A poche ore dall’inaugurazione del 16° Suq Festival fa bene ascoltare un grande saggio.
Goffredo Fofi, nostro ospite per l’incontro Suq&Università sulle nuove piazze, esorta a non “disprezzare le maggioranze, ma considerarle come facilmente manipolate: la cultura usata per impedire di vedere in faccia le cose, per ‘distrarre’. Noi siamo sommersi da suoni inutili, parole inutili e immagini inutili. Ma anche invadenti, dannose… Quello che si può fare è resistere e tenere in piedi delle situazioni serie, solide e minoritarie. E’ una scelta essere minoranza eticamente determinata, con dei valori da affermare. Non ci lasciano un minuto soli, hanno paura che noi stiamo soli a pensare”.
Possiamo fare poco ma possiamo farlo, e il “decalogo in quattro punti” che Fofi ci ha consegnato è inequivocabile: “resistere, studiare, fare rete e rompere i coglioni”. Cambiare la società perché diventi una società solidale.
Con questo forte messaggio nel cuore e tanta gratitudine a maestri come Fofi e come i nostri indimenticabili Lele Luzzati e Don Gallo, partiamo con il 16° SUQ Festival – Teatro del Dialogo, da domani al 24 giugno al Porto Antico di Genova.
Come la cultura può aiutare a capire la complessità del mondo in cui viviamo, ed educare nuove e vecchie generazioni a quel dialogo che è l’unica prospettiva ragionevole del nostro futuro? A partire da questo interrogativo, nella varietà di proposte artistiche e culturali abbiamo scelto di dare un ruolo centrale alla rassegna Teatro del Dialogo, sette titoli con le voci di attrici e attori sensibili, da Ovadia a Celestini, testimoni di prestigio del panorama teatrale, copioni che toccano i temi scottanti di oggi. E poi grandi protagonisti musicali, focus sull’attualità e la memoria di importanti Paesi africani, l’Europa delle capitali culturali e il turismo nel Mediterraneo, gli studenti superiori in scena e la compagnia meticcia del laboratorio universitario Nel cerchio delle storie, i progetti solidali e le buone pratiche per l’ambiente, con in primo piano le attività educative tra cui il totem sul Mater-Bi della Novamont.
Quattordici cucine differenti a cui si aggiunge il SuqTruck, la cucina su ruote di Chef Kumalé. E ancora i laboratori per bambini, i gruppi di lettura in tante lingue, le officine gastronomiche e le storie dei pani, gli artigiani liguri della filigrana e l’artigianato di tante parti del mondo.
Ecco perché si chiama Suq, perché si fa piazza dello scambio e dell’incontro, dell’offerta di tanti aspetti della cultura e dell’arte, del convivere insieme seduti attorno a un tavolo. Come ci ha detto Goffredo Fofi citando Salvemini: “Fai quel che devi, accada quel che può”. E dopo 15 anni di cammino interculturale siamo certi di voler essere insieme a voi, come ha scritto Carla Peirolero, “trafficanti di sogni, spacciatori di culture”.