Preoccupazioni sulla incolumità del giuslavorista sarebbero state riferite dall'allora ministro della Funzione Pubblica con delega ai servizi segreti al ministro dell'Interno. Che avrebbe risposto con una generica rassicurazione, lasciando intendere che stava seguendo la cosa. Il capo del Viminale al Senato disse invece che non era stato mai informato
Una testimonianza che potrebbe fare molta chiarezza. La versione raccontata da Franco Frattini ai magistrati di Bologna, sembra smentire quanto dichiarato dall’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola al Senato nell’aprile 2002, rispondendo a una interrogazione parlamentare sulla mancata scorta a Marco Biagi.”Non è ipotizzabile – disse allora il capo del Viminale a Palazzo Madama, riferendosi agli allarmi sulla sicurezza del professore – un mio interessamento mai richiesto da alcuno in una vicenda di cui non sono mai stato informato”. L’ex ministro degli Esteri però, sentito martedì 10 giugno dal pm Antonello Gustapane (che, assieme al procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso, ha riaperto una inchiesta per capire i motivi della mancata tutela al giuslavorista), ha detto qualcosa di diverso.
Preoccupazioni sulla incolumità di Marco Biagi, che da lì a pochi giorni sarebbe stato ucciso dalle Nuove Br a Bologna, sarebbero state riferite da Frattini, allora ministro della Funzione Pubblica con delega ai servizi segreti, proprio a Claudio Scajola. Che – è quanto il teste avrebbe riferito ai pm – avrebbe risposto con una generica rassicurazione, lasciando intendere che stava seguendo la cosa. Dunque l’ex deputato forzista, ora agli arresti per il caso Matacena con l’accusa di averne favorito la latitanza, sarebbe stato al corrente del pericolo corso da professore.
All’uscita dalla procura, dopo circa tre ore di interrogatorio come persona informata sui fatti, il testimone ha auspicato che l’attuale indagine non finisca in archivio come quella chiusa nel 2004 senza colpevoli: “Penso e spero che grazie alle nostre testimonianze, grazie alla determinazione che vedo nella Procura, si riuscirà ad andare oltre quella triste archiviazione di 10 anni fa e a trovare i responsabili”.
“Frattini ha fornito un significativo contributo per comprendere meglio l’accaduto. La Procura prosegue con determinazione e sollecitudine nel proprio lavoro”, ha spiegato Valter Giovannini, procuratore aggiunto e delegato della procura per i rapporti con la stampa. Nell’ambito della inchiesta bis sulla mancata scorta a Biagi (contro ignoti e con l’ipotesi di reato di omicidio per omissione), sono già stati sentiti diversi politici (Maurizio Sacconi e Pier Ferdinandio Casini), l’ex capo del Sisde generale Mario Mori, gli allora vertici di Confindustria, Marina Orlandi, vedova del giuslavorista e Luciano Zocchi, nel 2002 segretario particolare di Scajola.
La nuova inchiesta dei pm di Bologna ha preso corpo nei mesi scorsi proprio dopo il sequestro nell’archivio di Luciano Zocchi (nell’ambito di un’altra indagine), di alcuni documenti che potrebbero provare che Scajola sapeva, prima dell’omicidio, dei pericoli corsi da Biagi.