E’ già stata ribattezzata “Sinistropoli”, la maxi inchiesta dei carabinieri della compagnia di Bobbio e della stazione di Rivergaro che, per il momento, ha visto 70 indagati e l’arresto di 18 persone con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla truffa alle compagnie assicurative. Tanto che è stata definita “una vicenda senza precedenti in Italia settentrionale” dal procuratore capo della procura di Piacenza, Salvatore Cappelleri.
Sotto la lente di ingrandimento degli investigatori, da qualche tempo, erano finiti almeno 35 episodi già accertati, tutti riguardanti incidenti stradali simulati nell’arco temporale di circa 5 anni, in molti casi documentati con video e fotografie, il tutto corredato da intercettazioni. Ma, anche in questo caso, le indagini sono solo all’inizio e, come hanno fatto sapere gli inquirenti, i casi sono destinati a lievitare. E non vi sarebbe solo la provincia di Piacenza coinvolta, ma anche il Lodigiano e varie regioni del Nord Italia, tra le quali sicuramente la Lombardia.
Protagonisti del “sistema” erano una miriade di insospettabili professionisti, da medici a periti fino ad avvocati (in manette due legali dei fori di Piacenza e Lodi). La prima ondata di arresti e perquisizioni è partita da Rivergaro, ridente paesino sulle sponte del fiume Trebbia, nel quale nei giorni scorsi numerose persone sono state svegliate all’alba dagli uomini dell’Arma, che nell’operazione hanno utilizzato ben venti pattuglie. Prelevati, da uffici e abitazioni, anche documenti e computer, sui quali la Procura sta portando avanti rilevamenti per ricavarne nuove verifiche.
In buona sostanza, la maxi truffa alle compagnie assicurative riguardava incidenti simulati con modalità tanto semplici quanto inquietanti per la frequenza con le quali venivano perpetrate. “L’indagine – ha voluto sottolineare il procuratore capo Cappelleri – ha individuato chi costruiva gli incidenti in modo tale da consentire di chiamare le ambulanze. Sono in corso accertamenti anche sui referti medici”. Il pm Emilio Pisante, che ha coordinato le indagini, ha invece rimarcato come “alcuni risarcimenti non avessero davvero ragione di esistere”. In Procura a Piacenza, per fare il punto sulle indagini, erano presenti il maggiore Fabio Longhi, comandante della Compagnia di Bobbio, il maresciallo Roberto Guasco, comandante della stazione di Rivergaro, oltre al maresciallo Giuseppe Di Nunno della sezione di polizia giudiziaria della Procura.
“Ha bisogno di soldi? Ci pensiamo noi a farti guadagnare qualcosa, basta fingere un incidente stradale”. Era questo il “sistema”, con i professionisti disposti, secondo quanto trapela dalle intercettazzioni, a produrre certificazioni taroccate relative a infortuni causati da incidenti stradali. E la disinvoltura nell’operare era così estesa che viene contestato anche il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa.
L’organizzazione, da quanto emerso, era articolata su due livelli. Quello dei professionisti, che organizzavano i finti incidenti, e quello di gente in cerca di denaro facile, che si sarebbe prestata a compierli in prima persona: “Uno degli indagati ha dichiarato che per fingere lesioni utilizzavano la carta vetrata sulle gambe” ha spiegato il pm Pisante. I “figuranti”, a seconda dei ruoli, venivano pagati circa mille euro e venivano assoldati un po’ ovunque, perlopiù si trattava di “sbandati” o persone con sete di denaro facile. Un giro di denaro notevole, con rimborsi che in alcuni casi sono arrivati a 30mila euro e che nel corso degli anni si sono ridotti solo per evitare di insospettire le assicurazioni. Comunque, in totale, si parla di centinaia di migliaia di euro.
L’indagine era partita da accertamenti nel mondo dello spaccio e del consumo di droga a Rivergaro e in Valtrebbia e, grazie a un’intuizione dei carabinieri, si è arrivati alla maxi operazione che ha portato in questi giorni a smascherare un giro di truffe alle assicurazioni che coinvolge avvocati, agenti di pratiche auto, medici legali, figuranti a vario titolo e anche assicuratori infedeli. Le truffe alle assicurazioni, purtroppo, non sono una novità in Italia. E non mancano casi analoghi in altre parti del Belpaese. E’ il caso di Salerno, dove la Procura locale ha emesso 30 misure cautelari sempre per associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Come nel Piacentino, anche qui l’accusa è di aver falsificato resoconti di incidenti e perizie, per un danno complessivo alle compagnie assicurative di 550mila euro. Non solo, perché la Guardia di finanza, questa volta a Catanzaro, aveva già scoperto un’organizzazione accusata di aver messo in atto una truffa per oltre 5 milioni di euro ai danni delle assicurazioni, che ha portato a 20 persone arrestate e 156 denunciate.