C'è chi non si perderebbe per nulla al mondo le ultime manifestazioni di moda e arte e chi invece preferisce perdersi nei progetti umanitari in giro per il mondo, cercando di rendere visibili al resto del mondo le bellezze di quei paesi che spesso vengono esclusi
Elisabetta Lattanzio Illy è una graziosissima signora che potrebbe fare lady Illy, seduta nei salotti a sorseggiare tè con prussiane, e invece gira il mondo setacciandolo per trovare spunti per progetti umanitari e di solidarietà. Si mette dalla parte degli ultimi della terra, entra e esce nei dolori di chi incontra. Si mette a repentaglio per fotografare un volto, un profumo, un’emozione. Sono diventati libri, ne ha scritti due: L’Aroma del mondo, Foglie di Tè. Il terzo è in cantiere. Mentre l’ultima iniziativa si chiama Expo-Sing, a World in a Cup, appena presentato a Milano a Palazzo Isimbardi. Il Mondo in una tazza di caffè, di tè o di cioccolato, che è vero sono anche le specialità di famiglia, ma lei guarda oltre. Malnutrizione, analfabetismo, sovrappopolazione, eco/sostenibilità ambientale sono sempre temi di scottante attualità. “Voglio sensibilizzare il resto del mondo a provare maggior rispetto per quei paesi che, se vogliamo, ci danno letteralmente da mangiare. Dare loro un senso d’impresa, renderli più autosufficienti. Valorizzare i prodotti che sono i loro migliori ambasciatori. Non devono vivere solo della nostra carità”, spiega la signora Illy. Viaggia tra Africa, India, Cina, Sri Lanka, Brasile e Colombia: un itinerario nella valorizzazione del territorio per restituire ai paesi produttori identità, dignità, orgoglio. “Li chiamiamo paesi poveri, perché troppo sommariamente identifichiamo la povertà in un concetto trasversale che vede in gioco aspetti economici, politici e ambientali. Hanno invece un patrimonio di tradizioni e cultura”. Per quelli che… Expo non è solo una enorme fetta di formaggio con tanti topi roditori sopra. Per quelli che… Expo è una grande opportunità da non lasciar marcire. Per quelli che… il caffè non è solo na tazzulella.
Comunque no, non mi siederò al tavolo più ambito, quello di Lady Vogue, alias Franca Sozzani, madrina di Convivio, che va in scena stasera con la più importante Mostra Mercato di beneficenza organizzata in Italia a favore di ANLAIDS Lombardia (Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS). Per chi non lo sapesse Convivio nacque nel 1992 da un’idea di Gianni Versace che riuscì per la prima volta nell’impresa di riunire tutto il mondo della moda in un unico grande evento. Non sono stata neanche pregata al tavolo di Miuccia Prada e mi rammarico di perdermi l’allestimento del giardino all’italiana in miniatura, curato nei dettagli dalla storica maison Meissen che ha tirato fuori dall’archivio porcellane ispirate ai disegni Ming e all’orchestra di scimmie musicanti (giuro si chiama così). Non mi attovaglierò neanche fra veline e velone, fra calciatori e tronisti, tra pizzi e merletti di Ermanno Scervino. Ma non ho neanche versato l’obolo di 250 euro (per carità la causa è sacrosanta), dunque, ad apertura di cancello, non sarò in pool position per accaparrarmi a metà prezzo i pezzi di collezione che gli stilisti hanno dato in charity. E mi perderò pure le sciure che sgambettano e che sgomitano nella corsa all’ultimo oggetto rimasto sullo scaffale.
E non voglio mettermi nemmeno nei panni dei pellegrini dell’arte che ogni anno, a giugno, si scapicollano ad Art Basel, il santuario d’arte contemporanea più venerato al mondo. Il New York Times la definisce le “Olimpiadi dell’arte”, la Frankfurter Allgemeine Zeitung intitola “L’arte nella sua forma migliore”, e c’è anche chi la descrive come “il più bel museo temporaneo del mondo”. Ufficialmente apre dal 19 al 22 giugno ma se non si è invitati alla prevue della prevue della prevue con almeno un paio di giorni d’anticipo meglio destreggiarsi a simulare lo schiaffo all’ego che è pompato come i prezzi delle opere. I galleristi più famosi al mondo qui si sentono come delle rockstar. Alberghi e ristoranti prenotati di anno in anno sono pieni come un uovo di struzzo, il caos nella Svizzera, tutta perfettina, quasi quasi mette allegria nel paese dove non sgarra neanche l’orologio a cucù.
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