Quando dopo una lunga attesa comincia qualcosa, qualsiasi cosa, di solito si dice che le chiacchiere stanno a zero. Di solito. Ma se iniziano i Mondiali di calcio e sei italiano, le chiacchiere non sono nemmeno cominciate. E proprio da oggi arriveranno a fiumi, come una tempesta improvvisa in quell’ospitale cittadina dal clima mite chiamata Manaus. Innanzitutto sui giornali, ovviamente. Ma chi li legge più i giornali, a parte i colleghi che ogni notte conducono, assonnati e annoiati, le rassegne stampa in televisione?
Ecco, sarà ancora una volta lei, la cattivissima maestra, con l’ausilio dei social network masticare e rivomitare anche stavolta opinioni richieste e non sul mondo che si diverte a giocare a palla, mentre tutto il resto attorno crolla. E crollasse pure, amici cari, perché il Mondiale di calcio è una roba maledettamente seria, e figuriamoci se ci facciamo distrarre da un Mineo qualsiasi. E televisivamente che mondiali saranno? Non sono certo i primi mondiali pay (visto che già da Germania 2006 fa più figo seguirli su Sky che sulle ingrigite frequenze di Mamma Rai), ma sono sicuramente i primi mondiali low cost per il solitamente costosissimo carrozzone della televisione pubblica. Sì, è vero, un giorno sì e l’altro pure chiediamo a gran voce tagli su tagli dalle parti di viale Mazzini, ma quando poi i tagli arrivano, e somigliano a precisi e letali colpi di spada che nemmeno l’esecuzione di Ned Stark ne Il Trono di Spade, ci scende un po’ di angoscia e spunta il magone.
Vuoi perché la tv pubblica esce dal confronto con la sempre più rampante Sky con le ossa rotte, e un po’ dispiace, vuoi perché noi trashofili incalliti, che sadomasochisticamente non riusciamo a perdere un minuto del peggio televisivo, rischiamo di perderci per strada strafalcioni esilaranti e figure imbarazzanti di cui ci nutrivamo avidamente quando il seno di Mamma Rai era ancora florido e gonfio. No panic. Paola Ferrari e Beppe Dossena sono sopravvissuti alla spending review del nuovo corso francescano della Rai renziana. Poco importa se per illuminare l’angelico volto della Ferrari è sparita una fetta di foresta amazzonica pari al Molise (e allora vedi che il Molise esiste?) e che gli inviati Rai in Brasile, pochi e malnutriti, saranno costretti a dormire in un pollaio di Rocinha.
Per quanto riguarda Dossena, in realtà Renzi ha provato fino all’ultimo secondo a trattenerlo in Italia. Ha mandato nottetempo il ministro Boschi a Manaus, sperando di riportarlo a casa su un volo di Stato. Era persino disposta a farsi fare la treccina dal Beppone, la shabadabadosa Maria Elena, ma la trattativa è fallita e ci toccherà ascoltare anche quest’anno il suo illuminante commento tecnico, con frasi del tipo “Per vincere dobbiamo fare un gol in più degli avversari” (per la serie “Catalano, nun te temo”). Per sostituire Dossena era già pronto Corradino Mineo, che proprio ieri era riuscito a liberarsi da una rogna in Senato, e ora, insieme ai 2000 sventurati di Alitalia, toccherà ricollocare pure lui. Dopo Il Caffè del mattino dei tempi belli a RaiNews, l’ala movimentista civatiana pare pronta a proporre al senatore La Caipirinha dell’aperitivo, in diretta da Copacabana, ma i grillini, sempre pronti a vigilare sui conti ballerini di viale Mazzini, si sono ribellati: va bene un caffè, che con ottanta centesimi passa la paura, ma con la Caipirinha partono almeno cinque euro. E allora niente. Fico è stato irremovibile. Vorrà dire che ci accontenteremo di Paola Ferrari e di Beppe Dossena, perché in tempi di vacche magre c’è poco da pretendere. E per la prima volta dopo tanti anni mancherà anche Giampiero Galeazzi, che tante soddisfazioni ci ha dato in passato. Ma su Bisteccone, almeno stavolta, non faremo battute. Anzi, nel giorno in cui inizia il torneo calcistico che per molti giocatori rappresenta la sfida della vita, auguriamo a Galeazzi di vincere la sua, di sfida. “E andiamo a vincere”, direbbe lui. E proviamoci, allora. E se proprio non si può, perché i tempi sono quelli che sono, almeno divertiamoci.