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M5S, una nuova opposizione in Europa oltre la destra e la sinistra

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Siamo alle solite. Il Movimento 5 Stelle lascia votare i suoi iscritti per scegliere il gruppo di appartenenza per il prossimo Parlamento europeo e si accende il solito, vuoto, frastuono mediatico. 
Sono state date tre possibilità di voto ed è stata esclusa la quarta, quella che la stampa e televisioni di regime avevano già deciso per il “bene” del M5S e cioè i Verdi. La decisione è stata presa dopo che quest’ultimi hanno rifiutato pubblicamente le trattative, chiarendo come non erano disposti a negoziare un ingresso da pari del Movimento. 

Ho già esposto in altra sede i motivi per cui questa scelta sarebbe stata fallimentare: i Verdi sono un puntello della politica social-democratica tedesca, che a sua volta è un puntello dell’austerità della Merkel. Oggi tutti i giornali scrivono sul fatto che votando per Farage il Movimento 5 Stelle si sposta a destra e come loro avrebbero preferito la sinistra guerrafondaia e favorevole all’austerity dei Verdi o quella nostalgica di Tsipras, che non prevede alcuna misura credibile sul come uscire da quest’impasse drammatica, ma si limita ad alcuni slogan vuoti come “basta all’Europa dei banchieri”. Un’alleanza con questi gruppi avrebbe frenato la forza propulsiva di rottura da parte del Movimento verso l’attuale architettura istituzionale dell’Unione Europea. E, non è un caso, era esattamente quello che i media di regime volevano. Pensateci. Ma il giochetto non è riuscito.

Un’ultima riflessione su destra e sinistra, categorie politiche ormai prive di ogni senso e completamente a-storiche. La destra e sinistra tradizionali governano insieme in molti paesi europei e si fonderanno anche nel prossimo Parlamento e nella prossima Commissione europea senza che nessuno capirà mai quale esponente appartenga all’uno o all’altro schieramento. E questo semplicemente perché non hanno nessuna differenza e la pensano allo stesso modo su tutto, abbracciando quell’ideologia onnicomprensiva neo-liberista che ha portato l’occidente al collasso.
Si possono oggi definire di “sinistra” i vari partiti socialisti in Europa? E’ di sinistra il Psd tedesco autore delle riforme del lavoro Hartz IV che neanche la Thatcher avrebbe partorito per la loro brutalità? Si può definire di “sinistra” il Pasok in Grecia che ha, in nome dei principi del neo-liberismo imposti dalla Troika, annientato la sua popolazione? E’ di “sinistra” il Pd del Job act in Italia? Sono di “sinistra” i Civati, i sellini, rivoluzionari a parole e poi sempre pronti a tornare con il partito loro padrone se gli servono voti decisivi?

La sfida del futuro è tra sovranità e internazionalismo negativo, che sta erodendo la maggior parte dei diritti e delle conquiste sociali ottenuti a livello nazionale negli ultimi anni. Il concetto di sovranità, come ha precisato molto bene Jacques Sapir in alcuni suoi articoli recenti, se proprio vogliamo trovargli un’allocazione ideologica è di “sinistra”, a meno che i media di regime italiani non considerino anche la Rivoluzione francese un processo storico di “destra”. In questa lotta epocale tra sovranità e internazionalismo negativo, la “sinistra” tradizionale ha tradito il suo elettorato storico e saranno altri, post-ideologici, che dovranno mettersi l’elmetto e scendere in trincea. 

 

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