La settima commissione del Csm ha approvato a maggioranza una relazione con contestazione a entrambi i contendenti. E ravvisa "lacune" nell'organizzazione degli uffici e nell'assegnazione dei fascicoli. Il procuratore capo avrebbe dovuto "motivare" l'assegnazione del processo Ruby a Ilda Boccassini, l'aggiunto è stato "inerte" nel segnalare i ritardi nell'inchiesta Sea-Gamberale
Possibile procedimento discilplinare per entrambi i contendenti dello scontro in Procura di Milano, il capo Edmondo Bruti Liberati e l’aggiunto Alfredo Robledo. E la segnalazione di “lacune” nei meccanismi di assegnazione dei fascicoli, cioè il nodo del contendere che ha portato allo scontro che ha spaccato in due la Procure in relazione alle inchieste più delicate degli ultimi anni, dal caso Ruby a Expo2015 passando per Sea-Gamberale. È la conclusione della Settima commissione del Consiglio superiore della magistratura (competente per l’organizzazione degli uffici) nella relazione approvata a maggioranza la scorsa settimana (ma i cui contenuti sono stati resi noti solo oggi) sul caso dello scontro in procura. Le decisioni definiutive saranno prese dal plenum del Csm.
L’assegnazione del fascicolo sul caso Ruby a Ilda Boccassini da parte del procuratore capo Edmondo Bruti Liberati – uno dei motivi scatenanti del ricorso presentato al Csm da Robledo – “è avvenuta nella prima fase solo verbalmente” e poi ”è stata successivamente confermata con provvedimento formale privo tuttavia di motivazione”. La motivazione sarebbe stata opportuna “per scongiurare qualunque possibilità di rischio di esporre l’ufficio al pur semplice sospetto di una gestione personalistica di indagini delicate concernenti un esponente di spicco della politica nazionale”, sottolinea la commissione con riferimento a Silvio Berlusconi.
Nella relazione si chiede al plenum dell’organo di autogoverno dei giudici di valutare l’azione disciplinare verso entrambi i contendenti, il procuratore capo Bruti Liberati e l’aggiunto Robledo. Ma a finire nel mirino è il “progetto organizzativo” della procura di Milano, che “mostra oggi significative lacune”, in particolare “la mancanza di una precisa disciplina relativa ai criteri di assegnazione degli affari ai Dipartimenti”. Nella relazione finale, la commissione lamenta “il mancato aggiornamento del progetto organizzativo dell’ufficio” che “ha lasciato prosperare, su profili non codificati e con episodici effetti distorsivi sugli stessi criteri di assegnazione degli affari, prassi disomogenee”. Per la commissione, tuttavia, nonostante i rilievi mossi, la risposta dell’ufficio “è stata tempestiva ed efficiente” ed è da escludersi, come affermato anche dal procuratore generale Manlio Minale, che i fatti segnalati “abbiano comportato pregiudizio per l’azione giudiziaria complessivamente esercitata dalla Procura di Milano”.
E’ nelle vicende Expo e Sea-Gamberale che ”sono emersi diversi e vari profili” che “saranno vagliati dagli organi disciplinari e consiliari ai quali gli atti devono essere trasmessi” sia per Bruti Liberati sia per Robledo. Quanto all’inchiesta Sea, che coinvolge il Comune di Milano e la F2i di Vito Gamberale, per Bruti l’attenzione è sul ritardo con cui trasmise il fascicolo a Robledo per una “deplorevole dimenticanza” , come ha riconosciuto lo stesso procuratore. Per Robledo la lente è sull'”inerzia nel sollecitare l’adempimento”.
Non finisce qui la disanima della commissione sulle inchieste più importanti del Palazzo di giustizia di Milano. Anche nel caso del ‘Ruby bis‘ e del ‘Ruby ter‘ sarebbe stato necessario un “formale coinvolgimento” di Robledo, coordinatore del dipartimento competente per i reati contro la pubblica amministrazione. La “prassi” sulla base della quale il fascicolo fu assegnato al pm Pietro Forno “non si pone in linea” con “i criteri organizzativi dell’ufficio”. Tali aspetti per la commissione “devono essere vagliati dagli organi consiliari e disciplinari”. Nella delibera è stata infatti disposta la trasmissione degli atti al pg della Cassazione e al ministro della Giustizia, oltre che alla quinta commissione del Csm, responsabile per gli incarichi direttivi.
Intanto non si è ancora concluso il lavoro della Prima commissione (competente per i trasferimenti d’ufficio). Il voto finale sul testo depositato dal relatore, il togato di Unicost Mariano Sciacca, atteso martedì, dovrebbe arrivare nella riunione prevista per giovedì. La commissione sarebbe orientata a proporre l’archiviazione, non sussistendo gli estremi per chiedere il trasferimento per incompatibilità né di Bruti né di Robledo, ma con alcuni rilievi critici, e potrebbe quindi disporre la trasmissione degli atti ai titolari dell’azione disciplinare e alla Quinta commissione, competente per gli incarichi direttivi, che ne terrebbe conto per le riconferme di entrambi nel proprio ruolo. Le principali divergenze riguarderebbero alcuni aspetti della motivazione della relazione, che avrebbero visto su posizioni discordi i togati di Area Paolo Carfì e Francesco Vigorito. La discussione proseguirà per arrivare a un voto il più possibile condiviso. Resta comunque la posizione divergente di Antonello Racanelli, che potrebbe portare una controrelazione direttamente all’attenzione del plenum. L’obiettivo delle due commissioni che si occupano del caso è di portare le due proposte insieme alla discussione e al voto finale.