazione dopo essersi visti annullare il matrimonio dall’ufficiale di stato civile, a seguito del cambio di sesso dell’uomo che è stato riconosciuto dal Tribunale di Bologna nel 2009. In sostanza, lui diventa una lei, i due vogliono rimanere una coppia sposata, ma il matrimonio viene automaticamente annullato e si determina una sorta di divorzio imposto ex lege. Alessandro Bernaroli è quindi diventato Alessandra dopo un’operazione chirurgica alla quale si è sottoposto in Thailandia. Bernaroli è determinato a ottenere il nuovo riconoscimento del matrimonio celebrato nel 2005, con una donna che oggi è sua omonima: “Saremo le prime spose gay”, ha dichiarato al Giornale. Ad inviare gli atti alla Corte Costituzionale è stata la Cassazione, secondo la quale l’annullamento automatico del matrimonio a seguito del cambio di sesso di uno dei due coniugi porta alla luce diverse violazioni, come quella del diritto di autodeterminazione nelle scelte sull’identità personale. Si andrebbe, inoltre, a configurare una cancellazione imperativa di una relazione affettiva stabile e continuativa, dotata di rilievo costituzionale e si sopprimerebbe la volontà individuale quanto all’esercizio del diritto personalissimo allo scioglimento del matrimonio. Non solo: che ne sarebbe del diritto alla vita familiare coniugale e di quello all’identità di genere? D’altra parte, questo tipo di annullamento coatto andrebbe a ledere anche il diritto dell’altro coniuge, quello che non ha effettuato alcun cambio di sesso, di scegliere se continuare o meno la relazione coniugale.

Un quadro che, per la Cassazione, contrasta con gli articoli 2, 3, 10, 24, 29 e 117 della Costituzione. Spetta alla Suprema Corte, anche sulla base di recenti pronunciamenti della Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo, deliberare sulla costituzionalità delle disposizioni che regolano questa materia: nel mirino una serie di articoli della legge 164 del 1982, che ora i 15 giudici della Consulta dovranno esaminare. Nel caso la sentenza dovesse accogliere l’istanza della coppia, ci sarebbe una fortissima spinta al riconoscimento sul piano giuridico delle unioni omosessuali.

In un’intervista esclusiva al sito giornalettismo.com, Francesco Bilotta, uno degli avvocati che ha difeso la coppia, cofondatore della Rete Lenford, evidenzia quanto questa sentenza possa diventare importante, al di là del singolo caso. “Rappresenta l’avvio di una narrazione sociale più ampia, più giusta – dice-. Questo caso è un cuneo all’interno di una ricostruzione complessiva di un sistema in cui le persone sono espropriate della possibilità di autodeterminarsi. Il cuore di questa vicenda è che due persone non possono scegliere di vivere insieme come coniugi solo perché una delle due – per realizzare sé stessa – ha deciso di adeguare il suo corpo al sesso che sente di avere”.

 

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