Canone, governance e riorganizzazione sono i temi sui quali il governo apre il dibattito ai cittadini. L'annuncio del sottosegretario alle Comunicazioni Giacomelli: "Grande consultazione per capire il suo futuro". Ancora da definire tempi e modalità di partecipazione
“Sul futuro della Rai dobbiamo aprire una grande consultazione in tutto il Paese. Stiamo lavorando per trovare la formula più adatta per consentire la più ampia partecipazione“. Il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, come riporta il Messaggero, non specifica i tempi e le modalità, ma esplicita l’intenzione del governo Renzi di chiedere direttamente ai cittadini come riformare la Rai. In sostanza, quale servizio pubblico vogliono che arrivi nelle loro case. Magari attraverso l’invio di proposte online, come successo alcuni giorni fa con la consultazione sulla pubblica amministrazione. I temi del dibattito vanno dal destino del “canone, fino alla ridefinizione della governance dopo la legge Gasparri e alla mission della tv pubblica”.
Un confronto che deve avvenire, scrive ancora il quotidiano, “al di fuori dei “soliti convegni paludati e inconcludenti”, fuori dal recinto dei partiti e della politica, “oltre gli specialismi e gli interessi corporativi degli addetti ai lavori”. La riforma a cui pensa Giacomelli “in vista del rinnovo della convenzione Stato-Rai che scade a maggio 2016 e non sarà più di vent’anni ma di dieci, si ispira al modello britannico della Bbc“. In cima agli obiettivi di Renzi ci sono “la revisione del canone, la tassa più sgradita e più evasa dagli italiani”, e il ripensamento della sua struttura organizzativa. Togliere il canone si traduce con la ricerca di altre forme di finanziamento, e anche questo tema sarà oggetto della discussione “allargata”. Le sedi regionali non dovrebbero essere a rischio, ma bisogna “ripensare dal punto di vista dell’informazione il rapporto con i territori”. In più, è ritenuto anacronistico, prosegue il Messaggero, mantenere all’epoca di Internet “tre canali generalisti più una quantità assurda di canali di nicchia”.
Un piano del governo che emerge nel giorno in cui alla Rai va in corso uno sciopero “dimezzato”, al quale il sindacato dei giornalisti Usigrai aveva aderito per poi ritirarsi. Anche Cisl non partecipa, a differenza di Cgil, Uil, Ugl, Snater e altre sigle che riuniscono tecnici e maestranze. La protesta è contro i tagli voluti dal governo, con presidi dalle 10 alle 13 davanti a tutte le sedi regionali e dirette, con ogni probabilità, ridotte all’osso. I giornalisti, che a larga maggioranza la scorsa settimana si sono espressi per la sospensione dell’agitazione, sono regolarmente sul posto di lavoro, ma difficilmente i programmi in diretta potranno andare in onda. Dalla Rai, però, confermano il normale palinsesto che potrebbe subire variazioni per effetto dello sciopero. Stop in vista anche per i tg: dovrebbero essere trasmesse in versione ridotta di 5-6 minuti solo le edizioni principali di Tg1, Tg2 e Tg3.