Proposta dall’attrice Lisa Colosimo e accolta dall’associazione ItinerArte, quella de Il Signore a Rotelle è infatti una vera e propria sfida, che ha coinvolto in modo diretto e volontario un gruppo di attori, per lo più non professionisti, privi di famigliarità diretta con le questioni della disabilità. E che da questa esperienza sono usciti profondamente cambiati. «Prima di questo spettacolo non mi ero mai realmente soffermata a immaginare come fosse vivere per conto terzi», mi racconta Giulia Zappone, che nella pièce interpreta vari ruoli, tra cui la fidanzata del protagonista. “Lavorare a questo spettacolo ha completamente rivoluzionato il mio vivere: sin dal principio, le avventure-disavventure quotidiane di Attilio sono divenute gradualmente le nostre, abbiamo vestito i suoi panni e quelli delle persone a lui vicine. Planando le sue emozioni dall’interno ho scoperto una me stessa diversa da quella che ricordavo”.
Tra il grottesco e l’ironico, prendono forma episodi che puntano i riflettori sulle diffuse barriere mentali, genesi primaria di tutti i mostri architettonici dell’inaccessibilità e delle troppe scale, fisiche e comportamentali, che diventano veri e propri ostacoli alla vita di tutti i giorni, peccato originale dell’egoismo e dell’indifferenza diffusi. Come quella dimostrata da chi, incurante e frettoloso, non comprende che, anche se le gambe sono bloccate, la mente dei “signori a rotelle” è libera e allergica alla compassione altrui. Tra personaggi esilaranti e fuori di testa, lo spettacolo interviene così nel tentativo di soverchiare le barriere mentali attraverso un’irriverente ironia, portatrice profonda della riflessione veicolata dalla risata. Un sorriso per scardinare le chiusure mentali e per portare un piccolo, grande cambiamento nelle coscienze. A rafforzare il messaggio dello spettacolo, anche una mostra fotografica, interviste radio e proiezioni video: tutte dimostrazioni di come la disabilità possa essere un’opportunità per tutti di guardare il mondo sotto un altro punto di vista.