Con tutte le ovvie differenze del caso – non si trattava di un poema bensì di una dichiarazione resa in un’intervista, per dirne una – torna alla mente, nell’assistere a quanto sta accadendo al nostro grande scrittore Erri De Luca, il notissimo processo a Ferlinghetti. Erri ha parlato di sabotare e di cesoie riguardo alla Tav e oggi è accusato di istigazione a delinquere. Avrebbe dovuto utilizzare “uno scialbo e innocuo eufemismo” per sostenere il proprio pensiero, e così non ci si sarebbe neanche accorti delle sue affermazioni. Erri De Luca ha vissuto da protagonista quegli anni Settanta che in Italia hanno visto condanne a pene rese smisurate da reati di sola opinione.
Io sto con Erri. E per fortuna insieme a me ci sono tante e tante persone che in queste ore stanno protestando sul web, si stanno organizzando in gruppi spontanei di lettura dei suoi libri, si mostrano indignate per quanto gli sta accadendo.
Noi siamo con lui. Lo abbiamo visto andare e venire dalla Bosnia subito dopo la guerra a guidare camion pieni di viveri in convogli di solidarietà. Lo abbiamo visto sotto le bombe di Belgrado. Lo abbiamo visto a Lampedusa, dove affogano corpi e speranze di un pezzo di umanità che ci piace far finta di dimenticare. Lo abbiamo visto vicino ai carcerati che riempiono le nostre galere di bisogni e di sfighe. “Chi ha trattenuto qualcosa ha trattenuto tutto”, dice uno dei tre uomini di Aceto, arcobaleno, ormai antica opera di Erri De Luca. Ecco: lui non ha trattenuto nulla. Ti vogliamo bene, Erri.