Quando – come ho scritto nel post precedente – per la prima volta nella nostra storia elettorale 14 ballottaggi su 17 fanno vincere chi negli ultimi 5 anni era all’opposizione – indipendentemente da come è andato il primo turno – la ragione è di tipo generale.
O no? Comunale, ma generale. E persino a Modena, dove il ribaltone non c’è stato, il candidato centrodestra cresce al ballottaggio mentre il pur vincente Pd cala. In questo contesto, l’unica controtendenza è l’elezione del sindaco di Bari, Pd dopo Pd. Sarà stato bravo, o sarà che in una città grande il voto risente di più dell’onda politica del primo turno.
I dirigenti del Pd continuano a ripetere che comunque le amministrative le han vinte loro. Sì, perché al primo turno, col traino europeo ne hanno conquistate un po’ direttamente, senza ballottaggio. Ma stavolta ai ballottaggi, quasi un 20% degli elettori è stato a casa e sono stati più a casa quelli che avrebbero dovuto sostenere le amministrazioni uscenti, di centrodestra o di centrosinistra. Se questo è successo i discorsi sul “rinnovamento” rischiano di essere un po’ da marketing e basta.
Bisognerebbe piuttosto riflettere sulle dure condizioni dei Comuni, imposte dal Governo. I comuni non hanno mai fatto fatica come adesso, e ne risente il rapporto coi cittadini. Nessun sindaco di comuni medio-grandi sta andando veramente forte, mi pare. I commentatori politici di professione non guardano ai comuni, è per questo che non hanno capito cosa è successo domenica. O forse son io che non trovato i commenti giusti.