Ma se le conversazioni captate dagli investigatori siano o no millanterie verrà stabilito dai pm piemontesi competenti per reati commessi dai magistrati genovesi. Il fascicolo è stato aperto a modello 45 ovvero per atti relativi a ed è quindi senza titolo di reato e senza indagati. Per il momento. Le toghe coinvolte smentiscono e annunciano querela
Era già leggendo l’ordinanza di custodia cautelare che si capiva che Giovanni Berneschi, potentissimo presidente della Banca Carige e fino al giorno dell’arresto vice presidente Abi, aveva potuto probabilmente contare su coperture di ogni tipo. Anche quelle fornite da alcune toghe. Uno scenario emerso dalle intercettazioni. Ma se le conversazioni tra gli indagati, captate dagli investigatori, siano o no millanterie verrà stabilito dai pm di Torino, competenti per reati commessi dai magistrati genovesi, che hanno ricevuto gli atti dai colleghi di Genova. Il fascicolo è stato aperto a modello 45 ovvero per “atti relativi a” ed è quindi senza titolo di reato e senza indagati. Per il momento.
Gli indagati nelle intercettazioni parlano di quattro magistrati. L’inchiesta sta di fatto investendo quattro magistrati liguri. Nelle intercettazioni del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza alcuni colloqui tra gli indagati nella truffa a danno della banca genovese tirano in ballo il procuratore capo di La Spezia, Maurizio Caporuscio, il giudice del Tribunale civile di questa città, Pasqualina Fortunato; il procuratore capo di Savona, Francantonio Granero e il procuratore aggiunto di Genova, Vincenzo Scolastico. Anche se quest’ultimo non è citato per nome, ma identificabile.
Il giudice per le indagini preliminari, Adriana Petri, parlando di Berneschi aveva sottolineato le “presunte entrature dell’indagato negli ambienti giudiziari di Genova e di La Spezia” anche grazie a un avvocato. “Un inquietante scenario che si profila, del summenzionato legale che apprende da personale addetto agli uffici giudiziari e che ha accesso ai terminali riservati della Procura della Repubblica, se vi sono iscrizioni a carico del Berneschi, così da riferirne all’indagato…”. Che pensava di essere intercettato e per questo al telefono tentava di usare un linguaggio criptico.
L’avvocato, la moglie giudice e l’inchiesta su Berneschi. Uno degli episodi più inquietanti riguarderebbe Andrea Baldini. L’avvocato spezzino (ex consigliere del Cda di Carige Vita) è marito del giudice Fortunato, e in un colloquio con l’ex numero uno di Carige viene sollecitato sull’interessamento di una inchiesta suo carico. Baldini lo aggiorna: “Sono andato a parlare con Caporuscio e gli ho detto… ehm … dico, guarda, vengo qua per un amico carissimo che è Berneschi vediamo subito! … Ha aperto il computer sì. .. sì la pratica è qua… l’ha fatta vedere solo a me perché sono io…”. L’avvocato informerà successivamente Berneschi che è stata chiesta l’archiviazione. Il giudice Fortunato racconta che non è riuscita a convincere una segretaria ad ottenere informazioni e dice al marito: “Andrè, va a parlà tu cò Maurizio direttamente”.
Il gip e i procedimenti penali chiusi senza che fosse esercitata l’azione penale. Ferdinando Menconi, l’ex amministratore di Carige Vita Nuova, e l’imprenditore Sandro Calloni, di Berneschi dicono. “Che Dio lo assista, magari a Genova è protetto…”. Il primo a un certo punto, è il 13 aprile 2014, dice anche: “… Sento odore di procure… io c’ho delle previsioni… il Vice procuratore di Genova… mi ha detto… te non sei … stattene fuori”. Forse anche per queste coperture nelle prima pagine dell’ordine di cattura il gip ha scritto che “per ragioni diverse i procedimenti penali che si sono occupati di tale fenomeno si sono chiusi senza che fosse esercitata l’azione penale“. E per “tale fenomeno” il giudice intende il prolungarsi nel tempo della spoliazione dell’istituto: almeno 21 milioni di euro.
Negli ambienti giudiziari c’è riserbo. Ma l’altro ieri il procuratore aggiunto di Torino, Marco Gianoglio, e il pm Vittorio Nessi, sono stati a colloquio nell’ufficio del procuratore capo di Genova Michele Di Lecce. Gli indagati vantano entrature e coperture ma potrebbe trattarsi di millanterie o calunnie. Anche se la riflessione del gip sulle inchieste abortite potrebbe invece far propendere per uno scenario tutto diverso. Perché gli indagati, inconsapevoli di essere intercettati, avrebbero dovuto parlare così?
L’indagato: “Col procuratore tutti i sabati beviamo il caffè”. Ancora Menconi al telefono con un amico spera che “l’attuale procuratore capo Di Lecce, che ha 77 anni (in realtà ne ha dieci di meno) vada presto in pensione”, e spiega che gli è stato detto “da quello che procuratore lo è stato due anni e adesso è vice capo… col quale quasi tutti i sabati beviamo un caffè“. Non si cita Vincenzo Scolastico, ma il riferimento è chiaro, lui è l’unico tra i cinque procuratori aggiunti ad aver ricoperto quella funzione. Che, però, smentisce qualsiasi contatto “con questi criminali che infangano le persone. Conosco Menconi, ma non ho mai avuto alcun rapporto, incontro o altro – precisa – io vado sempre scortato, ho decine di poliziotti e carabinieri che possono testimoniare”.
Altro episodio, ancora tutto da vagliare, è quello che vede Berneschi parlare di un presunto colloquio con il procuratore Francantonio Granero (il figlio di questo, Gianluigi, è consigliere nel Cda di Banca Carisa). A Savona, Berneschi è indagato per il crac Nucera. Il magistrato non solo nega di averlo mai sentito ma annuncia querela.