La cooperativa di Venezia che gestiva gli appalti per la costruzione del sistema di acque mobili ha versato per due volte 100mila euro. L'istituzione: "Contributi contabilizzati, acquisiti in modo trasparente e finalizzati a scopi istituzionali"
Non uno, ma due finanziamenti. Entrambi da 100 mila euro. Nel 2009 e nel 2010 la Co.ve.Co, coop di Venezia che gestiva gli appalti per la costruzione del Mose e coinvolta nello scandalo tangenti, ha versato soldi alla fondazione Marcianum, fondata dall’allora patriarca Angelo Scola. Nel pizzino sequestrato ad una dipendente è scritta la contabilità delle elargizioni della cooperativa fino al 2011 e a fianco di Davide Zoggia (ex presidente Pd e non indagato) e Lia Sartori (ex europarlamentare di Forza Italia), c’è anche la fondazione . “Si tratta”, specificano dalla dirigenza, “di contributi contabilizzati, acquisiti in modo trasparente e finalizzati esclusivamente a scopi istituzionali”. E nel dare spiegazioni, l’istituzione specifica che per due volte (non una sola volta come compariva nel foglio sequestrato) ha ricevuto i fondi, entrambi in qualità di «socio sostenitore». La volontà è quella di chiarire che, in quei finanziamenti, non ci sarebbe nulla di illegittimo.
Co.Ve.Co, impresa che fa parte dell’Ati di Mantovani, avrebbe fatto richiesta formale di adesione in qualità di socio sostenitore alla Fondazione Marcianum il 3 ottobre 2008, divenendone poi parte integrante con una decisione ratificata dal Consiglio della Fondazione in data 5 giugno 2009. E infatti i due finanziamenti di 100 sono posteriori. «Ha contribuito come da previsione statutaria per 100mila euro nel 2009 e per 100mila nel 2010 – spiegano dalla Fondazione- il tutto è debitamente registrato nei libri contabili della Fondazione». La fondazione, fondata dall’allora Patriarca Angelo Scola, oggi arcivescovo di Milano, vede tra i soci fondatori il Consorzio Venezia Nuova, e tra i soci sostenitori la Mantovani. In Cda, invece, tra i consiglieri figura lo stesso Giorgio Orsoni, e come amministratore delegato c’è Marco Agostini, direttore generale del Comune.
«Nella propria gestione la Fondazione, in coerenza con il profilo dei propri soci e dei propri organi, si è sempre attenuta a rigorosi principi di correttezza e trasparenza – scrive la Fondazione – tutti i contributi sono sempre stati regolarmente contabilizzati, acquisiti in modo trasparente sulla base di disposizioni degli enti erogatori e dei competenti organi della Fondazione, tutte le spese sono state finalizzate esclusivamente al perseguimento dei propri scopi istituzionali. Il fatto che la Fondazione Marcianum sia stata impropriamente chiamata in causa nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per il Mose impone la scontata precisazione che nessuna utilità è stata riversata a terzi al di fuori delle attività proprie». Ma in passato alcuni finanziamenti avevano già fatto discutere, a partire da quello di Giancarlo Galan, che fece rinascere la fondazione nel 2004 con 50 milioni per ristrutturare il seminario patriarcale della salute. Un finanziamento che ha consentito (come si legge sul sito della Regione Veneto) di restaurare anche i marmi della facciata settentrionale della Basilica di San Marco, e la realizzazione del polo culturale alla Salute.