“Esaote rappresenta un caso dove si tocca con mano la collaborazione tra imprese e banche”. Nel 2009, Corrado Passera, ai tempi amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, si compiaceva così dei successi dell’azienda ligure, un gioiello italiano nel settore dei macchinari biomedici, spartito tra l’istituto torinese, Monte dei Paschi, Banca Carige e, come principale azionista, il fondo Ares dell’imprenditore italo-svizzero Ernesto Bertarelli. Cinque anni dopo, quelle parole hanno un sapore diverso. Esaote ha i conti in rosso e ha presentato un piano industriale che prevede sì 62 milioni di investimenti, ma anche 76 esuberi, il ricorso alla cassa integrazione, lo scorporo di due attività dell’azienda in altrettante nuove società. Un’operazione che ha messo in allarme i lavoratori, che il 10 giugno hanno indetto uno sciopero e sono scesi in corteo a Genova: i sindacati temono il futuro di quello che è stato un esempio di eccellenza industriale italiana.
Esaote è nata agli inizi degli anni Ottanta come costola del gruppo Ansaldo specializzata nella progettazione e produzione di apparecchi biomedicali, dalle sonde agli ecografi, dai sistemi per la risonanza magnetica ai tomografi, i macchinari usati nelle tac. Leggenda vuole che l’idea per la creazione della società venne al professor Carlo Castellano, storico presidente dell’azienda, all’ospedale di Torino: l’allora responsabile della pianificazione del gruppo Ansaldo vi fu ricoverato nel 1977, dopo essere stato gambizzato dalle Brigate Rosse. Nel 1994 l’impresa è stata privatizzata, fino ad arrivare all’attuale assetto societario: la parte del leone, con il 40% delle azioni, è fatta dal fondo Ares Life di Ernesto Bertarelli, l’armatore di Alinghi, mentre il resto è in mano alle banche, con Intesa in testa (19%) seguita da Mps (13%) e Carige (8%), e al fondo Tower 7 (13%) della holding lussemburghese Equinox, presieduta dal finanziere siciliano Salvatore Mancuso. Negli anni, l’azienda si è imposta come prima potenza del mercato europeo nel settore: ha venduto i suoi prodotti in 70 Paesi del mondo, ha aperto stabilimenti a Genova, Firenze, Maastricht in Olanda e Shenzen in Cina, dove lavorano 1350 persone, è arrivata a superare i 360 milioni di fatturato.
Eppure, negli ultimi tempi anche per Esaote sono arrivate le difficoltà. Il bilancio 2013, che l’assemblea si appresta ad approvare, registra conti in perdita e un fatturato fermo a quota 276 milioni, in netto calo rispetto ai 325 milioni del 2012. E proprio al momento di difficoltà attraversato dall’azienda fa riferimento la nota con cui Esaote presenta il piano industriale: “L’effetto combinato della crisi economica e delle modifiche strutturali del settore della diagnostica per immagini – anche a seguito dell’ingresso di concorrenti molto aggressivi e con rilevanti dimensioni – ha avuto pesanti effetti sulle posizioni competitive di Esaote, sia in Italia che all’estero”. Nel nostro Paese, sottolinea il comunicato, ha pesato anche la manovra di spending review “che ha portato ad una significativa contrazione degli investimenti in tecnologie medicali soprattutto del sistema sanitario nazionale”.
Così, il 28 maggio, l’azienda ha presentato un piano industriale che definisce “un’operazione di risanamento e di recupero di efficienza, per permettere la ripresa della crescita”. Da una parte, la società si impegna a investire 62 milioni di euro, 50 dei quali in ricerca e sviluppo. Dall’altra, tuttavia, annuncia l’intenzione di procedere con 76 esuberi, di esternalizzare 50 dipendenti del settore produzione, di ricorrere alla cassa integrazione per 120 lavoratori e di creare due nuove società in seno ad Esaote, una destinata ai software per gestire le immagini per gli ospedali e una all’attività di global service, che comprende l’intervento di assistenza in caso di macchinari malfunzionanti. “Temiamo che questo sia il preludio alla vendita di questi settori, con un conseguente futuro di incertezza per i lavoratori – spiega Antonio Caminito della Fiom Cgil – Siemens e Samsung si sono già fatte avanti per avere informazioni sul valore della società, mentre Monte dei Paschi e Carige hanno dato segnali di volere uscire dall’azienda”.
Secondo i sindacati, inoltre, le difficoltà di Esaote non sono solo colpa di crisi e spending review. “Negli ultimi quattro anni l’azienda non ha lanciato sul mercato nessun nuovo prodotto – continua il sindacalista – senza innovazione non si va da nessuna parte”. In realtà, fa sapere l’azienda, l’ultimo prodotto risale al 2011 e a luglio si prevede il lancio di due nuovi ecografi. Nel mezzo, un periodo di tre anni.
Altro terreno di scontro con i sindacati, l’ipotesi di trasferire lo stabilimento genovese nel parco scientifico di Erzelli. Nell’area dove insiste l’attuale struttura, a Sestri Ponente, sorgerà un centro commerciale Coop, dove l’azienda intende reinserire parte dei 76 esuberi. “Non possiamo accettare che trasformino tecnici in cassieri – obietta Caminito – Inoltre, l’azienda si era impegnata, nel trasferimento a Erzelli, a mantenere i posti di lavoro. Cosa che non sta facendo”. Così i lavoratori hanno indetto sciopero e manifestazione per martedì, con un corteo fin sotto il Comune di Genova. Le sigle sindacali hanno inoltre presentato un proprio piano industriale alternativo: cancellare gli esuberi, tagliare i costi (macchine aziendali, contratti telefonici, trasferte dei dipendenti), ampliare il portafoglio dei prodotti per il periodo 2014-2018, fidelizzare i clienti, consolidare il marchio.
Lavoro & Precari
Esaote, 76 esuberi e cassa integrazione per 120. Sindacati manifestano a Genova
La società di apparecchi biomedicali sente la crisi e presenta un piano industriale con tagli, rilocalizzazioni dei dipendenti e investimenti per 62 milioni. I lavoratori contestano le scelte e l'assenza da anni di nuovi prodotti
“Esaote rappresenta un caso dove si tocca con mano la collaborazione tra imprese e banche”. Nel 2009, Corrado Passera, ai tempi amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, si compiaceva così dei successi dell’azienda ligure, un gioiello italiano nel settore dei macchinari biomedici, spartito tra l’istituto torinese, Monte dei Paschi, Banca Carige e, come principale azionista, il fondo Ares dell’imprenditore italo-svizzero Ernesto Bertarelli. Cinque anni dopo, quelle parole hanno un sapore diverso. Esaote ha i conti in rosso e ha presentato un piano industriale che prevede sì 62 milioni di investimenti, ma anche 76 esuberi, il ricorso alla cassa integrazione, lo scorporo di due attività dell’azienda in altrettante nuove società. Un’operazione che ha messo in allarme i lavoratori, che il 10 giugno hanno indetto uno sciopero e sono scesi in corteo a Genova: i sindacati temono il futuro di quello che è stato un esempio di eccellenza industriale italiana.
Esaote è nata agli inizi degli anni Ottanta come costola del gruppo Ansaldo specializzata nella progettazione e produzione di apparecchi biomedicali, dalle sonde agli ecografi, dai sistemi per la risonanza magnetica ai tomografi, i macchinari usati nelle tac. Leggenda vuole che l’idea per la creazione della società venne al professor Carlo Castellano, storico presidente dell’azienda, all’ospedale di Torino: l’allora responsabile della pianificazione del gruppo Ansaldo vi fu ricoverato nel 1977, dopo essere stato gambizzato dalle Brigate Rosse. Nel 1994 l’impresa è stata privatizzata, fino ad arrivare all’attuale assetto societario: la parte del leone, con il 40% delle azioni, è fatta dal fondo Ares Life di Ernesto Bertarelli, l’armatore di Alinghi, mentre il resto è in mano alle banche, con Intesa in testa (19%) seguita da Mps (13%) e Carige (8%), e al fondo Tower 7 (13%) della holding lussemburghese Equinox, presieduta dal finanziere siciliano Salvatore Mancuso. Negli anni, l’azienda si è imposta come prima potenza del mercato europeo nel settore: ha venduto i suoi prodotti in 70 Paesi del mondo, ha aperto stabilimenti a Genova, Firenze, Maastricht in Olanda e Shenzen in Cina, dove lavorano 1350 persone, è arrivata a superare i 360 milioni di fatturato.
Eppure, negli ultimi tempi anche per Esaote sono arrivate le difficoltà. Il bilancio 2013, che l’assemblea si appresta ad approvare, registra conti in perdita e un fatturato fermo a quota 276 milioni, in netto calo rispetto ai 325 milioni del 2012. E proprio al momento di difficoltà attraversato dall’azienda fa riferimento la nota con cui Esaote presenta il piano industriale: “L’effetto combinato della crisi economica e delle modifiche strutturali del settore della diagnostica per immagini – anche a seguito dell’ingresso di concorrenti molto aggressivi e con rilevanti dimensioni – ha avuto pesanti effetti sulle posizioni competitive di Esaote, sia in Italia che all’estero”. Nel nostro Paese, sottolinea il comunicato, ha pesato anche la manovra di spending review “che ha portato ad una significativa contrazione degli investimenti in tecnologie medicali soprattutto del sistema sanitario nazionale”.
Così, il 28 maggio, l’azienda ha presentato un piano industriale che definisce “un’operazione di risanamento e di recupero di efficienza, per permettere la ripresa della crescita”. Da una parte, la società si impegna a investire 62 milioni di euro, 50 dei quali in ricerca e sviluppo. Dall’altra, tuttavia, annuncia l’intenzione di procedere con 76 esuberi, di esternalizzare 50 dipendenti del settore produzione, di ricorrere alla cassa integrazione per 120 lavoratori e di creare due nuove società in seno ad Esaote, una destinata ai software per gestire le immagini per gli ospedali e una all’attività di global service, che comprende l’intervento di assistenza in caso di macchinari malfunzionanti. “Temiamo che questo sia il preludio alla vendita di questi settori, con un conseguente futuro di incertezza per i lavoratori – spiega Antonio Caminito della Fiom Cgil – Siemens e Samsung si sono già fatte avanti per avere informazioni sul valore della società, mentre Monte dei Paschi e Carige hanno dato segnali di volere uscire dall’azienda”.
Secondo i sindacati, inoltre, le difficoltà di Esaote non sono solo colpa di crisi e spending review. “Negli ultimi quattro anni l’azienda non ha lanciato sul mercato nessun nuovo prodotto – continua il sindacalista – senza innovazione non si va da nessuna parte”. In realtà, fa sapere l’azienda, l’ultimo prodotto risale al 2011 e a luglio si prevede il lancio di due nuovi ecografi. Nel mezzo, un periodo di tre anni.
Altro terreno di scontro con i sindacati, l’ipotesi di trasferire lo stabilimento genovese nel parco scientifico di Erzelli. Nell’area dove insiste l’attuale struttura, a Sestri Ponente, sorgerà un centro commerciale Coop, dove l’azienda intende reinserire parte dei 76 esuberi. “Non possiamo accettare che trasformino tecnici in cassieri – obietta Caminito – Inoltre, l’azienda si era impegnata, nel trasferimento a Erzelli, a mantenere i posti di lavoro. Cosa che non sta facendo”. Così i lavoratori hanno indetto sciopero e manifestazione per martedì, con un corteo fin sotto il Comune di Genova. Le sigle sindacali hanno inoltre presentato un proprio piano industriale alternativo: cancellare gli esuberi, tagliare i costi (macchine aziendali, contratti telefonici, trasferte dei dipendenti), ampliare il portafoglio dei prodotti per il periodo 2014-2018, fidelizzare i clienti, consolidare il marchio.
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Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Il Segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato alla Cbs che ci sarà un aumento dei casi di detenzione simili a quello del manifestante filo-palestinese Mahmoud Khalil. "Ogni giorno, ormai - ha aggiunto - approviamo revoche di visti e anche di Green Card".
"Devi fare certe dichiarazioni", ha spiegato a proposito dei non cittadini che arrivano negli Stati Uniti. "Se ci dici, quando fai domanda per un visto, che stai arrivando negli Stati Uniti per partecipare a eventi pro-Hamas che vanno contro gli interessi della politica estera... Se ci avessi detto che lo avresti fatto, non ti avremmo mai dato il visto".
Beirut, 16 mar. (Adnkronos) - Hezbollah ha condannato in una dichiarazione gli attacchi americani contro obiettivi Houthi nello Yemen. "Affermiamo la nostra piena solidarietà nei confronti del coraggioso Yemen e chiediamo a tutti i popoli liberi del mondo e a tutte le forze di resistenza nella nostra regione e nel mondo di unirsi per contrastare il progetto sionista americano contro i popoli della nostra nazione", ha scritto in una nota il Partito di Dio.
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi americani in Yemen sono "un avvertimento per gli Houthi e per tutti i terroristi". Lo ha detto a Fox News il vice inviato degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Morgan Ortagus, sottolineando che "questa non è l'amministrazione Biden. Se colpisci gli Stati Uniti, il presidente Trump risponderà. Il presidente Trump sta ripristinando la leadership e la deterrenza americana in Medio Oriente".
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Steve Witkoff, ha definito "inaccettabili" le ultime richieste di Hamas in merito al cessate il fuoco a Gaza. Riferendosi alla conferenza del Cairo di inizio mese, l'inviato statunitense per il Medio Oriente ha detto alla Cnn di aver "trascorso quasi sette ore e mezza al summit arabo, dove abbiamo avuto conversazioni davvero positive, che descriverei come un punto di svolta, se non fosse stato per la risposta di Hamas".
Hamas avrebbe insistito affinché i negoziati per un cessate il fuoco permanente iniziassero lo stesso giorno del prossimo rilascio di ostaggi e prigionieri palestinesi. Secondo Al Jazeera, Hamas ha anche chiesto che, una volta approvato l'accordo, i valichi di frontiera verso Gaza venissero aperti, consentendo l'ingresso degli aiuti umanitari prima del rilascio di Edan Alexander e dei corpi di quattro ostaggi. Inoltre, il gruppo ha chiesto la rimozione dei posti di blocco lungo il corridoio di Netzarim e l'ingresso senza restrizioni per i residenti di Gaza che tornano dall'estero attraverso il valico di Rafah.
"Abbiamo trascorso parecchio tempo a parlare di una proposta di ponte che avrebbe visto il rilascio di cinque ostaggi vivi, tra cui Edan Alexander, e anche, tra l'altro, il rilascio di un numero considerevole di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane", ha detto Witkoff. "Pensavo che la proposta fosse convincente: gli israeliani ne erano stati informati e avvisati in anticipo". "C'è un'opportunità per Hamas, ma si sta esaurendo rapidamente", ha continuato Witkoff. " Con quello che è successo ieri con gli Houthi, ciò che è successo con il nostro ordine di attacco, incoraggerei Hamas a diventare molto più ragionevole di quanto non sia stato finora".
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano ha scoperto un nascondiglio di armi nel campo profughi di Nur Shams, fuori Tulkarem, nella Cisgiordania settentrionale. Lo ha reso noto l'Idf, precisando che sono state rinvenute diverse borse contenenti armi, una delle quali conteneva anche un giubbotto con la scritta 'Unrwa'. Le armi confiscate sono state consegnate alle forze di sicurezza per ulteriori indagini.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un missile lanciato dagli Houthi è caduto a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai. Lo ha riferito la radio dell'esercito israeliano, aggiungendo che l'Idf sta indagando per stabilire se il missile fosse diretto contro Israele.
Passo del Tonale, 15 mar.(Adnkronos) - Che l’aspetto competitivo fosse tornato ad essere il cuore pulsante di questa quinta edizione della Coppa delle Alpi era cosa già nota. Ai piloti il merito di aver offerto una gara esaltante, che nella tappa di oggi ha visto Alberto Aliverti e Francesco Polini, sulla loro 508 C del 1937, prendersi il primo posto in classifica scalzando i rivali Matteo Belotti e Ingrid Plebani, secondi al traguardo sulla Bugatti T 37 A del 1927. Terzi classificati Francesco e Giuseppe Di Pietra, sempre su Fiat 508 C, ma del 1938. La neve, del resto, è stata una compagna apprezzatissima di questa edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo forse a rendere ancor più sfidante e autentica la rievocazione della gara di velocità che nel 1921 vide un gruppo di audaci piloti percorrere 2300 chilometri fra le insidie del territorio alpino, spingendo i piloti a sfoderare lo spirito audace che rappresenta la vera essenza della Freccia Rossa.
Nel pomeriggio di oggi, dalla ripartenza dopo la sosta per il pranzo a Baselga di Piné, una pioggia battente ha continuato a scendere fino all’arrivo sul Passo del Tonale, dove si è trasformata in neve. Neve che è scesa copiosa anche in occasione del primo arrivo di tappa a St. Moritz e ieri mattina, sul Passo del Fuorn. Al termine di circa 880 chilometri attraverso i confini di Italia, Svizzera e Austria, i 40 equipaggi in gara hanno finalmente tagliato il traguardo alle 17:30 di oggi pomeriggio all’ingresso della Pista Ghiaccio Val di Sole, dove hanno effettuato il tredicesimo ed ultimo Controllo Orario della manifestazione.
L’ultimo atto sportivo dell’evento è stato il giro nel circuito, all’interno del quale le vetture si sono misurate in una serie di tre Prove Cronometrate sulla neve fresca valide per il Trofeo Ponte di Legno, vinto da Francesco e Giuseppe Di Pietra. L’altro trofeo speciale, il Trofeo Città di Brescia, ovvero la sfida 1 vs 1 ad eliminazione diretta di mercoledì sera in Piazza Vittoria, era stato anch’esso vinto da Aliverti-Polini.