Gli attacchi che sta ricevendo Barbara Spinelli sono vergognosi. E’ vero che non ha mantenuto la parola data, ma è una fortuna che non l’abbia mantenuta, perché quella “parola data” era sbagliata. La Spinelli ha fatto benissimo a tenersi il seggio. Purtroppo ha sbagliato, lei come Moni Ovadia, a dire prima del voto che non se lo sarebbe tenuto. Gli auto-sabotamenti della Lista Tsipras dimostrano l’atavico masochismo della cosiddetta sinistra radicale italiana, che non riesce a godere neanche quando raggiunge (a fatica) il quorum. La Spinelli ha cambiato idea, è vero, ma l’idea originaria era errata. E le condizioni di partenza molto diverse. Da cittadino italiano sono molto felice che sia stata lei, e non altri, ad avere ricevuto la candidatura a vicepresidente del Parlamento Europeo. Lei stessa non si aspettava così tante preferenze (64mila) ed è comprensibile che Tsipras preferisca avere lei accanto che non Furfaro (quota Sel). Condivido il pensiero di Enrico Mentana: “Dove sta il dramma? E’ come se un campione, dopo aver accettato di giocare qualche minuto si rendesse disponibile a restare in campo per tutto l’incontro, e i compagni invece di ringraziarlo cominciassero a polemizzare: ‘Eh no, avevi detto che poi uscivi, non sei coerente'”.
Purtroppo la situazione è stata gestita male. In parte anche da Barbara Spinelli. L’errore non è avere deciso di tenersi il seggio: l’errore, anzi gli errori, sono arrivati prima. In particolare tre.
1) Avere avuto l’idea folle, e francamente fastidiosa, di pretendere il voto dicendo in partenza che non sarebbe stato rispettato. Sfugge alla logica, e francamente alla morale, pretendere di votare Moni Ovadia sapendo poi che sarebbe entrato Curzio Maltese (e non ho nulla contro Maltese). Così come sfugge alla logica, e francamente alla morale, pretendere di votare Barbara Spinelli sapendo che poi sarebbe entrato al suo posto un uomo di Vendola o di Rifondazione Comunista. Sarebbe come dire: “Venite a vedere Bruce Springsteen”, e poi al concerto ti trovi una cover band (magari scrausa). La Spinelli ha sbagliato a dire no all’inizio e ha fatto bene a dire sì adesso. Moni Ovadia ha sbagliato a dire no all’inizio e ha sbagliato a ribadirlo adesso. E’ paradossale che la sinistra “radicale”, la prima (giustamente) a essere a favore delle preferenze, ne faccia poi scempio. E dirlo prima non è un alibi, casomai un surplus di masochismo: ne conosco tanti, ma tanti, che non hanno votato Tsipras proprio perché sapevano che a Bruxelles non ci sarebbero andati i Moni e le Barbara, ma i soliti (ig)noti.
2) Avere accettato che la Lista Tsipras fosse invasa da coloro che, dalla Sinistra Arcobaleno in poi, non ne hanno indovinato mezza. Sono stato tra i primi firmatari della Lista e so come è andata: ricordo bene una lunga telefonata con Paolo Flores D’Arcais pochi giorni dopo la nascita della lista. L’idea era quella di una forza movimentista, senza residuati bellici e “revenants” tipo Mussi e Vendola. Ecco perché andavano benissimo gli Ovadia e le Zanardo. Poi però c’è stata la faida, l’ennesima, tra sinistra gauche caviar (che palle) e giustizialista. E’ come se, prima ancora di nascere, la quota Repubblica (Spinelli, Maltese) avesse accettato più o meno tacitamente la cacciata dei giustizialisti in quota Fatto (Camilleri, Flores D’Arcais, travaglisti, grillini inquieti, etc) pur di avere l’aiuto decisivo di Sel e Rc per raccogliere le firme necessarie per candidarsi. Questo è un aspetto chiave: in quanto forza neonata, la lista Tsipras ha avuto bisogno di esperti in materia, capaci di raccogliere in tempo rapido le migliaia di firme richieste in ogni regione, altrimenti la soglia in Valle d’Aosta – per fare l’esempio più evidente – non sarebbe mai stata raggiunta. A questo punto sono diventati decisivi gli aiuti “logistici” e “burocratici” di Sel e Rc, che hanno però trasformato la Lista Tsipras in una sorta di Rivoluzione Civile 2.0. Ovviamente, poi, Sel e Rc hanno chiesto in cambio qualcosa, ovvero la garanzia di un seggio. E dal loro punto di vista hanno fatto bene, perché nulla si fa gratis. Men che meno in politica. Non ho nulla contro Furfaro (24mila preferenze), che non conosco e che è certo una brava persona. Sel e Rc dovrebbero però avere a cuore un minimo di onestà intellettuale e sapere che, senza le Spinelli e gli Ovadia, il quorum lo avrebbero visto solo in foto. Forse.
3) C’è un ulteriore problema. Curzio Maltese, stamani su il Fatto Quotidiano, si rammarica per questa caricaturale “terapia di gruppo” che sta caratterizzando un po’ fantozzianamente i primi passi della Lista Tsipras. Poi, pur difendendola, lancia una stoccata a Barbara Spinelli, rea di avere troppo attaccato i sacri compagni di Sel. Maltese sa bene che la Spinelli ha contestato Sel per un aspetto nevralgico: l’ambiguità politica. Così come in Italia Sel alterna l’opposizione quasi-vera al ruolo di stampella di Renzi e Pd, analogamente in Europa una parte di Sel (do you know Migliore?) non ha ancora deciso se stare con il Pse o Tsipras (Gue: Groupe Gauche Unitaire Européenne). E’ per questo che la Spinelli non ha soltanto deciso di tenersi il seggio, ma ha anche scelto – invece di sorteggiare tra Centro e Sud – di tenersi il Centro per togliere il posto a Sel e lasciarlo ai meno ambigui sodali di Rifondazione Comunista.
E’ un bene, un gran bene, che Barbara vada in Parlamento. Ma è triste, molto triste, che la sinistra italiana sia sempre così brava a sabotarsi da sola.