Criminalità online, codice deontologico dei giornalisti e intercettazioni. Sono questi i temi principali affrontati da Antonello Soro, presidente dell’Autorità Garante della Privacy, durante la presentazione della Relazione annuale dell’Autorità. Al centro dell’intervento, l’aumento delle forme di criminalità online, dal “furto di identità fino alla più organizzata criminalità cibernetica. E’ un’emorragia stimata in 500 miliardi di dollari l’anno tra identità violate, segreti aziendali razziati, portali messi fuori uso e moneta virtuale sottratta”. Soro porta l’attenzione anche “sull’esigenza di porre la tutela dei dati a fondamento dello statuto di cittadinanza”, una necessità rilanciata dal caso di Edward Snowden. “Le rivelazioni su Prism (il programma di sorveglianza elettronica messo a punto dalla National Security Agency, ndr) – dice – hanno dimostrato quanto possa essere rischiosa per la democrazia la combinazione in un unico Paese, ancorché democratico, tra concentrazione dei principali provider e leggi emergenziali contro il terrorismo”. 

“Le violazioni troppo spesso coinvolgono sistemi vulnerabili – ha proseguito Soro – perché non aggiornati e siti programmati senza i migliori standard di sicurezza”. “Sono sempre più frequenti – ha aggiunto – i casi di incitamento all’odio ma anche fenomeni, quali il cyber bullismo e grooming (adescamento), spesso alimentati dalla logica del branco o dall’infondata presunzione di anonimato e diretti contro un soggetto vulnerabile doppiamente perché meno consapevole dei pericoli della rete e maggiormente esposto al trauma che la violenza determina in personalità ancora in evoluzione”.

Per quanto riguarda l’informazione e la deontologia giornalistica, Soro ritiene “si sia persa un’occasione importante per affrontare i numerosi problemi aperti e tuttora irrisolti, attraverso gli strumenti dell’autodisciplina e al di fuori di interventi autoritativi del legislatore”. Parole che si riferiscono all’aggiornamento del Codice deontologico dei giornalisti, non approvato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine. Nel testo, inoltre, in merito alle intercettazioni “si proponeva di dare notizia di tutto ciò che avesse rilievo pubblico, ma nel rispetto della dignità di ciascuno ed espungendo dettagli di vita privata, spesso intimi, privi di rilievo ai fini di una corretta informazione dei cittadini. Privilegiando i contenuti rispetto alla trascrizione letterale”. E riferendosi al provvedimento per la tutela dei cittadini intercettati, “che ha registrato qualche incomprensione”, dice: “Pensiamo che non sia più rinviabile, da parte di tutte le istituzioni coinvolte, un supplemento di responsabilità”.

Nella bozza del Codice deontologico presentata dal Garante, dopo avere ricordato, come nella precedente versione, che “la professione giornalistica si svolge senza autorizzazioni o censure”, si aggiungeva una precisazione: “nei limiti dell’essenzialità dell’informazione”, ponendo così un limite all’autonomia della professione che già era enunciato nel vecchio codice ma non come recinto dai confini discrezionali alla libertà garantita dall’articolo 21. Nell’articolato le restrizioni più importanti riguardavano la pubblicazione del testo letterale delle intercettazioni telefoniche e i limiti al diritto di cronaca per i fatti antichi, coperti secondo il Garante da un indeterminato ‘diritto all’oblio’. Concorda con l’intervento del Garante anche il presidente del Senato Pietro Grasso, che spiega di “aver accolto con favore” l’iniziativa dell’Autorità per un aggiornamento del codice del 1998 sul trattamento dei dati personali in ambito giornalistico. “Gli operatori dell’informazione svolgono un ruolo fondamentale di vigilanza sulla vita democratica del Paese. Tuttavia tale compito deve essere svolto in modo responsabile per non ledere il diritto alla riservatezza, la dignità e l’autonomia dei soggetti che ne sono coinvolti”.

Riguardo al cosiddetto redditometro, Soro sottolinea anche che serve un “giusto equilibrio tra legittime esigenze di contrasto all’evasione fiscale e il diritto dei cittadini affinché siano utilizzate solo informazioni pertinenti impedendo illegittime profilazioni dei contribuenti basate sull’individuazione presuntiva delle spese”. Sul redditometro aggiunge poi che “in collaborazione con l’agenzia delle entrate abbiamo individuato il giusto equilibrio”. Le regole del mondo finanziario, secondo Grasso, devono”valere anche per internet: come siamo chiamati a contrastare i ‘paradisi fiscali’ e il segreto bancario in caso di reati economici dobbiamo contrastare i ‘paradisi virtuali’ dove risiedono server che non consentono la rintracciabilità, o la rendono estremamente difficile, di chi ha commesso crimini perseguibili dal nostro ordinamento”. 

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