Torna periodicamente di moda il tema della responsabilità civile dei magistrati, trovando come spesso accade imprevedibili e trasversali maggioranze.
Expo e Mose sicuramente hanno rialzato i livelli di guardia di un certa classe dirigente che vuole mani più libere che pulite, ma l’ondata lunga sulla responsabilità civile di giudici e pm viene da molto più lontano e da molto più nel profondo.
Su questi temi si sono sedimentati vent’anni di illegalità, insulti, delegittimazione, disinformazione e populismo che ha ormai trovato appiglio in larghissime fette di popolazione, anche perché nel frattempo la giustizia non ha sempre dato prova di efficienza ed efficacia. Anzi.
E poco importa se le colpe dei gravi ritardi della giustizia siano da distribuire tra tanti fattori: è abbastanza inevitabile che sul banco degli imputati ci vadano i magistrati.
La stragrande maggioranza delle persone, anche per la frustrazione determinata dal protrarsi della crisi, vuole che qualcuno sia colpevole e soprattutto che qualcuno paghi.
Punto.
Inaccettabile qualsiasi zona franca, nonostante ovviamente i magistrati già abbiano una responsabilità penale, civile (indiretta) e disciplinare (più effettiva di quanto non si dica, anche se ancora non sempre capace di stanare le sacche di scarsa professionalità).
Il problema, come anche in passato si è cercato di spiegare, andrebbe affrontato con lucidità perché consentire senza paletti determinati l’azione diretta contro i magistrati produrrebbe effetti gravemente distorsivi non tanto e non soltanto per la mia categoria, quanto soprattutto per i comuni cittadini e per la tutela efficace dei diritti.
Il rischio di dover affrontare un contenzioso e di doversi difendere continuamente produrrebbe probabilmente una giurisdizione timida, difensiva e spaventata.
Ci sono scelte e indagini e decisioni che richiedono coraggio e che per la loro inevitabile complessità tecnica sono sempre opinabili e sempre contestate da coloro che scontentano (e scontentano sempre qualcuno).
Pensate quale enorme attacco avrebbero ricevuto i magistrati che si sono occupati dell’Ilva, per aver toccato quegli enormi interessi economici.
Sono convinto che la magistratura possa e debba garantire standard più elevati di organizzazione, controllo e professionalità, ma la responsabilità diretta è la soluzione sbagliata e non è questo che chiede l’Ue.
La legalità, lo ripeto sino all’ossessione, è il potere dei senza potere (Dubcek): un sistema che consente al potente di fare subito causa al magistrato che non prende la decisione a lui gradita rende debole anche la giurisdizione e finisce per farla (ancora più…?) morbida con chi detiene il potere (politico o economico che sia).