Gli eletti a 5 stelle sono entrati negli uffici temporanei in attesa di sapere dove e con chi si alleeranno. Il capodelegazione Corrao: "L'ultima parola spetta ai cittadini". L'accordo con l'Ukip sembra ormai a buon punto, ma nei prossimi giorni non si escludono nuovi incontri
L’alleanza tra il Movimento 5 stelle e l’Ukip di Farage in Europa sembra sempre più vicina. Giovedì 12 giugno voterà la rete, ma a Bruxelles sembra un dettaglio che non preoccupa molti. “Il Movimento”, ha detto Ignazio Corrao eurodeputato e capodelegazione M5S, “è pronto a stringere alleanze tattiche in Ue e a turarsi il naso pur di portare avanti il proprio programma europeo”. Nelle scorse ore sono continuati i contatti tra le due parti, e il leader indipendentista Nigel Farage si dice fiducioso. “I colloqui”, ha detto il politico inglese, “per la formazione del gruppo euroscettico con l’Ukip sono in corso. Sono fiducioso che faremo un gruppo con 50-55 eurodeputati e continuiamo ad avere colloqui con il M5S. Aspettiamo il risultato del loro referendum ma non crediamo che abbiano molto in comune con i Verdi, che sono federalisti fanatici e a favore della guerra, e i conservatori, che sono euroscettici solo di facciata”. Per il leader dell’Ukip “gli europeisti fanatici hanno paura di Farage e Grillo insieme“.
I diciassette pentastellati sono arrivati nelle scorse ore a Bruxelles e hanno fatto il loro primo ingresso nel Parlamento europeo. Nella mattinata hanno sbrigato le pratiche burocratiche e preso possesso degli uffici temporanei, ovvero gli spazi che utilizzeranno finché non avranno deciso a quale gruppo politico aderire. E sulla loro futura alleanza in Europa, la risposta è sempre la stessa: deciderà la rete. “Saranno i cittadini a decidere, non noi”, ha subito messo le mani avanti Ignazio Corrao, 29 anni siciliano, il capo-delegazione M5S al Parlamento europeo. “Noi pratichiamo un concetto politico assolutamente nuovo, si chiama democrazia diretta”. Corrao ha precisato che “questo prevede confronti con tutti, poi le varie opzioni verranno messe in rete e verrà presa una decisione”.
Il voto molto probabilmente sarà giovedì 12 giugno. A dare una data è Claudio Messora, da poco nominato responsabile della Comunicazione 5 stelle a Bruxelles, che ha accompagnato i diciassette eletti in parlamento. Agli iscritti al movimento, in occasione del voto, verranno presentate le varie opzioni e chiariti i motivi pratici per cui si è scelto di aderire ad un gruppo politico – peso nelle commissioni, partecipazione alla conferenza dei Presidenti di gruppi, assegnazione di rapporti legislativi, presentazioni di emendamenti, tempo di parola in Aula, finanziamenti europei, possibilità di assumere personale e così via.
Nella consultazione online, spiega Messora, verrà spiegato perché sono stati presi in considerazione determinati gruppi a fronte dei negoziati. In pole position sembra essere l‘Efd di Nigel Farage il quale, però, potrebbe non essere in grado di costituire un gruppo nuovo dopo le defezioni di danesi e finlandesi, entrambi passati con i conservatori dell’Ecr, il gruppo di cui fanno parte i Tories del premier britannico David Cameron. Proprio l’Ecr è uno dei gruppi con il quale il M5S potrebbe aver preso dei contatti, anche se nelle scorse settimane la direzione dei no euro tedeschi dell’AfD, entrati a far parte dell’Ecr, ha smentito ogni contatto.
E l’opzione Verdi? “Da loro non abbiamo ricevuto nessuna richiesta concreta, mentre altri gruppi hanno espresso il chiaro desiderio di collaborare con noi – ha risposto Messora – Noi abbiamo già chiesto un incontro ufficialmente, ma la risposta è stata un ‘no’ per motivazioni di tipo ideologico”. In realtà i Verdi non hanno chiesto al M5S di chiarire lo stato dell’accordo con Farage, le cui posizioni sono giudicate dai Verdi in perfetta antitesi con le loro. Ma secondo Messora “non possiamo togliere un candidato perché a un altro non va bene, non sarebbe democratico”.
Il termine ultimo per formare un gruppo politico al Parlamento europeo e firmare il conseguente accordo politico è fissato al 24 giugno. Dopo tale data, i partiti e movimenti nazionali che non avranno trovato una casa, finiranno nei non iscritti, i cui membri hanno davvero poco peso sull’intero procedimento legislativo parlamentare.