Alle 22 a San Paolo il debutto dei padroni di casa, superfavoriti della vigilia e con la tensione di un intero Paese sulle spalle. La stella del Barcellona è la speranza di Felipao Scolari
L’agitazione dietro le quinte è palpabile, la più grande recita del futebol mondiale inizia oggi alle 22. Protagonisti tanti, più o meno legati all’erba e ai tacchetti. Ed è subito Selecao, la favorita: quella che deve vincere e cancellare il Maracanazo del 1950. C’è l’attore principale, l’uomo simbolo dei verdeoro di Felipe Scolari, Neymar. Ha parlato ieri: “E’ arrivata l’ora, finalmente”. Ventidue anni, gol e giochetti con la palla tra i piedi come s’impara da piccoli giocando la “pelada”, che in Brasile è la partita improvvisata dove l’erba non c’è e il campo è appunto pelado, pelato. Che nel Paese grande quanto un continente il calcio è religione e oggi è il giorno in cui inizia l’adorazione mistica della Coppa del Mondo. O forse sarebbe meglio dire che sarebbe dovuta iniziare e non sarà così fino in fondo.
Perché dietro le quinte l’aria che si respira non è proprio toda a alegria, toda a beleza. Toccherà agli undici che vestono verdeoro pulire l’aria pesante di un Brasile illuso dal Mondiale, annunciato come volano per cambiarne le sorti e invece diventato una croce per molti strati della popolazione. Di spasmodico, alla vigilia della Copa, ci sono state poche attese e tante ansie. Le elezioni presidenziali che si terranno a ottobre hanno trasformato l’evento in un palco dove gli attori non saranno solo i calciatori. A rivendicare un ruolo da protagonisti ci sono anche tutti i movimenti che si sono opposti ai Mondiali, sinonimo di prezzi alle stelle e investimenti mancanti in settori cruciali come istruzione e sanità in un paese dove la povertà è ancora diffusa e la crescita a due cifre è ormai un ricordo sbiadito. L’argine agli attori non invitati sul palco è l’altra grande incognita: polizia schierata nelle strade, a sorvegliare e reprimere con metodi che finora non sono stati morbidi.
Persino il palcoscenico sale al ruolo di protagonista, già da stasera. Si inizia all’Itaquerao di San Paolo, simbolo della corsa contro il tempo per accogliere gli invitati alla recita. All’interno dello stadio dove si gioca la partita inaugurale tra Brasile e Croazia sono morti quattro operai durante i lavori di costruzione. I movimenti anti-mondiali hanno chiesto un minuto di silenzio prima del calcio d’inizio (che sarà dato da un ragazzo paraplegico, grazie a un esoscheletro di ultima generazione: ah, aria pulita). Il ricordo dei caduti nel cantiere non ci sarà, ché anche un solo morto dovrebbe essere simbolo di sconfitta. Qui non è uno e le elezioni sono vicine. Poi sarà calcio, giocato e danzato come si fa in Brasile, dalla pelada ai Mondiali. Nella speranza che il pubblico arrivi. Perché gli attori non invitati minacciano di bloccare subito la Coppa, dai trasporti alle strade limitrofe allo stadio.
Fermare tutto per sbattere in faccia ai paganti e ai giornalisti tutta la polvere che il governo ha provato a nascondere sotto i tappetti rossi, tirati a lucido per accogliere i big del mondo e del calcio. L’imperativo è farlo subito, prima che arrivino i gol di Neymar a risvegliare definitivamente la passione a suon di doppi passi. I giocatori ci saranno sicuro con tutto il loro carico di pressione, fardello tipico dei favoriti. Gli antefatti non inducono all’ottimismo neanche la Selecao: il ct Scolari ha avuto un grave lutto a 48 ore dal fischio d’inizio e dirige il giapponese Yuichi Nishimura, l’uomo che arbitrò il quarto di finale Brasile-Olanda in Sudafrica, vinto dagli Orange. E di fronte c’è la Croazia, non proprio una squadra materasso. A centrocampo schiera Modric, fresco di vittoria della Champions League con il Real Madrid, Rakitic, sul tetto dell’Europa League con il Siviglia, e i piedi buoni dell’interista Kovacic.
Qualità, tanto fisico, qualche conoscenza italiana (Vrsaljko, terzino del Genoa) e non poca esperienza internazionale. Il primo ostacolo – il più duro del girone – dirà subito quanto il Brasile sia consistente, quanto il genio di Neymar sarà la tramontana buona per spazzare via le paure e riportare il calcio giocato al centro delle cronache. Difficile dire che sia giusto così ma, nel paese delle grandi mescolanze e delle mille contraddizioni, il futebol è assioma, dogma e religione a ritmo di samba. Musica, maestro Neymar. E su il sipario.
Così in campo alle ore 22
Brasile (4-2-3-1): Julio Cesar, Dani Alves, Thiago Silva, David Luiz, Marcelo; Paulinho, Luis Gustavo; Hulk, Oscar Neymar; Fred. All.re: Scolari
Croazia (4-2-3-1): Pletikosa, Srna, Corluka, Lovren, Vrsaljko; Rakitic, Modric; Olic, Kovacic, Perisic; Jelavic. All.re: Kovac
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