Il finanziere George Soros ha messo gli occhi sugli immobili pubblici italiani. Secondo quanto ricostruisce Il Sole 24 Ore, infatti, il magnate di origini ungheresi naturalizzato statunitense – che nel 1992 speculò contro la lira causandone una svalutazione del 30% – ha fatto un’offerta per il pacchetto di 21 palazzi del Fondo immobili pubblici (Fip) messi in vendita dallo Stato nel mese di maggio. Si tratta di uffici ministeriali e dell’Agenzia delle Entrate ma anche caserme e uffici della Guardia di Finanza e dell’esercito. Soros, attraverso il suo fondo Quantum Strategic Partners alleato con la società americana Kennedy Wilson, parteciperà dunque all’asta per l’aggiudicazione degli immobili gestiti dalla Sgr Investire Immobiliare (la società controllata dalla Banca Finnat della famiglia Nattino). Ma dovrà vedersela con due contendenti agguerriti: i fondi Usa Blackstone, che in Italia ha già all’attivo l’acquisizione della storica sede del Corriere della Sera in via Solferino (oltre che il 20% di Versace), e Cerberus.
Il valore del “portafoglio” in palio è stimato in 800 milioni di euro. In parallelo sarebbe poi in corso un’asta anche su alcuni pacchetti minori che comprendono tra l’altro tre caserme, tra cui quella dell’Aquila che ospito il vertice del G8 del 2009. Per il fondo Quantum di Soros – assistito, scrive Il Sole, dagli advisor della società immobiliare Beni Stabili – si tratta della seconda operazione allo studio in Italia dopo quella del marzo scorso, quando a sorpresa ha rilevato il 5% di Igd – Immobiliare Grande Distribuzione Siiq, società bolognese controllata da Coop Adriatica e Unicoop Tirreno, il cui patrimonio è costituito da supermercati e gallerie commerciali.
Il venditore, Fip, è il primo fondo immobiliare promosso dallo Stato italiano e in pancia ha 394 immobili in tutta Italia per un valore di circa 3,9 miliardi di euro. E’ uno dei tanti progetti messi in campo negli ultimi vent’anni per “monetizzare” dismettendo palazzi, caserme, terreni e altre proprietà pubbliche. Ma il fondo gestito dalla sgr dei Nattino – la cui Banca Finnat fu accusata di aggiotaggio da monsignor Nunzio Scarano nel corso degli interrogatori sull’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica – è anche al centro dell’inchiesta per la bancarotta della Sopaf, la holding dei fratelli Magnoni: ruotano intorno alla cessione di quote Fip i rapporti tra la Sopaf e le casse di previdenza dei giornalisti e dei medici, che sarebbero state truffate dai Magnoni.